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Mangiacavalli (Liferay): “La tecnologia come strumento di inclusione democratica”

Matteo Mangiacavalli (Liferay): "La tecnologia strumento di inclusione democratica"
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L’intelligenza artificiale, sebbene poco utilizzata nella pubblica amministrazione, rappresenta un’opportunità significativa per migliorare l’efficienza e la trasparenza, a condizione che i dati siano condivisi e puliti. È quanto ha evidenziato Matteo Mangiacavalli, sales manager di Liferay, ospite negli studi di FORUM PA POP in occasione di FORUM PA 2024. Mangiacavalli ha anche posto l’accento sull’importanza di colmare il divario tecnologico e culturale attraverso standard comuni e la collaborazione tra pubblica amministrazione e partner privati

6 Giugno 2024

F

Patrizia Fortunato

Content Editor, FPA

Una pubblica amministrazione collaborativa è auspicabile per realizzare una progressiva trasformazione del settore pubblico. Diverse amministrazioni, grandi e piccole, locali e centrali, hanno manifestato una forte volontà e necessità di collaborare per colmare il divario di conoscenze e digital skills. Questo è quanto è emerso durante il Tavolo di lavoro “RTD | Strumenti operativi a supporto della transizione digitale” di FORUM PA 2024, secondo la testimonianza di Matteo Mangiacavalli, sales manager di Liferay.

La trasformazione tecnologica deve di fatto essere accompagnata da un cambiamento culturale. La pubblica amministrazione deve essere semplice e sburocratizzata, e la semplicità – per Matteo Mangiacavalli – coincide con l’adozione di standard comuni, che facilitano la comunicazione e la collaborazione tra diverse entità. La tecnologia gioca un ruolo cruciale nell’evoluzione dell’azione pubblica, influenzata da cambiamenti sociali, politici ed economici, “non può che essere inclusiva e democratica, coinvolgendo tutti i dipartimenti di un’organizzazione nella cosiddetta cittadinanza digitale,” afferma Mangiacavalli.

Per l’azienda privata, la continua ricerca e innovazione sono nel DNA. Ne è un esempio il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia: il 90% è detenuto dalle grandi imprese, mentre il resto è suddiviso in modo equilibrato tra PMI e pubblica amministrazione, secondo i risultati dell’ultima ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano. “Lo stesso deve valere per la pubblica amministrazione, che – sottolinea Mangiacavalli – deve essere continuamente invogliata a progredire”.

L’intelligenza artificiale è una tecnologia non ancora largamente usata nella pubblica amministrazione; eppure le soluzioni tecnologiche basate su Generative AI sono già sul mercato. “Il 2023 segna infatti un incremento del 52% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro. E sei grandi imprese italiane su dieci hanno già avviato progetti di Intelligenza Artificiale, almeno a livello di sperimentazione”.

Ma perché l’IA funzioni al meglio, è essenziale – evidenzia Mangiacavalli – che i dati siano condivisi, chiari e puliti. “La quota più significativa del mercato dell’Intelligenza Artificiale italiano (29%) – sempre secondo i dati dell’Osservatorio – è infatti legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Data Exploration & Prediction, Decision Support & Optimization Systems)”.

“Affinché l’IA possa fornire informazioni corrette e utili, è innanzitutto necessario prepararsi. Il rischio è che la potenza dell’intelligenza artificiale venga corrotta e possa andare in errore in presenza di dati non chiari”, evidenzia Mangiacavalli.

L’intervista si è chiusa con un accenno all’importanza di gestire l’IA con consapevolezza ed etica. Si ricordano le implicazioni etiche della tecnologia, sottolineando che l’umano deve rimanere sempre al centro di ogni scoperta e sviluppo scientifico.

Matteo Mangiacavalli (Liferay): "La tecnologia strumento di inclusione democratica"

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