Perché il wi-max dovrebbe essere la soluzione?
La IX Commissione Permanente della Camera (Commissione Valducci) sostiene che l’investimento su un elemento anticiclico come la connettività può essere una leva per superare il digital divide. L’orizzonte di riferimento appare condiviso da politici, amministratori e operatori di settore, ma diverse sono le tecnologie e gli approcci caldeggiati. FORUM PA si offre come spazio di confronto sul tema e di incontro tra le esigenze degli amministratori locali e le soluzioni sul mercato. Dalla voce di Fabio Panunzi Capuano, Responsabile delle Strategie e Business Development, il contributo di Linkem, azienda nata nel 2001 con l’obiettivo di realizzare reti wireless per servizi di connettività internet.
11 Marzo 2009
Tommaso Del Lungo
La IX Commissione Permanente della Camera (Commissione Valducci) sostiene che l’investimento su un elemento anticiclico come la connettività può essere una leva per superare il digital divide. L’orizzonte di riferimento appare condiviso da politici, amministratori e operatori di settore, ma diverse sono le tecnologie e gli approcci caldeggiati. FORUM PA si offre come spazio di confronto sul tema e di incontro tra le esigenze degli amministratori locali e le soluzioni sul mercato. Dalla voce di Fabio Panunzi Capuano, Responsabile delle Strategie e Business Development, il contributo di Linkem, azienda nata nel 2001 con l’obiettivo di realizzare reti wireless per servizi di connettività internet.
Il rapporto tra le tecnologie disponibili e la loro diffusione è sbilanciato, eppure proprio questo proliferare di soluzioni potrebbe essere la soluzione al digital divide, attraverso un mix di tecnologie, in cui al wi-max spetta un compito fondamentale: garantire la connettività dove è più difficile arrivare per le tecnologie tradizionali.
“Le cause del digital divide in Italia – spiega Panunzi – sono di diverso tipo. Sotto un certo punto di vista si tratta di cause industriali, cioè relative a investimenti che hanno tradizionalmente attribuito priorità alle zone più fortemente popolate, per ovvi motivi economici. Esiste però anche un problema culturale che è indipendente dalla zona geografica. Noi pensiamo che in un tale contesto una tecnologia come il wi-max possa essere vincente, però siamo altrettanto convinti che per il Paese la soluzione migliore è in un mix di tecnologie”.
Perché il wi-max dovrebbe essere la soluzione?
Sappiamo che di per sé nessuna tecnologia rappresenta il rimedio a tutti i mali, ma il wi-max ha delle caratteristiche peculiari che la rendono più adatta a certi tipi di contesto. Innanzitutto, l’investimento nell’infrastruttura è più ridotto rispetto ad altre tecnologie (per es. l’adsl o la fibra ottica); in secondo luogo, in quanto tecnologia radio, il wi-max non ha bisogno di scavi, presentando così una notevole facilità di implementazione. Infine, tra i vantaggi del wi-max, va considerata la sua caratteristica di nomadicità, perché a differenza di altre tecnologie via cavo (ad esempio l’adsl), è un servizio fruibile ovunque vi sia copertura, proprio perché il dispositivo che consente l’accesso è portatile.
Come mai avete iniziato la copertura dalle città del Sud?
Linkem ha avviato i suoi lavori contemporaneamente in una città del nord e in una del sud (Brescia e Bari). Tuttavia, da un punto di vista di opportunità di business, è evidente che il Meridione abbia delle grosse potenzialità perché sotto alcuni aspetti è più carente di infrastrutture di accesso rispetto alle aree del nord. Insomma, la questione è se portare l’offerta di connettività dove c’è già domanda oppure provare a far crescere la domanda attraverso un’offerta adeguata. Linkem ha scelto la seconda strada con un investimento notevole di risorse e di lavoro al Sud.
Nella vostra esperienza quale è stato il rapporto con l’amministrazione?
Esattamente uguale a quello di tutti gli altri operatori telefonici. Difficile, perché purtroppo l’amministrazione (al singolare) non esiste. Ci troviamo a interloquire con amministrazioni che per loro natura e statuto sono diverse l’una dall’altra, e dettano regole che cambiano da regione a regione, da comune a comune. Abbiamo portato questa situazione alla nostra audizione alla Commissione della Camera chiedendo una rivisitazione delle regole regionali affinché si definisca univocamente l’intero processo, per facilitare tanto le pubbliche amministrazioni quanto i privati. In fondo l’obiettivo comune è creare una infrastruttura per il Paese, consapevoli che i servizi di IT e TLC sono una leva molto importante per il rilancio del sistema economico e finanziario.
Come mai gli operatori mobili sono rimasti fuori dalle gare per le frequenze wi-max?
In realtà sono rimaste fuori perché avevano già investito in tecnologie radio, diverse dal punto della tecnica, ma uguali dal lato utente, in primis l’UMTS. Investire nel wi-max per alcuni versi avrebbe significato investire in una tecnologia concorrente. In realtà io ritengo che parlare di concorrenza non sia corretto, e preferisco usare il termine complementare. Credo che wi-max e UMTS siano tecnologie diverse che vanno a concorrere su mercati molto vicini, ma non necessariamente in concorrenza. Sebbene in alcune aree ci può essere concorrenza diretta, sono convinto che il grosso valore da ricercare è la complementarietà delle due tecnologie.
Linkem in breve
Nata nel 2001, Linkem offre servizi di connettività internet con tecnologie senza fili. Nel 2004 Linkem ha istituito una business unit denominata Hot zone con l’obiettivo di realizzare infrastrutture di rete hyperlan. Nel 2008, partecipando alla gara pubblicata dal Ministero delle Comunicazioni per la messa a disposizione di diritti d’uso per la tecnologia del wi-max, Linkem ha acquisito 13 diritti d’uso corrispondenti a 13 regioni, al cui interno ha cominciato a sviluppare la propria rete. A ottobre 2008 ha lanciato il servizio commerciale a partire dai Comuni di Brescia e Bari. Attualmente Linkem sta sviluppando la propria rete in 5 regioni italiane.