Nuovo cad, al pettine i tanti nodi interpretativi: il confronto tra gli esperti

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Emergono i primi commenti e perplessità di esperti e amministrazioni, per l’incertezza interpretativa di alcune definizioni del nuovo Cad, a quanto è risultato al primo tavolo Documenti digitali di CantieriPA-Fpa. Tutti gli input pervenuti saranno messi a fattor comune da Fpa per arrivare a fine anno a un documento condiviso che raccolga le raccomandazioni da rivolgere al decisore politico

11 Ottobre 2016

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Eleonora Bove, FPA

Nuovo Cad, quante perplessità. I dubbi interpretativi degli esperti sono numerosi e riguardano molti aspetti del testo. Se n’è avuto conferma qualche giorno fa durante il primo incontro del tavolo Documenti digitali, organizzato da FPA nell’ambito del progetto I Cantieri della PA digitale.

Discussione fondamentale, dato che il testo di riforma del CAD – Codice dell’Amministrazione digitale, pubblicato in GU il 14 settembre ed entrato in vigore il giorno successivo, segna un vero e proprio passaggio dando indicazione di metodo e modalità per trasformare i processi amministrativi e l’interazione tra cittadino e pubblica amministrazione.

Secondo Giusella Finocchiaro, avvocato e docente di Diritto di internet e di Diritto privato presso l’Università di Bologna, nel nuovo Cad cambiano le definizioni di documento informatico e firma digitale, in quanto il legislatore ha disposto che il requisito della forma scritta è soddisfatto dal documento recante la firma elettronica semplice. Da qui ci si chiede se il requisito della forma scritta sia richiesto ad substantiam oppure ad probationem. Sul punto – secondo la Finocchiaro – il legislatore non ha dipanato i dubbi che erano stati sollevati in relazione alla versione presentata a inizio anno. Permangono infatti margini di incertezza circa la reale portata del requisito della forma scritta.

Sulle stessa tema anche Giovanni Manca, presidente Anorc, solleva delle perplessità soprattutto evidenziando la complessità del testo che può generare interpretazioni errate, e tra i vari elementi che richiedono attenzione nell’interpretazione inserisce anche la conservazione digitale e la PEC.

Sulla definizione di “conservazione” si sofferma anche Mariella Guercio, docente dell’Università La Sapienza, che la definisce “ambigua” e spera che l’auspicata ridefinizione sia pure parziale della regolamentazione tecnica possa essere di aiuto. Soprattutto perché bisogna cercare di pensare a sistemi interoperabili, in grado di comunicare tra loro e fondati su standard tecnici condivisi. Come segnala la Regione Friuli Venezia Giulia, intervenuta al tavolo, che ha portato la sua esperienza di Ente “ereditario” degli archivi provinciali. Ogni ente ha formato e conservato secondo proprie logiche non necessariamente condivise, condivisibili o comprensibili a chi poi è chiamato a prendersene carico.

L’auspicio in questo caso è l’individuazione di un interlocutore istituzionale in grado di dare pareri e indicazioni.

Tanti e diversi quindi gli spunti di riflessione portati da ogni partecipante al tavolo. Il confronto prosegue con un nuovo incontro l’8 novembre, in occasione del quale tutti gli input emersi in questa prima fase di confronto inizieranno ad essere sistematizzati. L’obiettivo è arrivare entro la fine dell’anno alla stesura di un documento condiviso di proposte da presentare al decisore politico, come è nello spirito di Cantieri PA.

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