Quanto costa fare imprese in Italia? Ecco la classifica per provincia

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Confartigianato stila la classifica delle province che hanno sfoltito la burocrazia a favore delle imprese. Ravenna e Reggio Emilia le più virtuose, mentre la maglia nera spetta a Catanzaro e Roma. Le procedure on line, intato, sono ancora un miraggio.

9 Settembre 2010

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Redazione FORUM PA

Articolo FPA

Confartigianato stila la classifica delle province che hanno sfoltito la burocrazia a favore delle imprese. Ravenna e Reggio Emilia le più virtuose, mentre la maglia nera spetta a Catanzaro e Roma. Le procedure on line, intato, sono ancora un miraggio.

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Fare impresa in Italia non è mai stato facile. Anche se la voglia di mettersi in proprio non manca, tanti bei progetti si bloccano davanti alle barriere burocratiche che scoraggiano gli aspiranti imprenditori.

Ma non è così dappertutto: ci sono province in cui si trovano condizioni più favorevoli. È il caso di Ravenna, Reggio Emilia e Prato dove la pubblica amministrazione è ‘amica’ delle imprese. Invece a Catanzaro, Roma e Campobasso si registra l’ambiente più difficile per metter su un’azienda.

La classifica è stata stilata dall’Ufficio studi di Confartigianato che, per ciascun territorio provinciale, ha misurato la qualità di alcuni servizi pubblici – come, ad esempio, la possibilità di effettuare pagamenti on line – necessari per avviare e gestire un’attività imprenditoriale.

E così Ravenna, Reggio Emilia e Prato si guadagnano i primi tre posti per il contesto più adatto alle attività produttive. All’altro capo della classifica, il capoluogo calabrese, la Capitale e il capoluogo del Molise si rivelano le province con il maggiore peso di burocrazia a carico delle aziende.

Gli esempi ‘virtuosi’ rilevati da Confartigianato non fanno venir meno le preoccupazioni per il costo complessivo della burocrazia a carico delle imprese. Secondo l’Ufficio studi di Confartigianato le aziende dei settori manifatturiero, costruzioni e servizi ‘bruciano’ 16.629 milioni di euro l’anno, pari a circa un punto di PIL, equivalente ad un costo medio per azienda di 12.334 euro. E la quota maggiore di questi oneri, pari al 76,3%, è a carico delle microimprese con meno di dieci dipendenti.

L’Italia nel mondo

Tutto ciò condanna l’Italia al penultimo posto tra le 30 economie avanzate per la facilità di fare impresa. Solo la Grecia fa peggio di noi.
Nella classifica mondiale il nostro Paese occupa la 78° posizione. Le peggiori performances dell’Italia si riscontrano per la soluzione giudiziale delle controversie commerciali (156° posto), seguite dai tempi di pagamento di imposte e contributi (136° posto), dall’assunzione personale (99° posto), dal trasferimento di una proprietà immobiliare (98° posto), dall’accesso al credito (87° posto) e dalla concessione di licenze edilizie (85° posto).

Per quanto riguarda i tempi di avvio di una nuova impresa, il nostro Paese si colloca al 75° posto nel mondo. La posizione per lo start-up di impresa è arretrata nell’ambito delle economie avanzate: l’Italia si classifica al 21° posto tra le 27 economie Ocse.

Avviare un impresa

E proprio sul fronte dell’avvio d’impresa, Confartigianato ripone speranze nella riforma contenuta nella manovra economica che prevede la Segnalazione Certificata d’Inizio Attività. La cosiddetta SCIA dovrebbe migliorare i risultati ottenuti dalla Comunicazione Unica (ComUnica), adempimento che, dal primo aprile di quest’anno, sostituisce le precedenti quattro procedure necessarie per l’iscrizione al Registro delle Imprese, all’Agenzia delle Entrate, all’INPS e all’INAIL. 

La strada da percorrere è ancora lunga: lo evidenzia una rilevazione condotta da Confartigianato nel corso del 2010 e che ha portato ad individuare le procedure minime necessarie per l’avvio di un’impresa nei settori della Gelateria Artigiana, dell’Acconciatura e dell’Edilizia, con specializzazione nel recupero di inerti.

L’analisi effettuata sul campo da Confartigianato mette in evidenza l’ancora elevato numero di pratiche da gestire in fase di avvio e l’ancora insufficiente utilizzo da parte delle Pubbliche Amministrazioni di tecnologie on line: nei tre settori esaminati rimangono fuori dall’ambito di ComUnica 14 delle 16 procedure necessarie per avviare l’impresa. Di queste ben 13 sono costose procedure cartacee e solo 1 beneficia di un procedimento online. Per 5 procedimenti è necessaria l’autorizzazione espressa da parte della Pubblica Amministrazione.

In dettaglio, l’indagine di Confartigianato mette in evidenza che per l’apertura di un’attività di acconciatore sono necessari – nel caso più complesso – 23 procedimenti, di cui solo 2 rientrano nell’ambito di ComUnica. Rimangono esclusi dai procedimenti semplificati di iscrizione unica al Registro Imprese, Albo Artigiani, Agenzia delle Entrate, Inail e Inps altri 21 procedimenti, per 19 dei quali è prevista solo la procedura cartacea mentre solo per 2 è prevista la procedura on line. In 4 casi è necessaria una autorizzazione espressa da parte della Pubblica Amministrazione.
Per l’avvio di una gelateria artigianale i procedimenti rilevati sono 14, di cui ben 12 sono al di fuori dell’ambito di ComUnica. Per la Gelateria nessuno degli altri procedimenti sono gestibili on line.
Condizioni analoghe si riscontrano per una impresa edile specializzata nel recupero degli inerti: l’avvio dell’attività richiede 11 adempimenti: 9 rimangono al di fuori dell’ambito di ComUnica, di cui nessuno è gestibile on line. In questo settore salgono a 6 i procedimenti che necessitano di una autorizzazione espressa da parte della Pubblica Amministrazione.

 

FONTE: Confartigianato

 

 

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