L’Europa approva 1,8 miliardi di euro di aiuti di stato per la Banda larga
In accordo con gli obiettivi individuati dall’Agenda digitale la Commissione Europea ha approvato nel 2010 lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro per lo sviluppo della banda larga, considerandola uno strumento fondamentale per supportare l’economia, per far crescere l’inclusione sociale e rafforzare la competitività del continente.
21 Gennaio 2011
Tommaso Del Lungo
In accordo con gli obiettivi individuati dall’Agenda digitale la Commissione Europea ha approvato nel 2010 lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro per lo sviluppo della banda larga, considerandola uno strumento fondamentale per supportare l’economia, per far crescere l’inclusione sociale e rafforzare la competitività del continente.
La Commissione Europea ha adottato 20 decisioni riguardati aiuti di stato per lo sviluppo ed il potenziamento dell’infrastruttura a banda larga europea autorizzando finanziamenti per oltre 1,8 miliardi di euro.
Per L’Italia rientrano nella misura: il piano per le aree rurali ed i progetti anti-digital divide di Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Veneto, Piemonte, Sardegna e del distretto industriale di Lucca.
Joaquín Almunia vicepresidente della Commissione ha così commentato: “Gli investimenti nella banda larga sono investimenti intelligenti, che consentono di creare posti di lavoro, aumentare le performance economiche e rilanciare la competitività dell’Europa sul lungo periodo. Per questo la Commissione ha scelto di aiutare i singoli Stati membri ad accelerare l’investimento pubblico e privato nell’infrastruttura di rete”
Gli aiuti di stato approvati, infatti, sono stati ritenuti concordi con le linee guida per la banda larga pubblicate dalla Commissione Europea nel 2009.
Senza il supporto della finanza pubblica, infatti, difficilmente si potrebbe arrivare ad una copertura tale da assicurare una connessione ad internet veloce in tutta Europa e raggiungere così gli ambiziosi traguardi individuati dall’Agenda digitale Europea per il 2020.
La Commissione ha anche imposto, però, che gli aiuti di stato non vengano considerati come contributi isolati, ma debbano essere integrati per almeno il 50% da investimenti privati (tali da raggiungere la ragguardevole cifra di oltre 3miliardi e mezzo di euro). Inoltre i finanziamenti devono essere destinati ad aree geografiche in cui c’è realmente bisogno, per esempio nelle aree rurali e non nelle zone ad alta densità di popolazione dove ci sono già molti investimenti privati.