La Puglia sceglie il web 2.0 per realizzare un public administration network
Eugenio Iorio, dirigente del settore comunicazione istituzionale della Regione Puglia, ci ha illustrato la filosofia alla base del progetto Puglia 2.0 : creare una rete tra tutte le amministrazioni del territorio che si occupano di comunicazione pubblica, per unificare standard e procedure di comunicazione e definire un linguaggio unico e condiviso.
30 Giugno 2008
Tommaso Del Lungo
Eugenio Iorio, dirigente del settore comunicazione istituzionale della Regione Puglia, ci ha illustrato la filosofia alla base del progetto Puglia 2.0 : creare una rete tra tutte le amministrazioni del territorio che si occupano di comunicazione pubblica, per unificare standard e procedure di comunicazione e definire un linguaggio unico e condiviso.
Uno tra i grandi problemi della pubblica amministrazione rispetto ai servizi offerti ai cittadini è la mancanza di dialogo tra strutture e livelli amministrativi. Lo si è ripetuto più volte e lo aveva già segnalato diversi anni fa, all’alba del secondo bando per la diffusione dell’e-Government, l’allora Ministro per l’Innovazione Lucio Stanca: il cittadino ha un unico grande bisogno nei confronti dell’amministrazione pubblica, che gli venga risposto. Non importa nulla se a rispondere è la regione, la provincia, il comune o asl, ciò che veramente conta è avere una risposta da un soggetto che viene identificato come pubblica amministrazione e che, quindi, deve presentarsi in maniera univoca. L’unico modo per realizzare uno scenario simile è che le amministrazioni dialoghino tra loro in maniera utile e non burocratica, scambiandosi contenuti, ma anche competenze, soluzioni ed esperienze.
Un obiettivo non facile, che occorre perseguire lavorando su due fronti, da una parte quello prettamente tecnologico dell’integrazione dei sistemi informativi e delle banche dati, e dall’altro quello delle metodologie di lavoro, delle abitudini e delle prassi.
È in questo secondo livello di intervento che si inserisce il progetto Puglia 2.0 avviato dalla Regione Puglia per la costruzione di una piattaforma di condivisione, a metà fra una intranet e un social network. Lo scopo è quello di creare una rete tra tutte le amministrazioni del territorio che si occupano di comunicazione pubblica per unificare standard e procedure di comunicazione e definire un linguaggio unico e condiviso.
Eugenio Iorio, dirigente del settore comunicazione istituzionale della Regione Puglia ci ha illustrato la filosofia alla base di questa piattaforma aperta all’esterno, il cui target non sono i cittadini, ma la rete dei soggetti del territorio pugliese istituiti con la legge 150 del 2000 sulla Comunicazione pubblica.
Come si potrebbe descrivere sinteticamente il progetto Puglia 2.0?
Iniziamo col dire cosa non è. Puglia 2.0 non è un portale dove gli URP o i diversi settori della pa inseriscono notizie. Si tratta, invece, di una piattaforma, creata sfruttando gli strumenti e le logiche proprie del web 2.0, che punta a costruire un network per la trasmissione e lo scambio di competenze e know how alla luce di quel processo fondamentale che noi stiamo tentando di realizzare nella nostra regione: la comunicazione pubblica integrata
Di cosa si tratta?
La legge impone alla Pubblica Amministrazione di strutturare e realizzare azioni di comunicazione destinate ai cittadini, ma questa comunicazione è utile solo se è integra, accessibile, comprensibile e diretta ai target che possono metterla in circolo, arricchendone il contenuto, restituendo una risposta (feedback), o semplicemente fruendone. Tutto questo che le ho detto è contenuto in un disegno di legge regionale che stiamo preparando sfruttando le potenzialità delle tecnologie di partecipazione messe a disposizione dalla piattaforma Puglia 2.0, in particolare quelle del cosiddetto wiki, scrittura collaborativa, commento, correzione pubblica eccetera. Abilitando il concetto di comunicazione pubblica integrata, vogliamo rendere esplicito il fatto che l’informazione, nella Pubblica Amministrazione, è utile quando la conoscenza di ciascuno si trasforma in sapere condiviso da tutti coloro che operano nel campo della comunicazione e che possono girarlo verso l’esterno, creando una circolarità virtuosa.
Puglia 2.0 abilita, appunto, ad avviare questa circolarità dal basso, con comuni, province ed Asl.
Cioè fino ad oggi si è sbagliato il modo di fare comunicazione pubblica?
Secondo il nostro punto di vista la Legge 150 non ha ancora avuto piena attuazione e ci sono persino territori in cui non è assolutamente “partita”. Comunque sia, siamo convinti che l’unico vero strumento efficace per fare della buona comunicazione pubblica sia quello di mettere in rete, collegare e far dialogare i soggetti preposti a questa attività. Devono essere messi in rete, non per promuoversi, ma per lavorare e per capitalizzare le esperienze. Puglia 2.0 permette di utilizzare applicativi che abilitano al lavoro di gruppo e, soprattutto, permette di fare scambio di competenze e, quindi, formazione.
Se, ad esempio, una struttura di comunicazione realizza delle campagne e le mette in rete, non lo fa tanto per dire agli altri quanto sono stati bravi, ma per trasferire know how a chi è più debole. In questo modo anche quegli operatori esclusi, per diverse ragioni, dai percorsi di formazione continua, possono essere abilitati a questo processo di innovazione, di modernizzazione e di crescita delle strutture in cui essi lavorano.
Ultimamente il ruolo di queste strutture che fanno comunicazione è stato un po’ messo in discussione, soprattutto alla luce dell’evoluzione del web che consente a chiunque di recuperare informazioni e di farsi egli stesso produttore di contenuti.
Effettivamente si può dire che la comunicazione pubblica e la Legge 150 stiano vivendo un periodo abbastanza buio, e lo dico con dispiacere. Le cause di questa “decadenza”, a mio avviso, sono riconducibili a due ordini di fattori. Il primo è che non si capisce la funzione strategica della comunicazione. Questo lo si può vedere anche a livello alto: ad esempio nel piano industriale del Ministro Brunetta ad un certo punto compare una distinzione tra comunicazione strategica e comunicazione non strategica, che è decisamente inopportuna e che svilisce, a mio avviso, tutto il ruolo della comunicazione pubblica. In Italia non siamo ancora arrivati a capire che la comunicazione è strategica tanto “a monte”, quanto “durante” o “a valle” di ogni processo amministrativo.
Il secondo elemento che ha creato questo senso di sfiducia è la confusione continua che si fa tra comunicazione politica e comunicazione pubblica. Quest’ultima ha come missione la pubblica utilità ed il suo ruolo è completamente differente da quello di dare interpretazioni e pareri sulle policy di chi governa. Questo semmai è il compito del portavoce o dell’ufficio stampa. Questa confusione purtroppo non c’è solo a livello puntuale della singola regione o del singolo comune, ma anche rispetto alle normative nazionali, che, spesso, entrano nel merito di come devono essere proporzionate le spese e le attività di comunicazione degli enti.
E per rompere questo circolo basta mettere le amministrazioni in rete?
Vede, fino ad oggi abbiamo provato, seguendo la legge 241 del ‘93, a trasformare la pa in quella “casa di vetro”, tanto auspicata, ma i risultati sono stati piuttosto infelici, perché la pa è sempre stata chiusa nella propria autoreferenzialità. Noi vorremmo riuscire a sancire il pieno diritto dei cittadini all’accesso alle informazioni. Non alle informazioni che vuole la pa, ma a quelle che servono a loro!
Per fare questo occorre cambiare mentalità, formarsi, conoscersi, imparare da chi ha già sperimentato. Per questo abbiamo invitato a partecipare a Puglia 2.0 tutti i soggetti della pa pugliese impegnati sulla comunicazione pubblica, perché occorre darsi le regole condivise e definire, non solo un linguaggio comune con cui rivolgersi agli utenti, ma anche un metalinguaggio comune.
Se per mettere le amministrazioni in rete, si intende creare delle vetrine sul web, allora è evidente che questo non serve a modificare le prassi di lavoro in un ente, non genera un vero cambiamento. Il cambiamento, però, lo possiamo cercare proponendo strumenti che aiutano ad avviare procedure di lavoro collaborativo che richiedono, come elemento fondante, il confronto tra strutture e livelli amministrativi.
Tenga presente, inoltre, i potenziali risparmi che un simile approccio porterebbe.
In che senso?
Da anni si parla di riuso, ma forse si è data troppa enfasi all’aspetto tecnologico. Il punto centrale da analizzare se si vuole tradurre il riuso in risparmio è il come si viene a conoscenza gli uni delle soluzioni degli altri. Il CNIPA aveva ipotizzato un catalogo on line, noi abbiamo pensato, invece a questo sistema che mira a modificare le modalità di lavoro delle singole persone, puntando sulla comunicazione e sull’interazione. Noi andiamo ad abilitare un nuovo percorso nella pa che si può definire come public network administration: lavorare in rete non per dirci l’un l’altro quanto siamo bravi, ma per creare realmente delle ricadute sulla popolazione. Un applicativo come Puglia 2.0 serve, allora, a guidare questi processi di integrazione. Si esce dall’autoreferenzialità concependo la comunicazione non come atto formale, ma come servizio utile ad altri.