EDITORIALE
La “lingua comune” eIDAS, per la nascita di un vero mercato unico digitale europeo
Dal primo luglio è in vigore il nuovo regolamento europeo che rivoluziona le norme sui servizi fiduciari, firme, identità. Si presenta anche sotto questa forma il sogno di una Europa unita, grazie a standard condivisi che alimentino un mercato (digitale) unico. Contro tutte le derive Brexit
30 Giugno 2016
Alessandro Longo, direttore responsabile
In tempi di Brexit, bisogna avere particolare forza nelle menti e utopia nei cuori per continuare a credere nel sogno possibile di un mercato unico europeo. Ma proprio in questi tempi difficili per l’Europa, arriva a compimento un tassello che quel sogno lo accarezza e nutre: il Regolamento eIDAS per i servizi fiduciari, in vigore dal primo luglio. eIDAS: un nome tecnico, per addetti ai lavori. Ma possiamo immaginarlo- con un pizzico di semplificazione- come le basi per dare una lingua comune alle transazioni elettroniche tra i diversi Paesi. Per i tecnici si tratta di standard di interoperabilità. Ma, a ben vedere, è proprio la direzione opposta a quella rappresentata dalla Brexit (e dai tanti analoghi moti disgreganti che premono all’orizzonte in diversi Paesi).
Ed è importante che questa direzione opposta arrivi proprio dal settore del digitale, per sua natura (e storia) fortissimo motore di connessione tra popoli, oltre che di spinta innovativa per l’economia. In altre parole, il mercato unico digitale favorito da eIDAS può giocare un ruolo importante perché si formi un mercato unico tout court, europeo.
L’impatto di eIDAS in Europa e in Italia sono ben spiegati dalle grandi firme che popolano questo nostro speciale, che come consueto mandiamo a tutta la community di FPA.
Qui giova segnalare due punti, che emergono. Contrastanti.
Da una parte, eIDAS (consentendo di individuare in modo preciso gli standard di riferimento per garantire l’interoperabilità tra i servizi fiduciari) può davvero favorire le transazioni elettroniche, quindi gli scambi alla base di un mercato (digitale) unico europeo. Anche perché introduce strumenti nuovi, che “consentono di innalzare la fiducia complessiva delle parti che hanno rapporti istituzionali o commerciali online”, scrive la Commissione europea per il nostro speciale. Aumentare la fiducia reciproca tra parti diverse di diversi Paesi europei: è già tutto in questo messaggio la forza di un vento contrario a quello che si sta abbattendo sull’Europa
Ma dall’altra, si evince anche che l’Italia sembra in ritardo nell’abbracciare l’opportunità offerta da eIDAS, in particolare perché sarebbe compito del nuovo Cad. Ma il Codice dell’amministrazione digitale non è ancora sicuro all’orizzonte- certo non sarà approvato entro luglio. E l’attuale bozza ha avuto, per altro, pareri contrastanti da parte degli addetti ai lavori, il che non depone a favore di una rapida sistemazione.
Insomma, eIDAS è un’opportunità. E insieme uno sprone per l’Italia.
È il momento di fare la nostra parte per favorire la nascita di standard europei di interoperabilità. Per mettere a punto questo tassello importante nel puzzle incompleto di un mercato unico digitale. Contro tutte le forze avverse: comprese quelle che in Italia premono per autarchia e assenza di standard. Perché in Italia la sindrome “Brexit” non ha bisogno di referendum per esprimersi. Si respira da sempre, anche nel campo della PA digitale: per l’incapacità di fare sistema, di adottare regole comuni. La nascita, a giugno, della Commissione di inchiesta sulla spesa della PA sta lì a ricordarcelo.
Adesso entra in vigore eIDAS. E speriamo che sia lo stimolo giusto per un cambio di passo: per l’Italia, per l’Europa.