Le quattro aree chiave per una vera riforma digitale della giustizia
22 Settembre 2015
Carlo Mochi Sismondi
L’uso pervasivo del digitale nell’ambito dei procedimenti giudiziari civili e penali è certamente il principale mezzo per riportare la giustizia italiana a parametri più europei in termini di velocità, di trasparenza, di costo del servizio.
La linea di azione per la giustizia digitale contenuta nel piano del Ministero della Giustizia e nel documento per la Crescita Digitale dell’Italia , approvato dal Consiglio dei Ministri nello scorso marzo, è centrato in buona parte sul Processo Civile Telematico (PCT) che trasforma completamente la procedura e lo stesso modo di lavorare dei tribunali e dei professionisti.
Divenuto obbligatorio a metà del 2014 il PCT ha raggiunto già importantissimi risultati quantitativi sia in termini di depositi telematici (oltre 3 milioni e mezzo a metà 2015), sia in termini di risparmio di tempo per moltissimi provvedimenti, a cominciare dai decreti ingiuntivi.
A questa riforma epocale si aggiunge l’inizio di una completa digitalizzazione dell’azione penale, partendo dalla stessa notizia del crimine e arrivando, dopo tutti i gradi di giudizio, all’espiazione della pena.
La giustizia digitale richiede però un altro grado di attenzione in quattro aree chiave che saranno anche quelle su cui si concentrerà il lavoro del “Cantiere” di FORUM PA:
- l’adeguamento organizzativo degli uffici , delle mansioni, dei ruoli dei singoli attori. In questo campo un notevole passo avanti è derivato dalla istituzione del cosiddetto “Ufficio del processo”, ma molta strada rimane da fare per non digitalizzare l’esistente, ma attuare una vera trasformazione digitale;
- l’adeguamento nella cultura e nelle competenze dei magistrati, degli avvocati ed in generale di tutti i professionisti coinvolti, attraverso una corretta, coerente e lungimirante azione formativa;
- l’adeguamento nella normativa secondaria (regolamenti) che spesso non si adatta coerentemente alle riforme e costituisce da una parte un intralcio, dall’altra un alibi per non applicare l’innovazione. Ne è un esempio la lacuna spesse volte lamentata data dalla scarsa attenzione alla conservazione digitale dei documenti dematerializzati e di quelli “nativi” digitali;
- last but not least, l’adeguamento tecnologico dato da una migliore infrastrutturazione dei tribunali ad oggi ancora molto diversificati tra loro e dotati di un’autonomia decisionale che sfocia a volte in un’anarchia tecnologica.
A fronte di queste difficoltà l’importanza degli obiettivi dati dalla razionalizzazione dei procedimenti, dalla completa trasparenza dell’azione giudiziaria e dalla velocità nella garanzia dei diritti di giustizia rendono questo campo un vero experimentum crucis della capacità della PA di trasformarsi grazie alle tecnologie.