Quale identità per l’Agenda digitale? Le osservazioni emerse nell’ultimo DIG.Eat
Lo scorso 13 marzo si è tenuto a Roma il “DIG.Eat: Another bit in the wall”, l’evento nazionale sulla digitalizzazione firmato ANORC (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale) che, in occasione della sua VI edizione, è stato dedicato all’approfondimento delle tematiche relative all’Agenda Digitale. Molte le utili riflessioni e le proposte concrete emerse durante le discussioni, motivate dalla necessità di dare ai punti dell’Agenda una piena applicazione, colmando le lacune che ancora rallentano il cammino del digitale in Italia. Eccone alcune.
20 Marzo 2013
Sarah Ungaro e Silvia Riezzo
Lo scorso 13 marzo si è tenuto a Roma il “DIG.Eat: Another bit in the wall”, l’evento nazionale sulla digitalizzazione firmato ANORC (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale) che, in occasione della sua VI edizione, è stato dedicato all’approfondimento delle tematiche relative all’Agenda Digitale.
L’evento è stato pensato come un necessario momento di confronto tra esperti, enti ed aziende: un’occasione per riflettere su come dare solide basi all’Agenda Digitale Italiana, gettando uno sguardo anche al contesto europeo, considerate le necessarie ricadute che la normativa comunitaria ha sulla nostra legislazione nazionale.
Di grande rilievo sono state le diverse questioni affrontate durante la manifestazione, articolata in due sessioni plenarie, in cui è stato affrontato il tema dell’identità dell’Agenda Digitale e del regolamento privacy in Italia e in Europa, e quattro tavole rotonde che hanno focalizzato l’attenzione sui settori chiave della digitalizzazione, le aree che, secondo le previsioni dell’Agenda, sono e saranno maggiormente investite da massicci cambiamenti nella gestione e archiviazione dei documenti: PA, sanità, banche e assicurazioni e fiscale, di cui sono state approfondite le rispettive peculiarità e i futuri sviluppi.
Molte sono state le utili riflessioni e le proposte concrete emerse durante le discussioni, motivate dalla necessità di dare ai punti dell’Agenda una piena applicazione, colmando le lacune che ancora rallentano il cammino del digitale in Italia. In particolare, tra i relatori intervenuti alla plenaria dedicata all’identità dell’Agenda Digitale il presidente di Vodafone Italia, Pietro Guindani, ha sottolineato come per rispettare i traguardi imposti per il 2020 dall’Agenda digitale europea, che richiedono la garanzia di una connettività veloce e diffusa, occorrerà effettuare nel nostro Paese i necessari investimenti per adeguare su tutto il territorio le reti di telecomunicazioni (rete fissa e reti radiomobili) e assicurare un’infrastruttura fissa in fibra almeno nelle principali città.
Anche Francesco Pizzetti, già Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali e ora Presidente dell’Alleanza per Internet, ha posto in evidenza il problema della connettività, sottolineando che l’attuazione dell’Agenda digitale non è solo un problema della PA, ma riguarda lo sviluppo del sistema Paese nel suo complesso. È emersa inoltre nelle sue parole una lucida critica all’eccessiva frammentazione istituzionale dei centri decisionali deputati al perseguimento di politiche di digitalizzazione del Paese (atteso che la cabina di regia dell’Agenzia per l’Italia digitale fa capo a quattro diversi Ministeri), ma anche alla mancanza nel contesto dell’Agenda digitale di alcune questioni fondamentali, quali la sicurezza e la formazione, e all’assenza di una struttura istituzionale deputata a verificare la fattibilità dei provvedimenti in tema di digitalizzazione sottoposti all’esame del Parlamento.
La scarsa attenzione della politica verso le tematiche della digitalizzazione è stata denunciata anche da Enrico De Giovanni, Avvocato dello Stato, il quale, in un intervento, condiviso dalla platea degli uditori e dagli altri relatori, ha dichiarato che “l’aver scisso le competenze in questa materia in quattro diverse amministrazioni è una follia” e ha ribadito come si senta tuttora la mancanza in Italia di una visione unitaria che dia una spinta organica a questo settore di fondamentale importanza.
Nella sessione, è intervenuta anche Maria Pia Giovannini, dell’Agenzia per l’Italia digitale, che si è soffermata sull’importanza di investire nella formazione nel settore della digitalizzazione, anche favorendo la nascita di nuovi profili professionali che possiedano le specifiche competenze che queste materie richiedono.
Sul tema, il presidente ANORC, Andrea Lisi, ha ribadito l’importanza di mantenere tra le varie professionalità coinvolte nella digitalizzazione un’“interoperabilità intellettuale” che assicuri il confronto e la collaborazione costante tra giuristi, archivisti, informatici, esperti in sicurezza, ma anche la necessità di dare pieno riconoscimento a tutti i professionisti che operano nel settore e le cui competenze non sono ancora definite e regolamentate: in tale ottica, anche alla luce delle novità introdotte dalla Legge n. 4/2013 in materia di professioni non organizzate, si è auspicata la nascita delle figure professionali del Record Document Manager, ossia del Responsabile della Conservazione digitale, e del Responsabile del trattamento dei dati, già contemplato come “privacy officer” nel Regolamento europeo di prossima emanazione.
Altro tema chiave toccato nell’intervento quello della certezza che è necessario garantire ai nostri dati divenuti digitali, ai documenti informatici che non devono essere più labili e modificabili di quelli cartacei ma analogamente sicuri. Proprio a garanzia di tali principi ANORC ha promosso durante la manifestazione la fondazione degli Stati Generali della Memoria Digitale, un organismo che coinvolge diverse realtà operanti nella digitalizzazione documentale e sicurezza informatica unite dal comune desiderio che nel passaggio dagli archivi di carta a quelli informatici la nostra memoria e i nostri dati siano realmente tutelati. Ad oggi hanno aderito all’iniziativa ANORC, AIPSI, ASIS, ANDIP, ANDIG, CIRCOLO GIURISTI TELEMATICI, CSA Italy, SIT, SOS ARCHIVI, ISBEM, AIOP, APIHM.
L’imprescindibile esigenza di una convergenza degli obiettivi e degli investimenti, al fine di raggiungere le mete poste dall’Agenda digitale è stata ribadita anche da Anna Pia Sassano dell’Agenzia delle Entrate, che ha condiviso la necessità di una multidisciplinarietà dell’ICT, che non deve essere un settore di esclusiva competenza degli informatici.
Nel corso della tavola rotonda dedicata alla digitalizzazione della PA, il moderatore della sessione, il presidente di FORUM PA, Carlo Mochi Sismondi, ha individuato nel motto “do more with less” lo spirito che deve animare la pubblica amministrazione nei processi di semplificazione e digitalizzazione, mentre la dottoressa Garofalo, dell’Archivio centrale di Stato e in rappresentanza dell’ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana), ha ipotizzato che finché non saranno risolti dal punto di vista sistemico i problemi della conservazione digitale, non del singolo documento, ma del complesso di documenti alla base dell’attività amministrativa, non si potrà avere un sistema totalmente digitale ma ibrido (cartaceo e digitale).
In tale contesto, sono state condivise anche le best practices poste in essere da tre importanti amministrazioni, quella di Roma Capitale, di InnovaPuglia e quella del ParER (Regione Emilia Romagna).
*dott.ssa Sarah Ungaro e dott.ssa Silvia Riezzo – Digital & Law Department (www.studiolegalelisi.it)