Pubblica Amministrazione digitale: quanto siamo lontani dal traguardo?
L’ANORC ha recentemente pubblicato una ricerca sullo stato di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana, realizzata analizzando i siti web di comuni, province, regioni e ministeri. Risultati? Poca trasparenza on line, poca trasparenza via PEC e ancora lontana la piena attuazione delle norme previste dal Codice della PA digitale sull’individuazione dei responsabili della conservazione digitale e della tutela della privacy.
6 Settembre 2012
Redazione FORUM PA
L’ANORC ha recentemente pubblicato una ricerca sullo stato di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana, realizzata analizzando i siti web di comuni, province, regioni e ministeri. Risultati? Poca trasparenza on line, poca trasparenza via PEC e ancora lontana la piena attuazione delle norme previste dal Codice della PA digitale sull’individuazione dei responsabili della conservazione digitale e della tutela della privacy.
Da oggi sono on line sul sito di ANORC (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione digitale dei documenti) i risultati completi della ricerca condotta dall’associazione per far luce sul livello di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana.
ANORC ha analizzato i siti internet di Comuni capoluoghi, Province, Regioni e Ministeri per verificarne la corretta applicazione delle norme sul trattamento dei dati personali, il grado di accessibilità da parte degli utenti e il livello di trasparenza. Un’indagine accurata con la quale si sono cercate le risposte a importanti interrogativi: gli enti coinvolti conservano digitalmente i documenti? Hanno nominato nel loro organico il Responsabile della Conservazione e quello del Trattamento? Se sì ne hanno dato adeguata comunicazione sui siti, come richiesto dalla legge?
Dai dati raccolti è emerso che la digitalizzazione della PA, fondamentale per la gestione dei documenti sanitari, amministrativi e personali, è ancora un traguardo lontano. Nonostante le indicazioni fornite al riguardo dal Codice in materia di trattamento dei Dati personali (D.Lgs. 196/2003) e dal Codice dell’Amministrazione Digitale (D.Lgs. 82/2005 e successive modifiche D.Lgs. 235/2010),le figure che dovrebbero svolgere la delicata funzione di garantire la protezione dei dati personali e la conservazione dei nostri documenti e, quindi, l’originalità e l’autenticità degli archivi che contengono la nostra memoria collettiva non ricevono la giusta attenzione e spesso sui siti non c’è traccia della loro esistenza. E questo in aperto contrasto con il decreto legislativo 27 ottobre 2009 n. 150 che obbliga le Pubbliche Amministrazioni a garantire la trasparenza pubblicando sui siti istituzionali, in un’apposita sezione di facile accesso e consultazione per i cittadini, gli incarichi retribuiti e non retribuiti conferiti ai dipendenti pubblici e ai soggetti privati, e stabilisce, in caso di mancato assolvimento di quest’obbligo, che la retribuzione di risultato ai dirigenti degli uffici coinvolti non venga più erogata.
I risultati:
REGIONI
Il sistema di conservazione digitale è stato avviato solo nel 40% delle Regioni e di queste il 10% ha affidato in outsourcing la procedura, mentre il 15% si affida ai sistemi archivistici di conservazione dei documenti informatici sviluppati a livello regionale, come PARER per l’Emilia Romagna, CSI per il Piemonte e DAX per la Toscana.
A differenza del responsabile della conservazione, il responsabile del trattamento dati personali risulta pubblicato nel 70% dei siti web istituzionali delle Regioni e, dove non pubblicato, è sempre designato ufficialmente, inoltre nel 40% dei casi coincide con il Dirigente dell’ente, in base al settore di competenza.
Il 5% dei casi corrisponde alla richiesta di accesso agli atti, tramite PEC, che abbiamo necessariamente dovuto inoltrare per ottenere le informazioni.PROVINCE
A differenza delle Regioni, solo nel 27% dei siti delle Province è pubblicato il Responsabile del trattamento dei dati personali e il 73% dei responsabili nominati in tutte le Province contattate coincide con i dirigenti dell’ente, ognuno per il proprio settore di competenza.
I risultati cambiano per il responsabile della conservazione, che risulta pubblicato nel 9% dei casi e solo il 22% delle Province ha effettivamente avviato un sistema di conservazione digitale secondo la normativa vigente. Inoltre, solo il 5% ha affidato in outsourcing tutto il processo, mentre il 5% confluisce nei sistemi di conservazione regionali sviluppati in Emilia Romagna, Toscana e Piemonte.COMUNI CAPOLUOGO
I risultati dimostrano che il responsabile della conservazione per i comuni resta ancora una figura non indispensabile, ma un buon 23% ammette il ritardo e dichiara di aver avviato il processo di conservazione, ma di non aver ancora nominato ufficialmente un responsabile che se ne occupi.
Da un considerevole 30% i ricercatori restano in attesa di una risposta alle PEC inviate.
Il responsabile del trattamento dei dati personali è pubblicato nel 24% dei siti analizzati, se pur sempre designato. Risulta coincidere con i dirigenti dell’ente, ognuno per il proprio settore di competenza, nel 68% dei casi.MINISTERI
I Ministeri, purtroppo, rappresentano la vera nota dolente di tutto il lavoro di ricerca svolto.
In un solo caso, sul sito del Ministero dell’Economia e della Finanza, sono stati riscontrati nell’informativa privacy i nominativi dei responsabili del trattamento dei dati personali, che coincidono con i dirigenti, ognuno per il proprio settore di competenza; per il resto, invece, in soli due casi si è riusciti a recuperare l’informazione tramite contatto telefonico.
Per quanto riguarda i responsabili della conservazione, invece (non è chiaro se per negligenza o per una sorta di resistenza alle richieste dei ricercatori), non è stata fornita alcuna informazione, fatta esclusione per il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, che dichiara di utilizzare un servizio in outsourcing per la conservazione dei documenti informatici.
“Sembra un nonsense – sottolinea l’avv. Andrea Lisi, Presidente di ANORC – che nell’assolvimento dell’obbligo alla trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni si prendano così poco in considerazione due figure tanto cruciali e direttamente coinvolte nella corretta gestione dei documenti e dei dati personali del cittadino come il Responsabile della Conservazione e del Trattamento dati, che, laddove nominati, il più delle volte restano nell’anonimato.
ANORC continuerà a indagare sullo stato di salute della Pubblica Amministrazione digitale allargando il campo degli enti coinvolti e concentrandosi, nel corso delle prossime settimane, sull’utilizzo della Posta Elettronica Certificata e sulla gestione dell’Albo Ondine.
Scarica la ricerca completa “Lo stato dell’arte del Responsabile del trattamento dei dati personali e del Responsabile della Conservazione nella PA”