L’intervista di Gianni Dominici a Michele Melchionda, Responsabile della transizione al digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per una vera stagione di cambiamento all’interno della Pubblica Amministrazione si deve ripartire dal consolidamento delle infrastrutture digitali, da un approccio che porti finalmente a prendere decisioni basate sui dati e sulle informazioni e dall’investimento sul valore delle persone che lavorano all’interno delle amministrazioni
8 Aprile 2021
Redazione FPA
In questa intervista Gianni Dominici si confronta sul tema della trasformazione digitale della PA con Michele Melchionda, da circa un anno e mezzo Responsabile della transizione al digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dopo una lunga esperienza in Corte dei Conti prima e Team per la trasformazione digitale poi.
Ma cosa è cambiato in questi dodici mesi? “È cambiato tanto e velocemente – sottolinea Melchionda – e come tutti i cambiamenti molto veloci è necessaria una fase di sedimentazione. Tante cose buone sono state fatte, tante probabilmente andranno indirizzate e corrette. Dobbiamo lavorare su quel bilanciamento che non abbiamo potuto programmare, per cui l’introduzione di una certa quantità di tecnologia all’interno della nostra vita personale e professionale non è stata preparata adeguatamente con tutti gli strumenti di conoscenza, competenza e riorganizzazione che sono necessari quando si fanno attività di questo tipo”.
“Questa fase di accelerazione ci ha fatto comprendere che il digitale ci mette ormai a disposizione degli strumenti con una maturità molto elevata, il che ci consente di spostare la nostra attenzione sull’utilizzo di questi strumenti per cambiare le nostre organizzazioni. Questo è un passaggio cruciale, è come se, facendo un paragone con il mondo automobilistico, a un certo punto avessimo capito che non ci servono più i meccanici, ma ci servono gli autisti e coloro i quali hanno in mano la mappa della città. Nel digitale sta accadendo la stessa cosa, all’interno delle amministrazioni abbiamo bisogno di ‘timonieri’ che gestiscano questa fase di cambiamento concentrandoci principalmente su due aspetti, che sono come trattiamo le informazioni che le organizzazioni producono e come possiamo migliorare le competenze e l’approccio delle risorse umane”
Tra le competenze su cui la PA deve investire di più ci sono, secondo Melchionda, la scienza dei dati in generale e il change management.
Il tema dei dati è particolarmente critico, come ci ha mostrato proprio questa emergenza. Bisogna ancora lavorare tanto sulla collaborazione tra le pubbliche amministrazioni, sull’interoperabilità, sulla capacità di condivisione delle informazioni e anche sul tema degli open data che, sottolinea Melchionda: “comincia ad avere una sua collocazione sociale solo quando quei dati vengono utilizzati per analisi di contesto da parte di terzi, perché vuol dire che è stato messo in piedi un meccanismo virtuoso. Se invece i dati vengono pubblicati, ma nessuno li utilizza c’è qualcosa che non funziona. Noi non dobbiamo pubblicare i dati per rispondere a un adempimento, ma dobbiamo spingere a riutilizzarli”.
Infine, tre raccomandazioni per il futuro. Prima di tutto proseguire un percorso di consolidamento e piena disponibilità di infrastrutture digitali per il Paese con attori chiari, mettendole a disposizione dell’intera nazione e non solo della PA. Poi, all’interno della PA aprire una vera stagione di cambiamento basata su quelle infrastrutture digitali: serve una PA che sappia utilizzarle e che sappia basare le proprie decisioni sui dati e sulle informazioni. Infine, creare un collegamento tra le due generazioni che si troveranno a lavorare insieme nella PA, costruire e rivedere il valore delle risorse umane già presenti, ricostruirne le competenze, e allo stesso tempo aprire alla nuova generazione.