In realtà la dizione precisa è “Commissario Straordinario all’attuazione dell’Agenda Digitale”, ma non me ne vorrà Luca se abbrevio un po’, né me ne vorrà se non farò finta di scrivergli una lettera di “in bocca al lupo”. La lunga conoscenza, la familiarità di un amico vero e la stima farebbero sembrare falsa e stucchevole una lettera. “In bocca al lupo” glielo dirò di persona davanti ad un bicchiere! Non mi rivolgerò quindi a lui ma alla nostra community e oggi vi voglio dire perché, al di là dell’amicizia, sono contento di questa nomina.Sono contento che sia Luca il Commissario perché è una persona fortemente etica, che ha in cima ai suoi interessi i valori della legalità, della democrazia, del bene pubblico. Non sono dichiarazioni vuote, ma proprio l’essenza della sua vita pubblica e privata e della sua azione dentro le Istituzioni. Abbiamo molto bisogno che la lotta al malaffare e alla corruzione e soprattutto alla sciatteria, che è furto di risorse pubbliche, sia centrale, al di là delle grida, per le persone chiave di questo Paese.Sono contento perché Luca è un manager estremamente attento alle persone, con una straordinaria capacità di costruire e valorizzare il team, di attuare processi di delega attenti ed accompagnati. Chi di voi conosce la sua squadra alla Corte dei Conti sa di che parlo, per chi non la conosce vi dico che poche volte nella PA ho visto così spesso un capo mettere in luce i suoi collaboratori.Sono contento poi perché Luca ha operato sempre in un’ottica di collaborazione tra amministrazioni. Ricordo solo ide@PA per condividere le infrastrutture cloud tra Corte dei Conti, CNEL e Avvocatura dello Stato. Troppe volte abbiamo discusso insieme su come aumentare la sinergia tra amministrazioni perché possa dubitare ora della sua voglia di “fare insieme” e della sua naturale avversione all’egemonia solitaria. E di questo spirito fattivo di collaborazione abbiamo enormemente bisogno in un Paese che sta scivolando nell’egoismo, ma anche specificatamente nel campo dell’attuazione dell’Agenda Digitale, dove un affastellarsi disordinato di leggi e di norme ha creato spesso un’incerta governance, ingorghi e sovrapposizioni che sono solubili solo in una forte miscela di apertura e di buon senso. In questo senso il mio ottimismo (una volta tanto sono ottimista) deriva anche da conoscere bene l’altra protagonista di questa battaglia per la trasformazione digitale del Paese e della sua Amministrazione: Teresa Alvaro nuova DG di AgID è una persona competente, collaborativa, aperta all’innovazione, abituata a lavorare in squadra e per progetti. Insieme, una volta prese le misure, faranno molto bene.Sono contento della nomina di Luca perché è tecnicamente molto preparato. L’innamoramento per i soft skill (sempre necessari) a volte ci fa dimenticare l’importanza del sapere tecnico, di affidare la macchina ad un guidatore esperto. Se mi capitasse di dover essere operato cercherei il chirurgo con le mani migliori, non quello che parla meglio. Luca in questo campo non solo è bravo, ma ha anche passione e si batte da anni per superare quella “emergenza” nazionale che deriva dall’ignoranza piramidale della nostra classe dirigente sui fondamenti stessi del digitale.Infine la ragione per cui sono più contento è perché Luca non è persona da accontentarsi di un’innovazione incrementale, di fare un po’ meglio quello che si faceva prima, ma è un concreto visionario che ha sempre visto davanti a sé la sfida della
disruptive innovation. Ma per fortuna Luca non è un pazzo né viene da Marte (anche se a volte gioca sul fatto di dialogare con altre galassie). È un uomo delle istituzioni, che nella PA e nelle sue regole ha operato e che conosce molto bene, nel bene e nel male, l’ecosistema in cui dovrà muoversi.Avrà davanti (per ora) solo undici mesi di lavoro (il 16 settembre scade l’anno di proroga del team previsto dal CAD). Sono troppo pochi per lasciare un segno? Non lo so, certo molti non sono, ma in nove mesi nasce un bambino, chissà se Luca, certo non da solo, ma dando il suo potente contributo, potrà essere la levatrice di un’Italia che consideri il digitale non più roba da tecnici o da ragazzi con lo smartphone, ma la più grande opportunità che abbiamo per uno sviluppo sostenibile.