Le donne e la rappresentanza: da Cittalia una lettura di genere nelle amministrazioni comunali
Le politiche di genere, in Italia e in Europa, hanno subito una forte inversione di tendenza nell’ultimo decennio. Soprattutto, si è modificato l’approccio alle politiche di genere non più viste secondo la prospettiva dei meri diritti formali delle donne, spesso limitati a vaghi enunciati sul diritto alla parità in ambito lavorativo.
Tre passi sono risultati fondamentali in questa direzione:
21 Ottobre 2009
Maria Di Paolo
Le politiche di genere, in Italia e in Europa, hanno subito una forte inversione di tendenza nell’ultimo decennio. Soprattutto, si è modificato l’approccio alle politiche di genere non più viste secondo la prospettiva dei meri diritti formali delle donne, spesso limitati a vaghi enunciati sul diritto alla parità in ambito lavorativo.
Tre passi sono risultati fondamentali in questa direzione:
- il riconoscimento della perdurante ed effettiva ineguaglianza tra i sessi all’interno della società;
- il superamento dell’intervento limitato ai diritti formali delle donne lavoratrici, che ha aperto la via allo sviluppo delle azioni positive;
- la politica di mainstreaming di genere, che passa dallo sviluppo di programmi dedicati e specifiche unità organizzative per le donne, ad una visione totale delle questioni di genere, che non sono più parte, bensì asset di tutte le politiche e le scelte amministrative.
Il contesto internazionale e l’Unione Europeo hanno dato, in questo senso, un contributo importante, già a partire dagli ultimi anni del secolo scorso:
- nel 1993 nell’asse Giustizia e Affari Interni del Trattato di Maastricht viene previsto uno spazio per nuove azioni e politiche sulla violenza contro le donne;
- nel 1995 la IV Conferenza Mondiale sulle Donne promossa dalle Nazioni Unite di Pechino sancì il mainstreaming quale strategia da adottare per ottenere sostanziale parità tra donne e uomini.
- nel 1997 il Trattato di Amsterdam, rendendo obbligatorio per la UE e i suoi stati membri promuovere l’eguaglianza tra i sessi in tutte i programmi ed attività tra donne e uomini, ha aperto la via alla strategia del mainstreaming di genere;
- nel 1998 il rapporto del Gruppo di esperti sul mainstreaming del Consiglio d’Europa del 1998 chiarisce che “Il mainstreaming di genere è la (ri)organizzazione, il miglioramento, lo sviluppo e la valutazione dei processi politici, in modo che la prospettiva dell’eguaglianza di genere venga integrata in tutte le politiche, a tutti i livelli, in tutte le fasi, dagli attori normalmente coinvolti nella programmazione e nelle decisioni politiche”.
E in Italia? La questione del riconoscimento dell’uguaglianza e della parità sul piano legislativo – tra tutti si ricordi la Direttiva sulle pari opportunità nella PA emanata il 23 maggio 2007 – non basta a favorire la presenza di donne nei livelli decisionali, mentre sembra configurarsi la necessità di misure volte a garantire una distribuzione paritaria del potere decisionale politico e istituzionale.
CITTALIA – Centro europeo di studi e di ricerche per i comuni e le città, la struttura dell’Anci dedicata agli studie alle ricerche, ha prodotto un interessantissimo studio nel quale si analizza la partecipazione femminile nelle amministrazioni comunali italiane.
L’indagine è articolata in tre parti:
- analisi della partecipazione femminile nelle amministrazioni comunali italiane;
- interviste ad un gruppo di amministratrici locali, per indagare la loro esperienza nella società e nei luoghi della rappresentanza istituzionale locale;
- indagine sulla percezione su un campione di cittadini finalizzata a comprendere le differenze di visione, di ruoli e responsabilità, di opportunità – professionali e politiche – degli uomini e delle donne.
Le donne e la rappresentanza"