Le donne anziane possono spiegarci cos’è il Digital Divide

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«Per capire il fenomeno del digital divide in Italia, poche cose sono utili, in questo momento, quanto il rapporto "La vita moderna della donna anziana", elaborato da Intrage – il primo tra i portali italiani dedicati alla terza età – e presentato in occasione dell’8 marzo. Intrage, passando in rassegna tutti i dati disponibili sulle persone che, statisticamente, possono essere definite anziane (di età superiore ai 65 anni), ha fatto diverse scoperte interessanti, che possono essere utili per capire meglio i motivi che stanno alla base di un persistente divario, nell’uso delle tecnologie internet, che da noi colpisce gli anziani più che in qualsiasi altro paese europeo ». Comincia così un contributo di Paolo Subioli sul tema digital divide, donne e terza età, che riceviamo e volentieri pubblichiamo.

8 Marzo 2011

P

Paolo Subioli

Articolo FPA

«Per capire il fenomeno del digital divide in Italia, poche cose sono utili, in questo momento, quanto il rapporto "La vita moderna della donna anziana", elaborato da Intrage – il primo tra i portali italiani dedicati alla terza età – e presentato in occasione dell’8 marzo. Intrage, passando in rassegna tutti i dati disponibili sulle persone che, statisticamente, possono essere definite anziane (di età superiore ai 65 anni), ha fatto diverse scoperte interessanti, che possono essere utili per capire meglio i motivi che stanno alla base di un persistente divario, nell’uso delle tecnologie internet, che da noi colpisce gli anziani più che in qualsiasi altro paese europeo ». Comincia così un contributo di Paolo Subioli sul tema digital divide, donne e terza età, che riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Donne anziane specchio della società italiana
Che le nostre donne anziane usino poco internet non è una sorpresa per nessuno. Tutti abbiamo avuto modo di sperimentarlo, nelle nostre famiglie. Ma esaminando lo stile di vita, di queste persone, si capisce meglio il perché. Inoltre, osservare la condizione odierna della donna anziana – ci dicono quelli di Intrage – è molto utile per svelare molte caratteristiche della società italiana. Tale condizione riflette bene, infatti, quella che è stata l’organizzazione sociale e famigliare negli ultimi 40 anni.
Le donne con almeno 65 anni residenti in Italia sono circa 7 milioni, pari al 23 per cento della popolazione femminile e al 12 per cento di tutta la popolazione. Nel 2051, secondo l’Istat, saranno 11,2 milioni, pari al 18 per cento degli italiani. Quasi un quinto. Anche se non lavorano, il loro ruolo è insostituibile: un terzo di esse si occupa direttamente dei nipoti, fornendo così un supporto primario, anche educativo, alle future generazioni. Ma se si osserva più da vicino la loro vita quotidiana, ci si accorge che, per molti versi, stanno decisamente peggio dei loro coetanei maschi. Ad esempio, la vita sociale. Complessivamente, frequentano le proprie amiche molto meno di quanto non facciano i maschi coi loro conoscenti. Escono meno di casa, guidano molto di meno la macchina e il loro impegno in occasioni di vita collettiva (associazioni, volontariato, ecc.) è assai scarso, oltre che il loro interesse per la politica. Vanno anche di meno al cinema, a mostre e musei, ai concerti, a ballare. Solo nella frequenza della messa, sono più assidue degli uomini. Dal punto di vista della salute, stanno molto peggio dei maschi, anche se vivono più a lungo. Hanno più malattie croniche e forme di disabilità decisamente più frequenti. Insomma, non se la passano proprio bene, nella media.

Internet privilegio per poche
Se si analizzano i consumi culturali, si constata come – a fronte di una grande scorpacciata quotidiana di Tv, nella quale non si differenziano più di tanto dai maschi – le donne anziane leggono molto meno i quotidiani (43 contro 63 per cento), usano meno il computer (3 per cento contro 11) e vanno meno su internet (2 per cento femmine contro 9 per cento maschi). Perché?
Il gap generazionale (maggiore età corrisponde a minore uso di internet) ricorre in ogni paese ed è facilmente spiegabile. Lo è di meno il fatto che, tra gli utenti anziani della rete, le femmine siano un quarto dei maschi. Ma se si analizza il lvello di istruzione, come suggerisce Intrage, si vede che le donne anziane hanno studiato molto meno: solo il 3 per cento ha una laurea (maschi 7 per cento) e l’8 per cento un diploma superiore (maschi 13 per cento). La società ha voluto che stessero a casa, a curare l’ambiente domestico e la famiglia. La maggiore propensione a comunicare, nell’età anziana, non può così trovare il suo naturale sbocco on line. Eppure, i dati sulle modalità d’uso di internet, ci dicono che, nell’uso di strumenti di comunicazione – come chat, forume e Skype – le ultra 65enni sono più attive dei maschi. Nella terza età, internet è uno straordinario mezzo per combattere la solitudine. Ma solo per chi se lo può permettere.

Un futuro diverso
Le nuove generazioni sono molto diverse. Tra i giovani (25-29 anni) le ragazze sono più istruite dei ragazzi (26 per cento con laurea contro il 17 dei maschi). La differenza si riflette anche nell’uso della Rete: tra gli 11 e i 17 anni il 19 per cento delle femmine è attiva su internet, contro il 16 di maschi, tra 17 e 24 anni sono quasi pari (29 e 30 per cento). Come presenza su Facebook, non c’è differenza fino a 18 anni; poi i maschi cominciano a prevalere sempre di più, coll’avanzare dell’età. Dopo i 56 anni, tra gli utenti Facebook solo un terzo è di sesso femminile.
In conclusione dunque, chi oggi è nell’età della pensione paga lo scotto di una società maschilista, che ha dato molte meno opportunità alle donne. Ma per le persone anziane di domani, è prevedibile che non ci siano più differenze del genere. Ce lo dicono il web e Facebook. Speriamo che sia proprio così.

 

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