Quali priorità per un programma nazionale open data: il sondaggio tra gli esperti

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Abbiamo chiesto ad esperti di open data di aiutarci a realizzare una valutazione dello stato degli open data in Italia. Ecco una prima anticipazione delle valutazioni fin qui pervenute rispetto alle priorità individuate

30 Giugno 2016

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Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione

Abbiamo chiesto ad esperti di open data (in gran parte autori di contributi per Cantieri PA Digitale – Data Management) di aiutarci a realizzare una valutazione dello stato degli open data in Italia. La rilevazione sarà completata in tempo per la prossima newsletter, ma intanto già adesso è possibile presentare un’anticipazione delle valutazioni rispetto a quelle già pervenute (16, in gran parte da amministrazioni centrali e locali), pensando sia utile anche per stimolare il confronto sul tema.

In particolare, mi sembra significativa una prima analisi delle priorità che sono state individuate rispetto alla domanda “quali sono le cinque priorità sulle quali focalizzare maggiormente gli sforzi e le risorse nel breve termine“.

Ecco un primo tentativo di aggregazione delle priorità fin qui individuate:

  • formazione e competenze, in termini di
    • formazione degli amministratori e dei dipendenti pubblici, Formazione e motivazione della classe dirigente della PA;
    • diffusione della cultura del dato aperto;
    • Individuazione e supporto degli specialisti dei dati aperti nella PA;
    • cultura open nella PA;
    • educazione delle nuove generazioni sensibilizzando le scuole con iniziative sulla scia di “a scuola di opencoesione”;
  • riuso, con iniziative di
    • coinvolgimento delle aziende per riuso open data pubblici;
    • strategia di apertura dati sulla base delle potenzialità di riuso;
    • meccanismi/processi per ricevere feedback dai cittadini sui dataset;
    • apertura dei dati in formato LOD;
    • incentivazione al riuso dei dati maggiormente richiesti dalla opinione pubblica;
  • iniziative specifiche per la diffusione, come
    • progetti pilota su diffusione open data;
    • valorizzazione dei buoni esempi;
    • eventi social che creino attenzione sui dati e sul riuso;
    • fare rete sugli open data tra soggetti pubblici e privati (hackathon con premi dovrebbe essere la prassi settimanale);
    • coinvolgimento di operatori economici e professionisti;
    • diffusione e comunicazione di dove trovare i dati e di cosa farne;
    • comunicazione e formazione presso i fruitori e presso i produttori di dati;
    • spingere sulla pubblicazione di dati come servizi e non semplici dataset statici, perché è sui servizi (affidabili) che si possono costruire modelli di business sostenibili per le imprese.
  • standardizzazione, declinata come
    • standardizzazione dei formati e della semantica, fatta valere in pratica e sono solo proposta a livello teorico;
    • definizione di tracciati record standard;
    • definizione di linee guida operative e concrete;
    • disponibilità strumenti veloci per rendere i dati allineati a standard europei di metadatazione e di vocabolari
    • standardizzazione del formato dei dataset di ambiti tematici simili delle diverse amministrazioni
  • qualità dei dati;
  • Interventi di accelerazione, come
    • proporre una strategia di cyber-security;
    • accelerare il cloud computing attraverso il potere d’acquisto del settore pubblico;
    • Investire per la ridefinizione dei processi che producono open data;
    • realizzare una pipeline informatica (possibilmente con l’utilizzo di strumenti Open Source) che automatizzi il processo di apertura dati nelle varie PA e che aiuti i data curator nel controllo della qualità;
    • programmi di finanziamento per sviluppo di progetti/imprese basate su open data
  • governance e quindi
    • fare sistema a livello nazionale in modo federato – il valore del dato è tale se esce dai confini locali;
    • riusare competenze e tool interoperabili già disponibili a livello sia regionale che europeo;
    • dare un chiaro ruolo politico e tecnico all’AgID al fine di creare un coordinamento tra le Amministrazioni Pubbliche che porti a risultati concreti e operativi;
    • prevedere risorse dedicate;
    • realizzare una cooperazione tra i portali open data e con dati.gov.it;
    • definire e avviare un programma nazionale Open Data triennale revisionato annualmente dove si definiscono dataset da rilasciare dalle amministrazioni pubbliche centrali e locali e come questo va fatto (struttura dataset, frequenza del rilascio). Un programma realizzato con il coinvolgimento degli stakeholder e adeguatamente finanziato;
  • disponibilità dei dati su settori significativiI identificando panieri di dataset strategici per settore, come
    • trasporti pubblici (locali e nazionali);
    • patrimonio museale e archeologico;
    • dati ambientali su elementi inquinanti;
    • dati sanitari – tumorali – performance ospedali.

Uno degli aspetti più significativi di questa prima aggregazione di priorità è la convergenza delle diverse valutazioni sui punti identificati, ma anche la ricchezza delle azioni considerate, che può consentire (se valorizzata) di passare rapidamente dalla proposta all’azione.

L’auspicio è che l’Open Government Forum sia in grado di farlo.

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