Quanto ci farebbe bene il cloud computing se solo…
Il cloud computing riesce a sollecitare l’innovazione, riducendo le barriere di ingresso al mercato per le strutture, le organizzazioni e le pubbliche amministrazioni più piccole. Una ricerca di Astrid, ResPubblica e Microsoft mostra quale sarebbe il vantaggio competitivo per l’Italia se il cloud computing divenisse una pratica diffusa nelle piccole realtà produttive ed amministrative.
7 Novembre 2011
Tommaso Del Lungo
Il cloud computing riesce a sollecitare l’innovazione, riducendo le barriere di ingresso al mercato per le strutture, le organizzazioni e le pubbliche amministrazioni più piccole. Una ricerca di Astrid, ResPubblica e Microsoft mostra quale sarebbe il vantaggio competitivo per l’Italia se il cloud computing divenisse una pratica diffusa nelle piccole realtà produttive ed amministrative.
Risparmi sugli investimenti e sui costi di gestione, aumento della flessibilità e della sicurezza e possibilità di utilizzare risorse, competenze ed infrastrutture di qualità a prezzi contenuti. Il cloud computing è uno strumento di razionalizzazione fondamentale per qualunque tipo di organizzazione, ma per le piccole e piccolissime imprese, che costituiscono l’ossatura del sistema produttivo italiano, potrebbe essere un’opportunità ancora maggiore. Lo rilevano i dati della ricerca “L’impatto del cloud computing sull’economia italiana” realizzata dalle Fondazioni ResPublica e Astrid, in collaborazione con Microsoft.
In particolare la ricerca si è interrogata sull’impatto che potrebbe avere l’introduzione del cloud computing nel nostro Paese rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, mostrando quanto maggiore sia il margine di miglioramento per le imprese italiane (specie per quelle del Mezzogiorno).
“La ricerca – ha spiegato Stefano Riela, Direttore Scientifico di ResPublica – non mira a fornire dati assoluti sull’incidenza del cloud computing nell’economia, ma si concentra sull’utilizzare una selezione di variabili strutturali di alcuni paesi europei e delle regioni italiane per valutare il vantaggio relativo di un soggetto del campione rispetto agli altri”. In pratica si è scelto di individuare i settori produttivi, le tipologie di impresa e, quindi, i territori che potrebbero trarre maggiori benefici dall’adozione di sistemi, infrastrutture, e applicazioni basate su tecnologie cloud.
La risposta è che l’Italia, e in particolare le Regioni del Sud, potrebbero ottenere un vantaggio competitivo considerevole rispetto agli altri paesi.
I dati della ricerca
Nello specifico sono state analizzate le imprese di tredici Paesi dell’Unione (Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia e Ungheria ) attive in sette settori considerati significativi (che rappresentano il 40% del PIL e il 47% dell’occupazione nei tredici Paesi del campione).
Due le considerazioni principali emerse:
- L’adozione del cloud computing avvantaggia innanzitutto le microimprese riducendo i costi sia fissi che diretti.
- I settori a beneficiare maggiormente sono quelli a più elevato valore aggiunto: i servizi di informazione e comunicazione; le attività professionali, scientifiche e tecniche; e le attività amministrative e di servizi di supporto.
È proprio l’incidenza delle piccole imprese sull’occupazione e sul PIL del nostro Paese a determinare i maggiori vantaggi che l’adozione del cloud computing porterebbe all’Italia rispetto agli altri paesi europei. In particolare, all’interno del nostro territorio, sarebbero le Regioni del Mezzogiorno a godere dei maggiori benefici.
Ovviamente presupposto perché tutto funzioni è la banda larga. I servizi su cloud, infatti, richiedono una connessione veloce ed affidabile, tanto che se consideriamo il tasso di penetrazione della banda larga nelle varie Regioni, il vantaggio del Mezzogiorno appena individuato, relativo al cloud computing, crolla drasticamente.
Tuttavia la banda non è l’unico ostacolo che impedisce al cloud computing di decollare. In questo senso il presidente della Fondazione Astrid (nonché della Cassa Depositi e Prestiti) Franco Bassanini ha sottolineato come occorra concentrasi su tre aspetti specifici:
- Regolazione, in particolare sui temi legati al diritto internazionale e sulla certificazione dei cloud provider;
- Cultura, c’è ancora troppa poca alfabetizzazione digitale nelle piccole aziende e soprattutto si nota una forte resistenza riguardo al concedere a terzi i “propri” dati;
- Diffusione del cloud computing nelle PA attraverso incentivi, riuso (delle applicazioni e delle infrastrutture dei grandi enti o delle grandi aziende a partecipazione pubblica), aggregazione di amministrazioni e consolidamento dei data center pubblici.
In Italia si potrebbero coinvolgere 500.000 piccole e medie imprese e 5.000 comuni sotto i 5000 abitanti. Per usare le parole di Jean-Philppe Courtois, Presidente Microsoft International “Siamo all’inizio di un percorso ma siamo incredibilmente ottimisti”.