PDND: quando l’incrocio dei dati può semplificare e cambiare la vita delle persone

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La maggior parte degli enti pubblici gestisce ancora oggi dati e informazioni in maniera poco strutturata, aperta e interoperabile. Questo ne rende difficile la condivisione sia tra amministrazioni che con cittadini e imprese e rappresenta un ostacolo alla semplificazione e all’automatismo nell’erogazione dei servizi. Un passaggio epocale dovrebbe arrivare con la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), finalmente resa operativa grazie al PNRR

21 Ottobre 2022

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Andrea Tironi

Project manager Digital Transformation, Consorzio.IT

Photo by Taylor Deas-Melesh on Unsplash - https://unsplash.com/photos/-LbfmzvNHPM

La prossima “mega trasformazione” della pubblica amministrazione, un vero salto quantico, potrebbe essere data dall’attivazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND). Questo passaggio cambierà la vita delle persone e delle imprese: si passerà (ci auguriamo) dal dato inserito al dato da certificare, dalla richiesta di un servizio all’erogazione per diritto di un servizio.

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I dati pubblici sono un bene comune e una risorsa del Paese in grado di produrre valore migliorando i servizi, creandone di innovativi e contribuendo a creare nuovi modelli di business, competenze e posti di lavoro. Oggi la maggior parte degli enti pubblici gestisce dati e informazioni in maniera poco strutturata, aperta e interoperabile, ciò ne rende difficile la condivisione sia tra amministrazioni che con cittadini e imprese.

La condivisione dei dati dovrebbe portare alla semplificazione degli inserimenti di informazioni da parte di cittadini e imprese, e all’automatismo nell’erogazione di servizi. Abbiamo visto ad esempio con il cashback come la comunicazione tra mondo bancario e PA abbia permesso l’erogazione di un beneficio senza l’intervento del cittadino; o nel caso del green pass come l’interoperabilità tra sistema sanitario e sistema digitale abbia permesso di avere sul proprio smartphone lo storico delle vaccinazioni e i green pass sempre aggiornati.

Le iniziative attualmente in piedi mirano a:

  • migliorare il modo in cui sono generati e gestiti i dati pubblici;
  • creare servizi pubblici incentrati sul cittadino supportati dall’interoperabilità fra enti;
  • migliorare il processo decisionale delle istituzioni;
  • supportare le imprese e la ricerca scientifica, sviluppando una moderna economia dei dati.

Come realizzare tutto questo? Attraverso la definizione di un’Agenda Nazionale Dati (AND), la collaborazione con AgID alla stesura di linee guida e del Modello di Interoperabilità e alla supervisione dell’implementazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), che renderà possibile l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di servizi pubblici.

I cittadini e le imprese potranno accedere a servizi sempre più semplici, immediati e intelligenti, basati su informazioni condivise e costantemente aggiornate, potendo godere a pieno dei propri diritti digitali.

La PA può iniziare a trasformare i propri servizi e beneficiare di una maggiore razionalizzazione, sicurezza ed efficienza della spesa IT.

Disporre di grandi quantità di informazioni abilita la PA all’utilizzo di strumenti di analisi che permettono di migliorare il processo decisionale, progettare interventi in modo più efficace e definire politiche più efficienti e personalizzate.

I dati inoltre aprono mercati completamente nuovi e stimolano la domanda di forza lavoro altamente qualificata. Una adeguata Agenda Nazionale Dati, accompagnata da idonei strumenti, consentirà alle aziende e alle organizzazioni di innovarsi, sperimentare nuove occasioni di business, e aumentare la propria produttività.

Nella relazione di fine Governo Draghi relativa allo Stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si parla di PDND come segue:

La misura “M1C1 – Sub-investimento 1.3.1: Piattaforma nazionale digitale dei dati“prevede lo sviluppo di una “Piattaforma Digitale Nazionale Dati” (PDND) che dovrà garantire l’interoperabilità dei dataset tramite un catalogo centrale di “connettori automatici”, le cosiddette API (Application Programming Interface), pubblicati e utilizzabili da tutte le amministrazioni centrali e locali. Tale misura prevede un investimento di 556 milioni di euro ed è il prossimo macrotassello della Strategia Italia Digitale 2026.

Una volta realizzata, la piattaforma garantirà l’interoperabilità dei dataset grazie al catalogo API condiviso, nonché alla loro descrizione semantica. La piattaforma dovrà essere conforme al diritto dell’Unione europea. Lo scadenziario delle attività è il seguente.

La misura è articolata in tre componenti:

  • Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)
    • Lo sviluppo della piattaforma è stato affidato a PagoPA, quale soggetto realizzatore, mediante sottoscrizione di una convenzione;
    • Per l’avvio è previsto il coinvolgimento di amministrazioni pilota attraverso la realizzazione di una Proof of Concept (POC) nell’utilizzo della piattaforma; la realizzazione di una Proof of concept, agevolando l’individuazione di eventuali criticità relative alla fase di implementazione ed esercizio della PDND, abiliterà successivamente la definizione dell’architettura software e dell’infrastruttura della Piattaforma, al fine di garantire il raggiungimento dei requisiti, la manutenibilità, l’affidabilità e l’efficienza della stessa.
  • Catalogo Nazionale Dati
    • Per la piena realizzazione della PDND è prevista l’implementazione, a livello centrale, di un Catalogo Nazionale Dati, per la realizzazione di:
      • mappatura delle banche dati e dei flussi informativi,
      • documentazione di schemi di dati, progettazione e sviluppo di ontologie,
      • pianificazione, progettazione, sviluppo e distribuzione del catalogo.
  • Coinvolgimento delle Pubbliche amministrazioni
    • Ai sensi dell’articolo 50-ter del Codice dell’amministrazione digitale, sono in fase di individuazione le basi dati di interesse nazionale (allo stato attuale complessivamente 34, afferenti a 17 Pubbliche amministrazioni centrali) e si sta avviando un primo coinvolgimento di alcune di queste amministrazioni per la sperimentazione della Piattaforma. In particolare sono in corso accordi con il Ministero dell’interno – Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile per la realizzazione dell’interoperabilità dei sistemi di quest’ultimo Dipartimento e degli sportelli unici per le attività produttive attraverso la PDND; Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) per l’Interoperabilità E-Service dell’Autorità Nazionale Anticorruzione; l’accordo attualmente agli organi di controllo; INPS per la realizzazione del progetto “Welfare as a Service” che prevede lo sviluppo di un unico punto di accesso centralizzato a un vasto insieme di dati riguardanti il dominio del welfare, attraverso la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND);  il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per la realizzazione dell’intervento “interoperabilità della direzione generale per la motorizzazione”; il Ministero dell’Istruzione per la realizzazione dell’intervento “Anagrafe nazionale dell’istruzione (“ANIST”)”.

Proprio di questi giorni è la notizia della pubblicazione del portale di progetto, con la possibilità di inviare l’accordo di adesione.

E per non farci mancare niente, è di ieri sera (20.10.2022) la pubblicazione dell’avviso 1.3.1 (notizia delle notizie) aperto ai Comuni!

I comuni dovranno aprire da 2 a 6 API, in base alla dimensione del comune, aderenti a PDND e registrando gli endpoint. La premialità varia da 10.000 euro circa a oltre 400.000 per i comuni più grandi. Tempo di affidamento da 3 a 6 mesi, esecuzione 6 mesi. Si tratta di un’opportunità di “realizzare l’interoperabilità” o il risultato sarà “un minestrone di API”? Gli sviluppi sono certamente da seguire, intanto per dettagli sull’Avviso è possibile leggere questo approfondimento tecnico.

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