La Polizia compie 159 anni: in “regalo” anche la chiusura del commissariato on line
Voluto dal ministro Pisanu solo cinque anni fa, rappresentava uno dei fiori all’occhiello del nostro corpo di Ps, riconosciuto come innovativo anche a livello internazionale. Secondo i sindacati del settore si tratta di una diretta conseguenza – e non sarà l’unica – degli ultimi tagli al comparto decisi dal ministro dell’economia. La fine del positivo esperimento è stata annunciata quasi contemporaneamente alla diffusione del documento “Obiettivi strategici del ministero dell’Interno” che invece pareva ne prevedesse la moltiplicazione. E in una lettera al Corriere un poliziotto scrive…
24 Maggio 2011
Tiziano Marelli
Proprio in concomitanza con le celebrazioni del 159° anniversario della nascita del corpo è stata diffusa nei giorni scorsi una notizia che riguarda le attività della Polizia di Stato, e non si tratta certo di una buona nuova. Parliamo dell’annunciata chiusura del commissariato on line, creato solo cinque anni fa dal ministro Pisanu, sito attivissimo che aveva riscosso tanto successo, non solo in termini di plauso da parte dei cittadini e per numero di accessi e consultazioni che faceva registrare, fra l’altro dalla sua nascita sempre in crescendo. Infatti, all’iniziativa – lungimirante e davvero “di servizio” – non erano mancati i riconoscimenti internazionali, primo fra tutti, e solo ad un anno dal suo debutto, l’importantissimo e molto ambito “European e-gov Award”, a Lisbona. Nell’occasione, la giuria internazionale aveva valutato come assolutamente vincente il fatto che con l’istituzione del commissariato virtuale italiano si fosse ridotto sensibilmente l’iter burocratico per inoltrare le denunce, consentendo alle persone – soprattutto a quelle anziane, ai disabili e a quelle impossibilitate a recarsi di persona negli uffici della Ps di zona – di sbrigare celermente le pratiche per segnalare e denunciare alla Polizia di Stato reati ed abusi.
Insomma, un fiore all’occhiello in termini di sicurezza del quale andare assolutamente fieri. Invece, in un batter d’occhio e poche righe di comunicazione, è tutto finito.
Secondo i sindacati del settore la decisione è una diretta ed evidente conseguenza dei tagli programmati dal ministro Tremonti, e non certo l’unica, visto che nel comparto la diminuzione della spesa dovrà toccare i tre miliardi complessivi nel prossimo periodo. Gli esempi dell’applicazione in questa direzione si stanno moltiplicando, e a parte quelli ormai classici (che non fanno più notizia, e l’assuefazione al peggio è quanto di più terribile può capitare, in situazioni del genere) sui mezzi d’intervento fuori uso o addirittura con il serbatoio vuoto e di conseguenza bloccati dalla mancanza di fondi, molto simbolico è quello recente di Palermo – una piazza non proprio periferica né tranquilla – dove gli agenti sono ormai costretti a comunicare fra loro e con la centrale attraverso i cellulari personali perché i ponti radio che si sono rotti nel tempo non sono stati riparati né potranno esserlo tanto presto in futuro, e sempre per la stessa ragione: i soldi non ci sono.
La situazione nel suo complesso sfiora poi il paradosso se rapportata ad un documento firmato dal ministro Maroni solo lo scorso primo aprile (e visto che non è mai arrivata nessuna smentita che lo bollasse come “pesce” scherzoso, in molti lo avevano preso alla lettera) nel quale vengono fissati gli “Obiettivi strategici del ministero dell’Interno” per il prossimo triennio. Il secondo punto del testo (pagina 4 del documento) riguarda proprio la “realizzazione e il potenziamento di banche dati e altri progetti di digitalizzazione e di semplificazione dei servizi, per incrementare il flusso di comunicazioni interne ed esterne, migliorandone la qualità e l’efficienza”. In pratica, l’enunciazione di una moltiplicazione dei commissariati on line appena prima della chiusura dell’unico finora esistente e (ben) funzionante.
Lo scorso giovedì 19 maggio, a corollario delle notizie riguardanti l’anniversario della nascita della nostra Polizia, è uscita sul Corriere della Sera una lettera inviata da un poliziotto; l’autore ha specificato di preferire non firmarsi “per ragioni di opportunità”: credo sia stato un errore perché sono convinto che nulla di quello che quel servitore dello Stato ha scritto poteva sollevare la benché minima critica da parte di chiunque. Nel lungo e pacato racconto, colui che di fatto invece si firma proprio alla fine della missiva come meglio non poteva – “un uomo normale, un poliziotto” – fornisce anche in maniera chiarissima la chiave del perché della sopportazione da parte sua e delle tante migliaia di colleghi rispetto a una situazione ormai surreale e quasi insostenibile. Infatti, ad un certo punto scrive: “C’è chi svolge una attività lavorativa al solo scopo di trarne profitto. Ma sul vocabolario la parola che trovate a questa definizione non è poliziotto ma mercenario. Se permette (la lettera è indirizzata al direttore del giornale, ndr) c’è differenza. Volendo anche essere un poco retorici mi lasci dire che anche se tutto sembra misurarsi in termini economici ci sono cose che ancora si possono fare non per denaro ma semplicemente perché si crede che essere d’aiuto a qualcuno valga anche qualche rischio”.
Pare di leggere in controluce che su persone del genere e così motivate si potrà sempre contare, a prescindere dai mezzi economici messi a loro disposizione. In pratica: se anche viene a mancare l’apporto virtuale (il commissariato on line svanito nel nulla), quello virtuoso nei confronti di una “missione” alla quale ci si considera totalmente votati resta comunque assicurato. A dirlo e a sottoscriverlo – quindi c’è senz’altro da crederci, e lo farà anche Tremonti, magari traendone ulteriori e penalizzanti conseguenze – sono “uomini normali”. Poliziotti, insomma.