Processo civile, l’addio alla carta è possibile: ecco a che punto siamo

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Da aprile 2015 a marzo 2016 sono stati depositati telematicamente quesi 7 milioni di atti. Ricorsi monitori, atti endo-procedimentali e atti introduttivi non hanno più la forma cartacea, non viaggiano più di mano in mano, ma nascono digitali: un importantissimo risultato

6 Maggio 2016

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Antonio Labate, Gruppo Informatico di Presidenza COA Roma

La giustizia sta vincendo la sua sfida con il processo telematico. A testimoniarlo i recenti dati pubblicati sul Portale dei Servizi Telematici che fotografano la situazione del settore civile a quasi due anni dalla sua obbligatorietà.

Da aprile 2015 a marzo 2016 sono stati depositati telematicamente 6.986.478 atti di cui 425.550 ricorsi monitori, 5.590.835 atti endo-procedimentali e 970.093 atti introduttivi. Non hanno più la forma cartacea, non viaggiano attraverso persone, file in cancelleria e spostamento di voluminosi faldoni ma nascono digitali e giungono in tribunale in via telematica. Difficile ora quantificare il risparmio di energie e risorse economiche, ma indubbiamente si tratta di un importantissimo risultato.

Il 42% di questi depositi sono stati effettuati dagli avvocati, il 15% dai curatori, il 14% dagli ausiliari e un ulteriore 29% tra custodi e delegati: 3.413.232 ovvero il 49% dei depositi nell’ambito del contenzioso e 1.543.607 ovvero il 22% nel settore delle esecuzioni.

Per quanto riguarda gli elenchi gestiti dal Ministero della Giustizia, necessari anche per le notifiche telematiche, occorre rilevare che il 92% degli avvocati iscritti ha indicato la PEC mentre solo il 54% delle Pubbliche Amministrazioni iscritte, 769, ha fatto lo stesso .

Sul fronte della magistratura si apprezzano gli sforzi di un progressivo abbandono della carta.

Nell’ultimo anno, infatti, i provvedimenti nativi digitali sono stati: 3.824.893 di cui 1.140.254 verbali di udienza 414.065 decreti ingiuntivi 255.961 sentenze. Molto interessante, a mio avviso, il dato relativo ai tempi di emissione dei decreti ingiuntivi al dicembre 2015. Il processo telematico ha consentito una significativa riduzione dei tempi di attesa nei distretti di Catania – 33 giorni con -22% rispetto ai 12 mesi precedenti l’obbligatorietà, Milano 30 giorni e -37%, Napoli 32 giorni e -36% e più virtuoso il Tribunale di Roma con 24 giorni e -49%.

In controtendenza il Tribunale di Ancona dove i giorni per l’emissione sono 18, ma in aumento del 25% rispetto al passato.

Per quanto riguarda le comunicazione telematiche ormai attivate in tutti i tribunali e Corte d’Appello e da pochi mesi anche in Cassazione, da aprile 2015 a marzo 2016 ne sono state consegnate 16.606.295 per un risparmio stimato di €58.000.000,00 ovvero di €1.500.000,00 al mese.

Il Ministero della Giustizia fa sapere inoltre che i propri sistemi rilevano ogni giorno circa 6.000.000 di accessi che hanno dati in tempo reale, atti di parte e provvedimenti dei giudici gratuitamente consultabili e scaricabili ove costituiti.

Un ultimo focus viene posto sui pagamenti telematici. Va ricordato che il pagamento telematico consente da una parte di non recarsi in cancelleria per produrre l’originale del CU eventualmente acquistato presso i rivenditori autorizzati ma soprattutto consente di effettuare il versamento di quanto dovuto sui conti di tesoreria con evidente deflazione della illecita pratica di riutilizzo del CU.

Furono questi i motivi che spinsero il Ministero della Giustizia a richiedere ai fornitori questa modalità di pagamento. La sperimentazione iniziò con doBank S.p.A, già UniCredit Credit Management Bank presso il Tribunale di Verona e di Poste S.p.A. presso il Tribunale di Verbania. Oggi collegandosi con il Portale dei Servizi Telematici o tramite il PDA Lextel è possibile effettuare il pagamento sia con carta di credito che con altri istituti bancari.

Da aprile 2015 a marzo 2016 sono stati effettuati 103.647 pagamenti per un totale di €21.127.767.

A dire il vero il numero mi sembra ancora abbastanza basso a fronte dei 425.550 ricorsi monitori e 970.093 atti introduttivi. Bisogna avere maggiore fiducia nei pagamenti on line anche perché si evita un inutile accesso in cancelleria per la produzione dell’originale del mod. F23 o del CU.

Il quadro che emerge è dunque molto soddisfacente. Sul piano normativo siamo in attesa di una maggiore armonizzazione tra le norme, ma i numeri dimostrano che con lo “strumento” dell’obbligatorietà le perplessità e le resistenze iniziali sono state superate. E’ necessario continuare a investire nell’infrastruttura , visti anche i risparmi che si ottengono, e nella formazione sia lato utenti esterni ( avvocati, delegati, curatori, ctu etc) che lato interno ( magistrati e cancellieri).

La buona notizia è che non si tornerà più indietro.

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