Nasce IDEA, il primo marketplace delle API per la PA

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Poste Italiane ha avviato un profondo percorso di innovazione che vede, tra gli altri passaggi, anche la creazione di strumenti di supporto alla creazione di ecosistemi digitali basati su API Economy

27 Gennaio 2016

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Alfonso Fuggetta, professore Ordinario di Informatica presso il Politecnico di Milano

Il termine API Economy sta diventando molto di moda in queste settimane e, come in tanti altri casi, rischia di divenire l’ennesima buzzword dietro la quale si nascondono solo retorica e slogan vuoti. Per questo è importante capire di che cosa si tratti realmente e in quale modo sia possibile utilizzare concretamente questa idea per aiutare le imprese, le amministrazioni e il Paese tutto a innovare e crescere.

L’API Economy

Il concetto di API Economy è tutto sommato molto semplice. In un mondo sempre più connesso e interdipendente, le applicazioni e i servizi digitali non possono più nascere semplicemente dal lavoro, dalle informazioni e dai servizi detenuti da un singolo soggetto. È necessario poter combinare gli “asset” di soggetti diversi in modo flessibile e semplice, all’interno di moderni ecosistemi digitali multistakeholder.

In questo contesto, una API è una interfaccia resa disponibile da un sistema informatico e che può essere richiamata da un altro sistema informatico direttamente, realizzando così una interazione diretta e totalmente “automatica” tra due applicazioni digitali. Per esempio, nel caso delle amministrazioni pubbliche, tramite API è possibile far si che il sistema informatico di una ASL possa accedere direttamente al sistema informatico del Ministero degli Interni per recuperare i dati aggiornati su composizione di un nucleo familiare e residenza. Ciò evita che sia il cittadino a dover reperire questa informazione presso l’ufficio anagrafico del proprio comune e “portarlo” alla ASL.

Gli elementi cardine della API Economy

L’API Economy si basa sull’interoperabilità tra sistemi informatici che operano in modo autonomo all’interno di uno stesso ecosistema digitale. Di fatto, è il principio in base al quale è stata sviluppata Internet. Si tratta, quindi, di portare a livello dei servizi applicativi gli stessi concetti e principi che furono sviluppati per pensare la rete stessa. Per fare ciò, è necessario definire e realizzare una serie di componenti tecnologiche e elementi organizzativi che definiscano, per l’appunto, regole, struttura e modalità di funzionamento di tale ecosistema:

  1. Una architettura di riferimento che dica come separare i front-end, cioè ciò che usiamo noi utenti (es., app e siti web), dai back-end, cioè i sistemi informatici che conservano e gestiscono le informazioni e gli asset delle amministrazioni e delle imprese.
  2. Standard tecnologici condivisi che definiscano come i diversi sistemi informatici possano parlarsi dal punto di vista tecnico, indipendentemente dal significato applicativo delle informazioni condivise.
  3. Standard applicativi condivisi, cioè schemi dati, glossari, protocolli applicativi che dicano quali informazioni e richieste, nei diversi settori applicativi di interesse (es, sanità piuttosto che mobilità sostenibile), i diversi soggetti possono scambiarsi.
  4. Infrastrutture di servizio comuni che rendano possibile e supervisionino l’interconnessione tra front-end e back-end tramite API.
  5. Processi di coordinamento e di governance che definiscano gli standard tecnologici e applicativi, gestiscano le infrastrutture condivise, aiutino e supportino gli sviluppatori di API e di applicazioni, e verifichino che quanto sviluppato sia conforme agli standard e processi dell’ecosistema.
  6. Ambienti di sviluppo che permettano e facilitino lo sviluppo di API e il loro utilizzo da parte di chi deve sviluppare soluzioni applicative complesse (app, siti web, sistemi informatici, …).

Standard tecnologici e applicativi determinano il modo secondo il quale definire le API “esposte” dai sistemi di back-end e richiamate da quelli di front-end. Un ecosistema così concepito definisce una infrastruttura neutrale di cooperazione, che tutela gli interessi dei singoli operatori, massimizzando sinergie a beneficio degli operatori stessi e, ancor più importante, degli utilizzatori finali.

I primi 5 livelli sono stati l’oggetto del progetto E015 che è divenuto ora, al termine di Expo 2015, una infrastruttura di servizio della Regione Lombardia. In realtà E015 non è un punto di arrivo, ma di partenza, in quanto può e deve essere sviluppato secondo diverse linee di evoluzione:

  • Arricchimento delle funzionalità di servizio offerti, soprattutto per quanto concerne i processi di costruzione delle API e delle applicazioni che ne fanno uso.
  • Clonazione dell’approccio nei diversi contesti che richiedono questo tipo di strategia e infrastrutture.
  • Federazione e interoperabilità dei diversi ecosistemi risultanti.

Il progetto IDEA, nato dalla collaborazione di Cefriel con la direzione dei Servizi Digitali per la PA di Poste Italiane diretta da Annapia Sassano, è un’iniziativa sostenuta da una nuova Community Digitale che si sta progressivamente aggregando per promuovere il passaggio all’API economy nelle imprese e nelle amministrazioni pubbliche del paese.

In questa prima fase, IDEA è una “vetrina” di incontro tra domanda ed offerta, destinata ad evolvere in Marketplace API per gli sviluppatori, dove già Poste Italiane, come altri partecipanti alla Community, sta per esporre le API di alcuni dei suoi servizi finanziari e logistici per sperimentarne l’utilizzo.

Una Strategia Multilivello

Prima di entrare nel dettaglio del progetto IDEA, è opportuno enfatizzare che i concetti di API Economy e ecosistemi digitali possono essere applicati a diversi livelli e contesti.

  • Internet
    Il progetto E015 opera a livello di rete Internet, cioè è aperto a tutti coloro che si impegnano a condividere regole e standard definite all’interno del progetto stesso.
  • Extranet
    È possibile creare ecosistemi chiusi ad un insieme di soggetti, per esempio in una filiera produttiva o commerciale. È il caso di Malpensa Cargo City dove i diversi attori della logistica (compagnie aeree, operatore aeroportuale, trasportatori, dogane, …) hanno costituito un ecosistema digitale per scambiare in modo standardizzato informazioni e dati sui processi di gestione della logistica.
  • Intranet
    È possibile costituire ecosistemi all’interno di una singola azienda o amministrazione. Infatti anche una azienda è essa stessa un insieme di soggetti che devono poter cooperare e che spesso oggi sono dotati di sistemi informatici autonomi e che non dialogano tra loro (si pensi alle divisioni marketing, produzione e commerciale di tante imprese).
  • Pubblico e privato
    Gli ecosistemi possono costituirsi sia a livello privato che pubblico o tramite una combinazione di soggetti pubblici e privati. In particolare, nel caso delle pubbliche amministrazioni italiane è indubbio che debbano collaborare tra loro e con attori privati che forniscano servizi complementari o che utilizzino al proprio interno i servizi delle strutture pubbliche.
  • Il concetto di federazione
    Proprio perché esistono diverse tipologie di ecosistemi, è vitale che essi possano essere interconnessi e interoperare in federazioni di ecosistemi, esattamente come è successo nel caso di Internet è un sistema per “inter-connettere” una molteplicità di “net” autonome. Per esempio, l’ecosistema di Cargo City può beneficiare di alcuni servizi di E015 e viceversa. Così come E015 potrebbe beneficiare di alcuni servizi sviluppati per l’ecosistema interno di una azienda o di una amministrazione. Ciò richiede una armonizzazione nei principi, nelle regole e negli standard dei diversi ecosistemi, proprio come è successo nel caso di Internet, senza che ciò obblighi ad avere le stesse soluzioni tecnologiche.

Il Progetto IDEA

Poste Italiane è un complesso operatore e fornitore di servizi che integra al proprio interno una molteplicità di realtà e strutture operative. Al tempo stesso, i propri servizi devono poter essere integrati e combinati con quelli di altri attori, siano essi fornitori di servizi complementari o gli utenti finali stessi (aziende e cittadini). È per questo che il concetto di ecosistema e API Economy è per Poste Italiane vitale e strategico.

Per rispondere a queste sfide, Poste Italiane ha avviato un profondo percorso di innovazione che vede, tra gli altri passaggi, anche la creazione di strumenti di supporto alla creazione di ecosistemi digitali basati su API Economy. In particolare, il progetto IDEA definisce un marketplace dove è possibile esporre API e aiutare gli sviluppatori a selezionarle e integrarle all’interno delle proprie soluzioni applicative. È quindi uno strumento che vuole indirizzare il sesto punto discusso in precedenza.

  • È un investimento di lungo periodo che peraltro non richiede di per se stesso ingenti risorse economiche:
  • È innanzi tutto un investimento intellettuale e organizzativo prima ancora che tecnologico.
  • È clonabile e replicabile in una molteplicità di contesti/ecosistemi diversi.
  • È uno strumento abilitante l’obiettivo di medio-lungo periodo e cioè la cooperazione concertata tra soggetti indipendenti.

Conclusioni

L’API Economy e lo sviluppo di ecosistemi definiscono il nuovo terreno di confronto e di sviluppo nel mondo dell’innovazione digitale. Esse hanno infatti un impatto su tutti i livelli del problema:

  • Concezione dei sistemi informatici e delle relazioni tra i diversi attori del mercato.
  • Finanziamento dell’innovazione e modelli di business secondo i quali remunerare gli investimenti.
  • Modelli di gestione e governance di processi e sistemi complessi.

Per fare tutto ciò, paradossalmente, non sono richiesti ingenti investimenti, quanto un radicale cambio di mentalità e un approccio di sistema di tipo coopetitivo: si collabora nella definizione di un “level playing field” comune e neutrale; si compete nella fornitura dei servizi e nello sviluppo del mercato. Per realizzare tutto ciò, serve quindi una governance tecnologica e strategica forte, in grado di indirizzare il processo di innovazione e garantire convergenza e neutralità di queste strategiche iniziative di sistema.

È questa, oggi, la sfida della modernità.

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