PA digitale: calano gli investimenti, ma le città credono nella Smart City

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Gli Open data targati PA non arrivano al 40% e, in quei pochi casi, ci si limita “a mettere on line” i dati senza nessun servizio aggiunto. E’ invece l’incertezza normativa e il timore di buchi nella sicurezza che blocca l’utilizzo del Cloud computing, relegandolo a un 20%. L’indagine dell’Osservatorio Assinform sull’ICT segna il livello di informatizzazione della pubblica amministrazione, analizzando la dotazione infrastrutturale e applicativa degli enti pubblici.  Una fotografia del sistema Italia: amministrazioni Centrali e Locali ancora a compartimenti stagni, mentre più del 60% imbocca la strada della città intelligente.

21 Novembre 2013

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Eleonora Bove

Gli Open data targati PA non arrivano al 40% e, in quei pochi casi, ci si limita “a mettere on line” i dati senza nessun servizio aggiunto. E’ invece l’incertezza normativa e il timore di buchi nella sicurezza che blocca l’utilizzo del Cloud computing, relegandolo a un 20%. L’indagine dell’Osservatorio Assinform sull’ICT segna il livello di informatizzazione della pubblica amministrazione, analizzando la dotazione infrastrutturale e applicativa degli enti pubblici.  Una fotografia del sistema Italia: amministrazioni Centrali e Locali ancora a compartimenti stagni, mentre più del 60% imbocca la strada della città intelligente.

La spesa ICT complessiva della PA Centrale e Locale tra 2007 e 2013 mostra un calo medio annuo prossimo ai 3 punti percentuali, addirittura del 4,3% nel 2012, quando è risultata pari a 5.422 milioni di euro al netto delle spese per il personale e dell’IVA. E la digitalizzazione dei documenti? Solo l’11,5% dei documenti della PA Centrale è conservata in forma sostitutiva, meglio fanno i Comuni con un 31,8%. Questo in parte è quanto emerso dal 2° Osservatorio Assinform sull’ICT nella PA, l’indagine realizzata da Assinform con NetConsulting e Netics, il sostegno di Dedagroup, InfoCamere, Postecom, Telecom Italia e la collaborazione dell’Agenzia per l’Italia Digitale e Consip, che fornisce il quadro complessivo sullo stato di avanzamento dei processi di digitalizzazione e innovazione all’interno della Pubblica amministrazione italiana in tutti i livelli di governo: Centrale e Locale (Regioni, Comuni e Province). La ricerca fornisce anche un focus sulla Sanità.

Il documento si basa sulla rilevazione diretta di dati e informazioni quantitative e qualitative presso Dirigenti responsabili dei Sistemi Informativi appartenenti ai diversi livelli della PA. In numeri gli Enti coinvolti nell’indagine: 30 Enti Centrali e Ministeri; 21 Amministrazioni Regionali e Province Autonome; 300 Comuni e 32 Province; 10 assessorati regionali alla Sanità, 30 ASL e 20 tra aziende ospedaliere e policlinici universitari.

Prima di scendere nel dettaglio, diamo qualche dato positivo: le Regioni hanno accelerato la spesa ICT per la Sanità, proprio per colmare i gap presenti nel Piano di Sanità Digitale; il forte accentramento degli acquisti di beni informatici, in particolare hardware, conseguito grazie allo sviluppo del mercato elettronico e del ruolo di Consip nella gestione dello stesso; il progresso sul fronte dei servizi on line, soprattutto nei grandi Comuni e nella PAC.

Smart Cities

Il 63% dei Comuni con oltre 100.000 abitanti ha già in corso o prevede un Piano Comunale in ambito Smart City. Le principali aree di interventoriguardano prevalentemente Mobilità (Trasporto Pubblico Locale, Infomobilità) e gli interventi in ambito Energy Efficiency (sistemi di automazione e controllo in grado di gestire e ottimizzare i consumi energeticiall’interno degli edifici). Gli altri interventi programmati dai Piani dei Comuni riguardano soprattutto gliambiti della Sicurezza urbana e del Turismo. La scarsità di risorse finanziarie costringe le Amministrazioni Locali a ricorrere a fonti di finanziamento regionali, statali e comunitarie; solo nel 40% dei casi i Comuni riescono a finanziare parte dei progetti con risorse proprie.

Open data

La rilevazione ha evidenziato che gli enti pubblici che ad oggi hanno pubblicato dati in formato aperto, su datastore propri o di altre amministrazioni, risultano essere il 36,9% degli Enti Centrali, il 17,8 % dei Comuni, il 40,6% delle Province. L’ambito sembra essere ancora confinato alla mera pubblicazione di dati e, solamente in pochi casi, riscontriamo lo sviluppo di applicazioni web o mobile che forniscono servizi a valore aggiunto a cittadini e imprese. Solo il 22,2% degli Enti Centrali e il 28,7% deiComuni ha già sviluppato delle applicazioni basate su Open Data (principalmente nelle aree dei servizi dipubblica utilità e Turismo).

Cloud Computing

Gli Enti attribuiscono all’incertezza normativa, con particolare riferimento alla questione della sicurezza e protezione dei dati, la causa dello scarso utilizzo del Cloud Computing, pur riconoscendone la flessibilità, la possibilità di risparmio e di incremento performance. Nel dettaglio il 50% degli Enti Centrali dichiara di adottare/prevedere l’utilizzo di servizi di Cloud Computing,di cui solo il 20% rappresentano dei progetti di Cloud Computing già operativi. Si trattaprincipalmente di progetti Iaas (Infrastructure-as-a-Service) basati su modelli di tipo Private. Il 43% delle Amministrazioni Regionali dichiara di aver già adottato o prevede di adottare entrofine 2013 servizi di tipo Cloud, principalmente IaaS e SaaS (Software-as-a-Service). Oltre l’80% degli Enti Locali non prevede ancora l’adozione di servizi Cloud. Tuttavia è in lieve crescita, rispetto al 2011, la quota di enti che ha già avviato delle esperienze di utilizzo del Cloud Computing (circa il 13% sia dei Comuni sia delle Province). Si tratta principalmente dei Comuni di minori dimensioni, con un orientamento più marcato verso servizi di tipo SaaS (Office Automation e Posta Elettronica). Contenuto invece l’utilizzo nella Sanità pubblica italiana: solo il 34% delle ASL/AO dichiara di adottare o prevedere il ricorso a servizi Cloud. Ad oggi le esperienzepresenti sono limitate alla realizzazione presso alcune ASL/AO di cloud privati aziendali impiegati, in primo luogo, per il deployment di macchine virtuali. La situazione sembra avere margini di miglioramento, sono 12 infatti le Regioni e Province Autonome che, direttamente o attraverso le loro società in-house, prevedono degli specifici piani di diffusione del cloudcomputing in Sanità nel medio periodo (2014-2016).

Sanità elettronica

  • Anagrafe Sanitaria Unificata: 18 Regioni presentano un’Anagrafe unificata operativa e funzionante; tre Regioni si trovano ancora in fase di completamento (Lazio, Calabria, Sicilia).

  • Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE): solo in 4 Regioni il FSE è pienamente operativo (Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Provincia Autonoma di Trento), in 12 Regioni il FSE è ad oggi in fase sperimentale, mentre vi sono 4 Regioni in cui non è ancora stato intrapreso un progetto su questo tema (Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano, Umbria e Abruzzo).

  • Ricetta Elettronica: la situazione è frammentata nelle diverse regioni a causa della modalità di trasmissione delle ricette, che in alcuni casi (Abruzzo, Basilicata, Calabria,Campania, Molise, Sicilia e Valled’Aosta) si basa sul Sistema di Accoglienza Centrale di Sogei (SAC), mentre in altri su sistemi di accoglienza propri (Sistemi di Accoglienza Regionale). Sulle difficoltà di integrazione dei diversi sistemi incide anche la mancanza di un accordo con i MMG/PLS sulle fonti di finanziamento a cui attingere.

  • CUP: la maggioranza delle Regioni ha unificato la propria rete CUP attraverso diversi tipi di accentramento (CUP Unico, Federato o SovraCUP). Ad oggi solo 4 Regioni (Veneto, Puglia, Calabria e Sicilia) non hanno accentrato le reti di prenotazione, lasciando che ciascuna ASL si gestisca autonomamente.

La spesa ICT e investimenti

Si scriveva all’inizio dell’articolo di cali di spesa medi annui. Nel dettaglio la riduzione della spesa ICT è generalizzata a tutti i segmenti della PA, di cui la Pa Centrale detiene la quota più importante in termini di incidenza sulla spesa complessiva (52,8%). La componente maggiormente penalizzata è quella destinata agli investimenti sia IT sia TLC, se infatti cresce la quota della spesa corrente sulla spesa complessiva, quella degli investimenti passa nel 2012 nella PA Centrale al 40,5% per l’IT e al 14,3% per le TLC, nelle Regioni rispettivamente al 26% e al 18,1%, nei Comuni e nelle Province a quote ancora inferiori (compresi tra i 12,5% e il 14% e tra il 9% e il 7%).

La Sanità fa eccezione. Registra infatti un trend positivo, nonostante il gap tra il nostro Paese e la media UE in merito alla spesa ICT pro capite.

Dotazione tecnologica

Il livello di integrazione applicativa e delle basi dati risulta ancora modesto, con gli Enti della PA Centrale (PAC) che nel 58% dei casi non hanno basi dati integrate con gli altri Enti della PAC e nel 90% dei casi con le Amministrazioni Locali. Questo trova anche riscontro nell’elevata frammentazione dei data center: ben 4.000 su tutto il territorio italiano, con conseguenti duplicazioni di basi informative, spreco di capacità di elaborazione e problemi di interoperabilità e standardizzazione. A fronte di un incremento della disponibilità di connessione WiFi alle sedi centrali, prosegue limitatamente una progressiva estensione del WiFi anche alle altre sedi dell’amministrazione. Si registra un progressivo incremento dell’utilizzo di soluzioni Open Source, nell’ottica di razionalizzazione dei costi, con una diffusione maggiore in ambito infrastrutturale e middleware (Sistemi Operativi Server e di Rete).

Nell’ambito della telefonia, è in corso la progressiva migrazione degli enti al VoIP, ma anche in questo caso rallentata dai rinvii dei progetti di investimento che hanno caratterizzato il 2012.

Servizi on line e pagamenti elettronici

Nonostante si registri un miglioramento rispetto al 2011, il livello di interattività dei servizi on line della PA èlegato prevalentemente alla possibilità di scaricare documenti o modulistica. Lepratiche che vengono concluse online restano oggi una quota limitata e riguardano prevalentemente servizimessi a disposizione dai Comuni di dimensioni maggiori rispetto aglialtri enti. A livello comunale l’utilizzo online supera il 50% delle pratiche totali solo per sport, cultura e pratiche edilizie.

Apriamo una parentesi sulle Carte Regionali dei Servizi (CRS), strumento di autenticazione per l’accesso ai servizi on line. Nonostante a fine 2012, complessivamente, risultavano distribuite quasi 21 milioni di carte, nella maggior parte dei casi integrate con la tessera sanitaria, solo un quarto dei cittadini in possesso delle CRS usufruisce online dei servizi messi a disposizione dalla propria Regione.

Sul tema dei pagamenti elettronici, i cittadini rivelano ancora una scarsa attitudine ad utilizzare strumenti di pagamento elettronici, la percentuale arriva al 16% per quanto riguarda i Comuni: ad eccezione del pagamento di multe (il 50% delle sanzioni all’anno viene pagato da web). Maggiore propensione ai pagamenti elettronici è mostrata invece dalle imprese, soprattutto relativamente ai servizi legati al SUAP telematico (Sportello Unico delle AttivitàProduttive) e al pagamento di certificazioni (es. SCIA). Anche in ambito sanitario, la situazione non è migliore: ancora oggi il 69% delle ASL non offre la possibilità di effettuare il pagamento del ticket online.

 

E’ vero che sono stati fatti dei progressi in materia di servizi on line a cittadini e imprese, ma manca una visione integrata nell’erogazione dei servizi, ancora limitata al download della modulistica da compilare. Eccezioni esistono per alcuni Enti, come Inps e Agenzia delle Entrate. L’ICT non viene ancora considerato un driver per il cambiamento organizzativo e la razionalizzazione dei costi. Ancora meno le pubbliche amministrazioni che si stanno dotando di figure professionali ad hoc, come il CIO – chief information officer.

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