PagoPA, i prossimi passi per dare vantaggi concreti ai cittadini

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Se vogliamo che l’introduzione dei pagamenti elettronici si concretizzi in un effettivo aumento di efficienza, sicurezza e tempestività di riconciliazione dei pagamenti, dobbiamo chiederci come collegare in modo efficace i nostri sistemi generando il prima possibile, nell’ambito del processo, lo IUV e consolidando le posizioni debitorie dei cittadini

25 Gennaio 2016

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Cinzia Amici, Regione Marche

Sono anni che ne parliamo e finalmente siamo arrivati al dunque. Con il 31 dicembre 2015 abbiamo lasciato alle spalle l’anno vecchio e anche la scadenza per l’adesione obbligatoria per le Pubbliche Amministrazioni alla piattaforma PagoPA.

Il 2016 a questo punto ci attende ammiccante tra attivazione dei servizi, modifiche ed integrazioni del CAD volte ad assicurare che la PA sia in grado di ricevere “qualsiasi modalità di pagamento” incluso il credito telefonico (art. 1, L. 124/2015), diffusione del Bitcoin e le novità che introdurrà l’attuazione della direttiva europea sui servizi di pagamento (la c.d. PSD2).

L’entusiasmo tuttavia non sembra pervadere la gran parte dei nostri enti per cui queste cose risultano ancora lontane dalla vita quotidiana specialmente per gli enti più piccoli (il 69,71% dei nostri comuni ha meno di 5.000 abitanti e raramente ha personale con competenze digitali). Anche chi ha aderito, non tutti peraltro, dà risposte diverse, più o meno puntuali su come intende attuare i piani di attivazione dei servizi cercando di spendere ovviamente il meno possibile.

Nessuna paura, siamo sopravvissuti alla fatturazione possiamo farlo anche con i pagamenti: ma con che costi? Intendendo per costi non solo quelli diretti necessari all’adeguamento dei sistemi, ma anche quelli indiretti legati al mancato ammortamento degli investimenti in termini di automatizzazione dei processi e risparmio di ore uomo dei dipendenti in caso di informatizzazioni non ottimali.

Le modalità di realizzazione e di messa a disposizione dei servizi sono molteplici e non solo in riferimento ai modelli di pagamento implementati da PagoPa, ma anche, evidentemente, in relazione a come vengono realizzati e soprattutto al grado di integrazione con il backoffice degli enti.

Se vogliamo che l’introduzione dei pagamenti elettronici si concretizzi non solo in una possibilità in più per i cittadini, ma anche in un effettivo aumento di efficienza delle nostre amministrazioni in termini di sicurezza e tempestività di riconciliazione dei pagamenti, dobbiamo chiederci come collegare in modo efficace i nostri sistemi generando il prima possibile, nell’ambito del processo, lo IUV (identificativo univoco di versamento) e consolidando le posizioni debitorie dei cittadini. A questo sforzo di visione complessiva del processo di pagamento dobbiamo affiancare la incrollabile fede nella integrazione dei sistemi e quindi, per i modelli di pagamento che prevedono l’utilizzo da parte del cittadino del portale web, privilegiare soluzioni che, interagendo con i vari sistemi degli enti, possano gestire in modo unitario per l’ente l’integrazione verso il nodo nazionale PagoPa e la “user experience” degli utenti.

In questo senso ci vengono incontro le iniziative di varie Regioni (tra cui Marche ed Emila-Romagna ad esempio) che mettono a disposizione dei propri enti, secondo modelli di “Shared Services”, delle piattaforme in grado di consentire ai cittadini di effettuare pagamenti on line attraverso l’utilizzo di carrelli e funzioni già diffuse nell’uso comune, di gestire il colloquio con nodo nazionale, la riconciliazione del pagamento e l’archiviazione delle ricevute digitali di pagamento.

L’augurio è che l’avvio del pagamenti elettronici sia colto come effettiva possibilità di sperimentare e realizzare modelli di collaborazione di Cloud Computing tra gli enti pubblici concentrandoci, nel rispetto delle autonomie locali e della concorrenza di mercato, nel razionalizzare e mettere a sistema i nostri sistemi con lo sguardo rivolto alla definizione di strategie di Government Cloud di lungo periodo.

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