L’e-Democracy nei Comuni, i risultati di un’indagine dell’Osservatorio CRC
L’e-Democracy applicata al governo locale è ancora un traguardo lontano. È questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da una indagine effettuata da CRC su 1112 Comuni italiani. Nonostante le molte esperienze pilota, che sono nate in questi anni e che continuano a fiorire, molte città italiane – anche insospettabili realtà di eccellenza nel campo dell’informatizzazione dei servizi pubblici – sembrano ancora ignorare le potenzialità delle recenti tecnologie per la partecipazione on line dei propri cittadini.
25 Giugno 2008
L’e-Democracy applicata al governo locale è ancora un traguardo lontano. È questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da una indagine effettuata da CRC su 1112 Comuni italiani. Nonostante le molte esperienze pilota, che sono nate in questi anni e che continuano a fiorire, molte città italiane – anche insospettabili realtà di eccellenza nel campo dell’informatizzazione dei servizi pubblici – sembrano ancora ignorare le potenzialità delle recenti tecnologie per la partecipazione on line dei propri cittadini.
L’Osservatorio CRC ha navigato, nel corso del 2007, tra le pagine dei siti istituzionali dei 1112 Comuni italiani con più di 10mila abitanti alla ricerca di alcuni degli strumenti che consentono ai cittadini di informarsi e dialogare con la Pubblica Amministrazione. I risultati misurano la distanza dalla realizzazione della democrazia elettronica proprio nel governo locale, il contesto, forse, più favorevole data la maggiore prossimità dei cittadini ai decision makers.
Innanzitutto è bene ricordare che il 2% dei Comuni con più di 10mila abitanti, prevalentemente a Sud, non ha ancora attivato un sito web istituzionale.
Considerando gli Enti provvisti di sito web, gli strumenti più utilizzati per il dialogo con i cittadini, ormai capillarmente diffusi in tutti (o quasi) i siti istituzionali, sono la posta elettronica e il numero di telefono dei vari uffici, in alcuni casi, affiancato dal numero verde del call center o dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP).
La quasi totalità delle amministrazioni comunali prese in esame fornisce, come previsto, del resto, dal Codice dell’Amministrazione Digitale, informazioni di base sull’organizzazione del Comune, sulle delibere, sui bandi o gli avvisi pubblici. In alcuni casi è offerta la possibilità di compilare form on line per segnalare guasti o inviare domande o opinioni, che giungono agli uffici in forma di e-mail.
Tra gli strumenti più avanzati, una buona diffusione (21%) registra la newsletter. A livello regionale, la maggiore diffusione si registra in Lombardia, Liguria e Emilia Romagna, con percentuali attorno al 30%. Bene anche Toscana e Veneto (28%), Sicilia, Lazio e Piemonte (23% circa), mentre Puglia e Campania fanno registrare i valori più bassi (8% circa). Spesso la newsletter è presente sui siti che fanno dell’attività redazionale un proprio punto di forza: news dinamiche, notiziari, link e opuscoli informativi di interesse culturale, turistico o sportivo affollano le home page.
In alcuni casi, le newsletter prendono la forma di SMS, tecnologia utilizzata, secondo l’ISTAT, dall’8% dei Comuni per l’erogazione di servizi informativi, ma anche, ad esempio, per il pagamento dei parcheggi.
Tra le applicazioni web più utilizzate seguono i forum e i sondaggi, diffusi rispettivamente nell’8 e nel 7% dei Comuni considerati.
In queste percentuali sono compresi solamente gli Enti che hanno attivato forum ad accesso riservato e sondaggi incentrati su specifiche tematiche di interesse pubblico, e che utilizzano questi strumenti in quanto modalità di interazione diretta tra i decisori pubblici e i cittadini. Spesso, infatti, quando presenti, forum e sondaggi sono limitati alla discussione di opinioni sull’organizzazione o la dinamica del sito web, su aspetti tecnologici utili per gli addetti ai lavori o rappresentano semplici spazi di discussione tra cittadini, senza che i politici e tecnici comunali siano coinvolti nel dibattito. Neppure il fatto che una quota crescente dei Comuni gestisca queste tecnologie in modo corretto garantisce il loro reale utilizzo. Molti forum sono deserti e, allo stesso modo, molti sondaggi, nonostante il minore sforzo partecipativo, non hanno avuto successo.
L’ultimo strumento rilevato è rappresentato dalle chat e dalla pratica dell’instant messaging, fenomeni a volte rintracciabili nel settore privato, ma ancora quasi totalmente assenti dai siti istituzionali dei Comuni. Mentre in qualche realtà più piccola c’è chi si spinge a proporre le chat del noto software Skype per contattare gratuitamente gli uffici.
Alcune considerazioni
In primo luogo, occorre sottolineare che l’indagine si è focalizzata sui siti istituzionali delle Amministrazioni, senza considerare eventuali siti esterni dedicati alla e-partecipation – pure gestiti dal Comune, ma con indirizzo differente, autonomia nella gestione dei contenuti e spesso frutto di progetti ad hoc – che sappiamo essere spesso teatro delle nuove sperimentazioni in tema di partecipazione on line. La reale diffusione di tali siti esterni non è stata ancora misurata.
In secondo luogo, come per molte dotazioni tecnologiche, anche l’attivazione di questi strumenti è fortemente guidata dall’offerta dei fornitori locali di tecnologie web.
Come già rilevato però, non sempre attivazione significa utilizzo.
Le prime esperienze di successo dell’e-Democracy a livello locale suggeriscono come la presenza e l’uso degli strumenti per la partecipazione dipenda non tanto dal superamento delle barriere tecnologiche, quanto dalla sensibilità e volontà politica delle amministrazioni a mettersi in gioco e ad aprirsi al giudizio del cittadino, affrontando queste problematiche in un modo spesso ancora sconosciuto ai decisori locali.