Open data? Un esempio così vicino e ancora così lontano

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La scorsa settimana vi avevo parlato di una ricerca della McKinsey sull’impatto dell’economia di Internet sullo sviluppo e la crescita. Oggi ci rivolgiamo invece alla più vicina Francia e vi racconto (e vi traduco) la circolare che il primo Ministro Fillon ha inviato per lanciare in tutta la PA francese il programma di Open data. L’esempio ci interessa perché segna una strada che saremmo in grado sin da oggi (oggi, non tra un anno) di applicare anche da noi.

8 Giugno 2011

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

La scorsa settimana vi avevo parlato di una ricerca della McKinsey sull’impatto dell’economia di Internet sullo sviluppo e la crescita. Oggi ci rivolgiamo invece alla più vicina Francia e vi racconto (e vi traduco) la circolare che il primo Ministro Fillon ha inviato per lanciare in tutta la PA francese il programma di Open data.
L’esempio ha una doppia valenza: da una parte viene da una nazione vicina a noi come legislazione e, in un qualche modo, anche come strutturazione dell’amministrazione; dall’altra si tratta di un Paese che non è stato all’avanguardia sugli open data come USA, UK, Australia, Nuova Zelanda ecc. ma sta anzi rincorrendo, usufruendo però con intelligenza dell’esperienza fatta dai battistrada. Ovviamente l’esempio ci interessa, quindi, perché segna una strada che saremmo in grado sin da oggi (oggi, non tra un anno) di applicare anche da noi.

Ma torniamo alla circolare che trovate tutta sul sito delle leggi francesi: ve ne riporto l’inizio. 

“Facilitare l’accesso online alle informazioni pubbliche, nell’intento di una maggiore trasparenza dell’azione dello Stato e del loro riutilizzo per favorire l’innovazione costituisce una priorità nella politica di Governo per la modernizzazione dello Stato e lo sviluppo dell’economia digitale. []
Lo sviluppo dell’economia digitale e dell’innovazione tecnologica costituisce un impegno fondamentale sia in termini di crescita e di occupazione, sia di competitività e di accesso alle informazioni. Accedendo liberamente ai dati pubblici di cui dispongono le amministrazioni, la comunità degli sviluppatori e degli imprenditori può creare nuovi usi e servizi applicativi innovativi. In tema di innovazione l’offerta crea spesso la domanda. Mettendo quindi a disposizione le informazioni pubbliche lo Stato partecipa alla costruzione della società digitale. Questa strategia di apertura dei dati pubblici (“Opena data”) si iscrive nell’obiettivo di governo per la politica industriale e per l’innovazione. 

La circolare passa poi a descrivere gli strumenti di questa politica che sono sostanzialmente due: un sito pubblico, che, ovviamente, si chiama “data.gouv.fr” e una struttura di missione dedicata (fatta per altro tutta da giovani : andate a vedere il loro blog) che si chiama “Etalab”.

Continuiamo a leggere la descrizione degli obiettivi del portale: 

“Data.gouv.fr” proporrà dei servizi online per rafforzare la trasparenza della vita pubblica e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni della Repubblica. Questi servizi daranno valore al lavoro delle amministrazioni, contribuiranno alla trasparenza dell’azione dello Stato e illumineranno il dibattito pubblico. Arricchiranno quindi la vita della nostra democrazia.
E’ quindi necessario che il portale “Data.gouv.fr” metta a disposizione liberamente, facilmente e gratuitamente il più grande numero di informazioni pubbliche. La politica del Governo per l’apertura di queste informazioni dovrà essere ben chiara e dovrà offrire a tutti i riutilizza tori la sicurezza giuridica necessaria per esercitare appieno il loro diritto.

Negli allegati e nelle specifiche tecniche si buttano poi giù i principi guida e i formati, si impone poi a tutte le amministrazioni di individuare un responsabile che interloquisca con la struttura di missione per rendere operativo ovunque il progetto.
Fantascienza? no davvero, siamo nell’ambito delle cose possibili, che costano poco, che aprono molte opportunità, che non fanno male a nessuno, tranne a quei funzionari pubblici, speriamo ormai molto pochi, che fanno del possesso delle informazioni la base del loro piccolo o grande potere.

Ce la faremo a seguire un esempio così alla nostra portata?

Vedremo. Intanto per chiudere vi segnalo un slides che Ernesto Belisario ha presentato in un’audizione presso il Ministro Brunetta.

Speriamo bene. 

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