Nuove tutele consumatori per spingere la moneta elettronica: le proposte Adoc

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Detrazioni fiscali progressive in base all’ammontare di spesa effettuato con moneta elettronica e riduzione, se non la completa eliminazione, dell’imposta di bollo dell’estratto conto della carta. Queste alcune delle proposte lanciate, vediamole nel dettaglio

7 Marzo 2016

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Roberto Tascini, presidente Associazione difesa orientamento consumatori

Ogni cittadino italiano, annualmente, effettua circa 68-70 pagamenti elettronici, contro la media di 188 dell’Unione Europea e i 250 di Francia, Olanda e Belgio. Questo nonostante siano aumentate di circa il 10% le operazioni di pagamento elettroniche, tra cui i pagamenti via internet, cresciuti del 30%. E nonostante la accertata crescita di carte prepagate o di debito, in media del 10% l’anno, permane un utilizzo massivo del contante, dato che molte delle operazioni effettuate con queste carte si riferiscono a prelevamenti di contante via ATM. Permane quindi una difficoltà di utilizzo dovuta a molteplici fattori, siano essi di tipo tecnico, economico o sociale.

Secondo l’Adoc le principali difficoltà che si incontrano nella diffusione della moneta elettronica sono:

    • Scarsa accettazione, ad oggi, di tali strumenti di pagamento nella Pubblica Amministrazione e nei piccoli esercizi
    • Insufficiente cultura digitale di cittadini e imprese
    • Diffidenza nell’utilizzo, per paure di truffe e violazione della privacy
    • Difficoltà tecnica di utilizzo, in particolare per le categorie più deboli come anziani
    • Ridotta velocità di connessione alla rete (ci sono ancora intere aree periferiche non coperte neanche da reti a bassa velocità, anche nelle grandi città spesso ci sono “blackout” di banda che rendono impossibile utilizzare i POS)

    Vediamo nel dettaglio punto per punto.

    Moneta elettronica e PA

    Una delle più gravi e radicate criticità allo sviluppo dei pagamenti elettronici risiede nella scarsa presenza di POS presso le strutture della Pubblica Amministrazione , sia a livello nazionale che locale. Oggi il pagamento in forma elettronica non è accettato, o è accettato in sporadici casi presso Asl, ospedali, scuole, uffici pubblici, etc. Considerando l’enorme mole di operazioni economiche che si effettuano presso tali strutture, nonché gli strategici risvolti culturali legati ad un ipotetico cambiamento in tal senso, è evidente come questa situazione costituisca un forte handicap alla diffusione della moneta elettronica. Se si riuscisse a sbloccare questo impasse che, ce ne rendiamo conto, richiede tempo, impegno e organizzazione capillare, ne gioverebbero sia l’utente sia l’intero sistema burocratico, con enorme risparmio sia in termini di costi, sociali ed economici , che di tempo, favorendo l’attività delle amministrazioni e rafforzando il legame fiduciario con i cittadini, oggi molto labile.

    Scarsa cultura digitale e diffidenza

    La scarsa cultura digitale è una delle principali cause che impediscono una corretta diffusione della moneta elettronica. In questo senso potrebbe rivelarsi estremamente utile prevedere percorsi di alfabetizzazione digitale finanziaria, di concerto con le Associazioni dei consumatori , che informi correttamente i consumatori sui vantaggi dei pagamenti elettronici. Una soluzione che l’Adoc sta cercando di portare avanti, anche attraverso la collaborazione con Istituti bancari. Scarsa cultura digitale che è anche concausa di una radicata diffidenza verso l’utilizzo di tali strumenti, tanto che non deve sorprendere il fatto che la carta prepagata rappresenti il maggior strumento elettronico di pagamento utilizzato. Nel 2013 si contavano circa 20 milioni di carte prepagate in circolazione, praticamente un cittadino su tre ne era in possesso. Ma è soprattutto una questione, per così dire, di costume piuttosto che tecnica, dato che proprio le carte prepagate, in quanto offrenti meccanismi di sicurezza e di identificazione meno strutturati delle altre carte, sono le carte più clonate. Ma è il timore di frodi sulla carta e in merito alla violazione della privacy a dominare lo status quo del consumatore . Sono due considerazioni non del tutto infondate ma che, se analizzate con accortezza e individuando soluzioni equilibrate tra tutela, costi e tracciabilità, possono essere superate.

    Normativa europea e commissioni d’interscambio

    Serve innanzitutto un quadro di riferimento normativo europeo , attraverso la realizzazione di un Testo Unico Bancario europeo e di un Testo Unico della finanza europeo, necessario per avere una certezza del diritto comune a tutti gli Stati membri. In questo senso si muovono la nuova proposta di Direttiva Europea sui Servizi di Pagamento e la proposta di Regolamento sulle commissioni d’interscambio, pubblicate nel 2013 , il cui obiettivo dichiarato è “contribuire ad un ulteriore sviluppo del mercato UE per i pagamenti elettronici, in cui i consumatori, dettaglianti e altri operatori di mercato potranno godere appieno dei vantaggi offerti dal mercato interno della UE”. In particolare, il Regolamento propone di fissare un tetto alle commissioni d’interscambio allo 0,2% del valore della transazione per le carte di debito, allo 0,3% per le carte di credito. Dato che la commissione d’interscambio rappresenta la parte più rilevante della commissione corrisposta dagli esercenti agli acquirer, una delle cause della scarsa diffusione delle moneta elettronica, una riduzione potrebbe favorire la crescita di questi strumenti di pagamento. A patto che questo non si traduca in un aumento dei costi sostenuti dai consumatori titolari della carta, per sopperire ai ridotti incassi derivanti dalle commissioni. Una situazione simile si è verificata in Spagna dove, a fronte di una riduzione delle commissioni d’interscambio pari al 51% per gli esercenti, in un quinquennio, si è registrato un aumento del 50% dei canoni annuali sostenuti dai titolari di carte, senza neanche un ritorno economicamente vantaggioso in termini di riduzione di prezzo di beni e servizi.

    Conciliazione Paritetica e Fondo di Garanzia

    C’è comunque la necessità di individuare soluzioni veloci all’insorgere di controversie nell’utilizzo di tali strumenti. Come Adoc crediamo che una conciliazione paritetica, specifica per questa tipologia, possa essere la soluzione più idonea, dato che la conciliazione è un comprovato e diffuso metodo di risoluzione extragiudiziale, in grado di assicurare rapidità, facilità e economicità sia per l’utente che per l’impresa. In questo senso potrebbe avviarsi un percorso di formazione degli operatori delle Associazioni dei consumatori, che li renda in grado di saper e poter rispondere con competenza e celerità alle nuove controversie che potranno insorgere.

    Inoltre, sempre rimanendo in tema di sicurezza, sarebbe opportuno che venisse creato uno specifico Fondo di Garanzia che tuteli gli utenti da conseguenze negative e economicamente svantaggiose legate all’utilizzo di tali nuovi strumenti. Pensiamo alle operazioni non autorizzate, agli smarrimenti, ai furti. Questo Fondo non solo costituirebbe un valido punto di riferimento “strutturale” dell’intero sistema di pagamento ma la sua stessa presenza aumenterebbe considerevolmente il livello di fiducia da parte dei consumatori avverso tali forme innovative.

    E-commerce e sviluppo piccole e medie imprese

    Secondo i dati dell’indagine NetRetail di Netcomm e Human Highway nel corso del 2014 si sono realizzate oltre 100 milioni di nuove esperienze di acquisto online , soprattutto tramite siti web ma con una costante crescita di acquisti via smartphone e tablet, in particolare per l’acquisto di App. Secondo l’indagine il 35% dei pagamenti per gli acquisti online è avvenuto tramite PayPal, il 26% tramite l’utilizzo di una prepagata mentre il 23% tramite carta di credito . Solo il 3% dei pagamenti è avvenuto tramite bonifico bancario. Il restante è avvenuto con saldo cash alla consegna. Un incremento della diffusione dei pagamenti elettronici che, ad ogni modo, ci fa rimanere indietro a livello europeo. Sempre nel 2014 gli acquirenti online sono stati oltre 16 milioni, per un giro d’affari di circa 15 miliardi di euro. Cifre imponenti che sottolineano l’importanza e la necessità delle diffusione della moneta elettronica come viatico per la crescita del commercio elettronico, potenzialmente in grado di ravvivare la stagnante situazione economica delle imprese . Difatti, un’integrazione più sinergica tra negozio fisico e virtuale permetterebbe di contrastare efficacemente il crollo dei fatturati del negozio tradizionale, in particolare per le piccole realtà, favorendo anche la competitività e la concorrenza .

    L’utilizzo di pagamenti con moneta elettronica, inoltre, contribuisce enormemente a ridurre il fenomeno dell’ evasione e dell’elusione fiscale, e a combattere il riciclaggio e la corruzione, grazie alla tracciabilità delle operazioni.

    Ulteriori vantaggi

    • Riduzione del costo del contante che, secondo stime della Banca d’Italia, ammonta a circa 8 miliardi di euro annui, di cui il 51% grava su imprese e famiglie;
    • Semplificazione contabile per banche, imprese e pubblica amministrazione e per i singoli cittadini. Anche se in quest’ultimo permane il rischio di una difficoltà di controllo, legata anche a un insufficiente cultura digitale, che potrebbe in una “overspending” con conseguente indebitamento;
    • Sviluppo del commercio elettronico e di nuovi modelli di business, in grado quindi di contribuire a far rientrare il fenomeno della disoccupazione, in particolare quella giovanile. Se consideriamo, inoltre, che attraverso l’e-commerce le nostre stimate produzioni artigianali, non solo enogastronomiche, possono rivolgere il loro sguardo verso il mercato internazionale, rafforzando non solo l’economia ma anche la stessa produzione Made in Italy

    Il futuro dei pagamenti elettronici, dal punto di vista puramente strumentale, è legato a determinati fattori: mobilità, usabilità, controllabilità.

    • La mobilità richiama necessariamente l’utilizzo degli smartphone come canale, strumento di pagamento , sia come terminale utilizzabile in remoto (distante dal punto vendita) alla stregua di un portafoglio elettronico o in prossimità, tramite lo sviluppo della tecnologia contactless o NFC (Near Field Communication). Quest’ultima soluzione potrebbe favorire il superamento dell’ostacolo dei micropagamenti, in quanto è utilizzabile anche per importi inferiori a 25 euro. Resta il problema, in questo caso, dell’interoperabilità tra dispositivi e la ricerca di uno standard comune che permetta alla maggior parte della popolazione di accedere a tale strumento senza eccessive difficoltà.
    • L’usabilità concerne la facilità d’uso dello strumento, che assicuri al contempo la massima sicurezza possibile sull’operazione effettuata. Uno strumento facile e rapido da usare, che garantisca il consumatore dall’insorgere di problematiche.
    • La controllabilità riguarda la possibilità, per il consumatore, di avere un costante monitoraggio, in tempo reale, delle attività eseguite.

    Senza contare che, come detto, gli smartphone già oggi rappresentano una parte importante delle transazioni economiche digitali, per quanto fortemente ancorate al settore delle App.

    Lo scenario fin qui delineato offre spunti di riflessione e proposte di soluzione che possono e devono essere affrontate: ai numerosi vantaggi, sopra elencati, che conseguirebbero dall’adozione massiva della moneta elettronica bisogna soppesare e eliminare prontamente ogni possibile svantaggio. E’ per questo che, dal punto di vista del consumatore, devono:

    • essere incrementate le misure di sicurezza pre e post operazione di pagamento, prevedendo, come detto, forme rapide ed economiche di risoluzione del contenzioso ;
    • essere adottate la massime linee di trasparenza verso il consumatore relativamente ai costi sostenuti per le operazioni, anche in merito ai costi di commissione ma soprattutto sui piani di rimborso rateale delle carte c.d. revolving (i cui tassi d’interesse arrivano in media al 16-17%, il doppio di quanto richiesto per i prestiti personali);
    • essere migliorate l’usabilità e la possibilità di utilizzo della moneta elettronica , anche per i pagamenti di piccolo importo e presso gli esercizi più piccoli;
    • essere adottate tutte le soluzioni possibili per includere nel mercato quella parte di popolazione che, ad oggi, per molteplici cause, è fuori da ogni discorso legato alla moneta elettronica.

    Inoltre sarebbe opportuno, al fine di favorire e incentivare la diffusione di pagamenti in formato elettronico, prevedere, sia per il consumatore che per l’esercente, detrazioni fiscali progressive in base all’ammontare di spesa effettuato con moneta elettronica e riduzione, se non la completa eliminazione, dell’imposta di bollo dell’estratto conto della carta.

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