Open Data pubblici, è flop: online solo il 41% dei dati previsti dall’Agenda nazionale
Dal monitoraggio bottom-up dell’Agenda nazionale di valorizzazione della PSI condotta dalla comunità Spaghetti Open Data viene fuori un quadro non confortante sullo stato degli Open data in Italia. Un monitoraggio “crowd” e imperfetto, necessario in assenza di un monitoraggio ufficiale
17 Giugno 2016
Matteo Brunati, civic hacker, tra i fondatori della comunità di Spaghetti Open Data
Per chi non lo sapesse in queste settimane di inizio estate è iniziato un percorso di confronto con il governo, le istituzioni e la società civile, rappresentata da oltre 70 diverse associazioni e realtà di vario genere. L’occasione è la stesura del terzo Action Plan previsto dall’Open Government Partnership a cui aderisce anche l’Italia, fin dal 2012.
Dopo il primo incontro del 6 giugno al Dipartimento della Funzione Pubblica, a cui ho partecipato come attivista della comunità di Spaghetti Open Data, ora stiamo per passare alla fase più operativa del lavoro. Ci saranno tre tavoli tematici, in cui si affronteranno le azioni che saranno inserite nella stesura del nuovo Action Plan:
- Trasparenza e Open Data;
- Partecipazione e accountability;
- Cittadinanza digitale e innovazione.
Come società civile abbiamo raccolto la sfida e ci siamo messi in ascolto, chiarendo fin da subito che avremmo avuto bisogno di alcune cose preliminari, prima di partecipare con competenze, tempo e risorse.
Ne abbiamo discusso in mailing-list, e abbiamo cominciato a lavorare sulle regole di ingaggio, su una sorta di contratto sociale che abbiamo condiviso con altre realtà, Wikitalia e OpenPolis tra le altre. Non è ancora chiaro il metodo di lavoro che sarà adottato nel corso del processo e i reali poteri delle parti in gioco, per non parlare del sito a supporto del Forum che dovrebbe essere reso disponibile in questi giorni. Detto questo, è comunque l’occasione per aggiornarsi e fare il punto sul rilascio dei dati con un monitoraggio che faciliti una risposta veloce e puntuale degli elementi mancanti.
Se mi chiedi di nuovo di partecipare ad una consultazione pubblica per definire quali sono i dati che la società civile vorrebbe vedere disponibili come Open Data, e non hai risposto in maniera adeguata a tutto quello che manca dalle dichiarazioni di intenti degli ultimi anni, posso solo alzarmi, e lasciare il tavolo. Non sei credibile, non ti credo, e ritengo inutile riformulare l’ennesima lista di dataset da aprire, quando non ho nessun modo di sfiorare il reale processo di apertura di quei dati. Come cittadino, e come attivista e professionista consapevole dell’importanza di innescare processi reali di apertura e di riuso di quel patrimonio informativo pubblico che tanto valore può creare, non ritengo utile continuare il dialogo. Il primo passo deve partire da una disamina chiara, trasparente e approfondita di cosa non ha funzionato nel rilascio dei dataset previsti.
Il monitoraggio bottom-up dell’Agenda Nazionale di valorizzazione della PSI
Abbiamo raccolto molte segnalazioni e dubbi in un documento condiviso, in vista del primo incontro dei tavoli di lavoro. Ci sono domande aperte non solo riconducibili a capire in quale stato siano gli Open Data non ancora aperti, ma anche relative al lavoro in atto da parte del comitato di pilotaggio OT11/OT2, che sta lavorando alle iniziative Open Data e Open Government collegate al PON Governance, vero riferimento da comunicare al meglio sia all’interno della Pubblica Amministrazione, che all’esterno. Anche perché è il veicolo per quelle risorse finanziarie che non devono essere sprecate, e deve essere riusato come fonte di conoscenza e di governance direttamente all’interno della PA, per un sano riuso a tutto tondo.
Parlando poi del rilascio degli Open Data, siamo partiti dal monitoraggio di quella roadmap di rilascio inserita nell’Agenda nazionale di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, e pubblicata nel 2014.
Un lavoro di monitoraggio nato da Stefano Sabatini, e condiviso in lista SOD oltre un anno fa, che abbiamo aggiornato nel corso dello scorso week-end. Il monitoraggio presenta due pagine:
- lo stato di pubblicazione dei dati della roadmap inclusa nelle pagine 15-20 dell’Agenda;
- lo stato di pubblicazione dei dati individuati dal piano nazionale del G8, presenti nella tabella nella seconda parte di pagina 20 dell’Agenda.
Diamo qualche valore: nel fondo pagina infatti ci sono le percentuali di compimento dei rilasci dichiarati. Ecco cosa ci raccontano:
- siamo passati dal 25% al 50% per il rilascio dei dati individuati dal piano nazionale del G8;
- dal 34% al 41% invece per quanto riguarda il rilascio dei dati presenti nella roadmap principale dell’Agenda.
Ovviamente è un monitoraggio crowd: è per sua natura imperfetto, e incompleto, oltre che senza una chiara metodologia alla base come invece può considersi l’Open Data Barometer, ma è un punto di partenza per iniziare il confronto. Il codice sorgente delle pagine HTML è pubblicato su GitHub, quindi è sempre possibile segnalare errori e integrare il report, tenendo tutto il processo completamente trasparente, e indipendente dalle istituzioni.
Potrebbe essere uno spunto utile anche per gestire quel famoso report di monitoraggio sullo stato della valorizzazione del patrimonio informativo pubblico mai pubblicato da AGID. Alcuni rilasci importanti che hanno aumentato le percentuali di completezza degli impegni sono stati:
- i dati ambientali relativi agli inquinanti, gestiti dall’agenzia ISPRA; (tra l’altro è stata approvata in questi giorni la riforma delle agenzie ambientali, potrebbe essere solo l’inizio per lavorare su moltissimi fronti aperti, come la mappatura dell’amianto incredibilmente ferma e incompleta anche a livello centrale, per dirne una);
- i dati sull’anagrafe delle scuole, aggiornati e geolocalizzati;
- i dati aperti da Infratel sul piano della banda larga e ultralarga;
- i dati sul patrimonio immobiliare pubblico curati dall’Agenzia del Demanio.
E’ sicuramente un monitoraggio molto semplificato e migliorabile, ma è un inizio utile a capire il dietro le quinte da parte di noi attivisti, e utile a mostrare la volontà delle comunità che giocano e lavorano con i dati di seguire i lavori, e esercitare una pressione costruttiva. Alcune cose migliorabili per una roadmap diversa: molte delle descrizioni dei dataset presenti nell’Agenda sono confuse o troppo generiche, raggruppano enti con titolarità non scontate sui dati indicati, e il grado di aggiornamento segnalato è quasi sempre del tutto disatteso.
Un ultimo promemoria: la partecipazione all’interno di un contesto di Open Government dovrebbe essere prima di tutto co-progettazione alla pari, frutto di una condivisione diffusa di competenze e conoscenze oggi nascoste nei meccanismi della burocrazia, e in quell’atteggiamento che si fatica a perdere di contrapposizione e polarizzazione delle parti, che ci portano sempre a ragionare su un noi e un loro, noi cittadini e attivisti, e loro istituzioni e parti della macchina amministrativa. Confido in un lavoro diverso per questo OGP Forum: un pizzico di ottimismo ci vuole sempre, no?