PanelPA “G-Cloud: la PA è pronta ad andare sulla “nuvola”?”
Il G-cloud (Government-cloud) è il cloud computing per la PA e può aiutare, se usato con accortezza, a risolvere alcuni tra i più importanti punti critici dei sistemi informativi pubblici. Il G-cloud non è soltanto un’opzione per l’approvvigionamento di servizi tecnologici: si tratta di un cambio di paradigma che può rappresentare il fattore abilitante di un nuovo modello di erogazione del valore pubblico alla collettività. Il passaggio a questo nuovo sistema, insieme agli innumerevoli vantaggi, prevede però anche un certo numero di criticità da affrontare. Con il nostro Panel abbiamo cercato di capire quanto gli iscritti alla nostra community conoscano questo tema e quale percezione abbiano sulle opportunità e sui rischi che il paradigma G-cloud apre alle amministrazioni pubbliche, ma anche sulle cause che rallentano questo passaggio alla “nuvola”.
10 Aprile 2012
Michela Stentella
Il Cloud computing è un modo di usare l’informatica in cui capacità flessibili e scalabili (parliamo di dati e informazioni, di software, ma anche di piattaforme e di infrastrutture hardware) possono essere fornite su domanda come un servizio. Si chiama “cloud”, ossia nuvola, perché tali servizi, dati e opportunità non risiedono presso i server dell’azienda o dell’amministrazione che ne fruisce, ma presso server dislocati, a volte multipli, spesso anche molto lontani fisicamente: su una nuvola appunto.
Il G-cloud (Government-cloud) è il cloud computing per la PA e può aiutare, se usato con accortezza, a risolvere alcuni tra i più importanti punti critici dei sistemi informativi pubblici. Il G-cloud non è soltanto un’opzione per l’approvvigionamento di servizi tecnologici: si tratta di un cambio di paradigma che può rappresentare il fattore abilitante di un nuovo modello di erogazione del valore pubblico alla collettività. Il passaggio a questo nuovo sistema, insieme agli innumerevoli vantaggi, prevede però anche un certo numero di criticità da affrontare.
Abbiamo cercato di capire quanto gli iscritti alla nostra community conoscano questo tema e quale percezione abbiano sulle opportunità e sui rischi che il paradigma G-cloud apre alle amministrazioni pubbliche, ma anche sulle cause che rallentano questo passaggio alla “nuvola”.
Sono 1.165 le interviste valide del PanelPA[1], che si è svolto dal 26 marzo al 5 aprile 2012.
Ecco una sintesi dei risultati.
Come già in occasione del precedente Panel, dedicato agli Open data, anche in questo caso emerge una conoscenza ancora scarsa sul tema oggetto dell’indagine: infatti dei partecipanti al Panel G-Cloud (il 75% dei quali tra l’altro appartiene al settore pubblico) solo il 9% dichiara di avere una conoscenza approfondita del tema, appena il 25% buona, il 36% sufficiente e il 30% addirittura scarsa. Eppure il Cloud computing è al centro delle politiche per l’innovazione in Italia e in Europa: è uno dei punti cardine dell’Agenda digitale del governo Monti, è stato oggetto nel maggio 2011 di una consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea e il 21 marzo scorso si è svolta a Bruxelles “The 2012 European Cloud Computing Conference”.
Per continuare a riflettere e a confrontarsi sulle opportunità sullo stato dell’arte, sulle opportunità e sui rischi del cloud per la PA il 18 maggio prossimo a FORUM PA 2012 si terrà la “Seconda giornata nazionale sul g-cloud”.
Il cloud computing per la PA costituisce…Un approccio interessante ma non ancora maturo, secondo il 44% del nostro Panel. Il 36% è più entusiasta e lo considera una vera rivoluzione, mentre secondo l’11% si tratta di una semplice alternativa ai sistemi hardware e software “tradizionali”. Solo per il 2%, infine, il G-Cloud è una “moda passeggera”.
Quali vantaggi dal cloud per la PA? Abbiamosuddiviso in tre categorie i possibili benefici che la PA potrebbe ottenere dal passaggio al cloud computing. Vantaggi di tipo economico, come il risparmio sull’acquisto, l’installazione, la manutenzione e la dismissione di hardware e software e la flessibilità e scalabilità delle soluzioni, grazie alla possibilità di richiedere on demand maggiori risorse e servizi in caso di necessità. Poi vantaggi di tipo tecnologico, grazie a dati e applicazioni sempre accessibili on line e su device diversi quali smartphone, netbook, portatili o pc desktop; e grazie anche alla possibilità di usufruire di assistenza 24 ore su 24 e di piani di disaster recovery. E, infine, vantaggi di tipo organizzativo, quali la razionalizzazione dell’infrastruttura IT; la possibilità di lavorare in modo più efficiente, anche a distanza, e di adattare velocemente soluzioni e servizi al crescere delle esigenze; lo snellimento delle attività amministrative grazie allo spostamento all’esterno delle applicazioni non “core” dell’amministrazione. A questo punto abbiamo chiesto al nostro Panel di mettere in ordine di preferenza queste tre risposte, assegnando ad ognuna di esse un valore da 1 a 3. I punteggi ottenuti ci descrivono quasi un ex aequo: a pesare leggermente di più è per il nostro Panel l’aspetto organizzativo, con il 38% delle preferenze; seguono, ma distaccati di poco, gli aspetti economici (33%) e, infine, quelli tecnologici (29%).
Quali vantaggi per il sistema Paese? Per il 50% del nostro Panel grazie alla diffusione del G-Cloud si avrebbe una PA più efficiente, in quanto sarebbero favorite la progettazione condivisa, una governance unitaria, l’ammodernamento dei sistemi informativi e la cooperazione applicativa. Un altro vantaggio per il sistema Paese, indicato dal 32% del Panel, sarebbe la creazione di un nuovo sistema di fruizione dei servizi pubblici grazie a un modello di ICT condivisa, capace di erogare servizi on line a tutti tramite applicazioni fisse e mobili dedicate. Molto distaccati, invece, gli aspetti economici: solo il 12% indica come conseguenza positiva del G-Cloud il risparmio di risorse economiche e, addirittura, solo un residuo 4% la creazione di nuove imprese.
Gli ostacoli. Sei vantaggi del G-Cloud coprono uno spettro così ampio, cosa ne ostacola ancora l’adozione su larga scala da parte della PA? Anche in questo caso abbiamo chiesto di mettere in ordine di preferenza le possibile risposte, proponendo stavolta 4 categorie di “ostacoli”: di tipo tecnologico (limiti della rete internet da cui si dipende completamente per accedere ai servizi; problemi di interoperabilità; garanzie insufficienti in termini di back up dei dati e business continuity …); di tipo contrattuale/normativo (mancanza di garanzie legali e contrattuali “standard”; problemi di sicurezza e privacy dei dati, anche sensibili, dei cittadini …); relativi al mercato (non c’è ancora un mercato maturo in grado di rispondere a tutte le particolari esigenze poste dalla PA); di tipo organizzativo/culturale (resistenze delle amministrazioni alla “circolazione” delle informazioni al di fuori della propria organizzazione; mancato adeguamento dell’organizzazione interna in quanto a procedure e conoscenze; timori legati alla completa dipendenza da un provider esterno e alla perdita del pieno controllo su dati e procedure; difficoltà nel valutare in maniera adeguata i vantaggi e i rischi di questa scelta e l’adeguatezza del contratto di fornitura dei servizi…).
Sono proprio questi ultimi a prevalere, con il 35% delle preferenze, seguiti dagli ostacoli di tipo contrattuale/normativo (28%). Gli aspetti tecnologici ottengono un 20% di preferenze e quelli relativi al mercato solo un 17%. Secondo il nostro Panel, quindi, il mercato è pronto e le tecnologie ci sono (potremmo aggiungere, ci sono già da tempo)…quello che manca è l’approccio adatto ad accettare il cambiamente e un quadro normativo/regolamentare in cui questo cambiamento possa inserirsi con le necessarie certezze.
Le proposte. Abbiamo chiesto al nostro Panel di indicarci quale intervento potrebbe agevolare la diffusione del G-Cloud. Secondo il 44% del nostro Panel è l’interoperabilità il primo nodo da sciogliere: si devono quindi fissare (assieme alle società fornitrici di soluzioni cloud) standard e regole in materia di interoperabilità. Segue – ma distaccata, con il 28% delle preferenze – l’opzione “investire nella banda larga” e subito dietro, con il 20%, l’esigenza di lavorare a un impianto regolamentare omogeneo a livello europeo.
Se poi si guarda in particolare al nostro Paese e si chiede come intervenire per aiutare la PA a fare un vero e proprio salto di qualità nell’adozione del G-Cloud, il nostro Panel indica quasi a pari merito queste azioni: la definizione da parte di un organismo tecnico di standard e criteri in grado di rendere semplice e sicuro questo passaggio (38%) e la definizione di una normativa a livello centrale, che regolamenti il passaggio di tutte le risorse hardware e software verso la modalità cloud (31%). Si sente, quindi, la necessità di indicazioni e regole chiare e omogenee, che siano un punto di riferimento per tutte le realtà coinvolte nel passaggio “alla nuvola”.