Quanto e come impatterà l’IA sulla PA? Ecco cosa pensano i cittadini italiani

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Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sull’Intelligenza artificiale che, come si legge nel comunicato stampa del governo, regola l’utilizzo dell’IA in diversi settori, tra cui quello della pubblica amministrazione “per garantire il buon andamento e l’efficienza dell’attività amministrativa dando centralità al principio dell’autodeterminazione e della responsabilità umana”. Ma i cittadini come vedono l’impatto dell’IA nel settore pubblico? Ecco cosa ci dice l’edizione di marzo di Barometro PA l’indagine bimestrale promossa da FPA, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, finalizzata a rilevare periodicamente la percezione che i cittadini italiani hanno dei processi di innovazione in atto nella pubblica amministrazione

26 Aprile 2024

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Michela Stentella

Direttrice testata www.forumpa.it

Foto di Ana Municio su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/pietre-grigie-e-marroni-su-fondo-grigio-PbzntH58GLQ

L’aspettativa crescente per l’adozione dell’Intelligenza Artificiale nella pubblica amministrazione italiana è mitigata dallo scetticismo di una parte significativa dei cittadini, ma soprattutto manca ancora una consapevolezza diffusa di quali potrebbero essere gli effetti di questa vera e propria rivoluzione nel settore pubblico. Possiamo sintetizzare così i risultati dell’edizione di marzo della nostra indagine Barometro PA[1], che ogni due mesi rileva la percezione di un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana sui processi di innovazione in atto.

I risultati dell’indagine

In questa seconda indagine abbiamo chiesto quanto sarà rilevante l’impatto dell’IA nelle nostre pubbliche amministrazioni. Quasi un quarto dei cittadini italiani, il 24%, ritiene che l’intelligenza artificiale sarà molto importante per potenziare la nostra PA. Una quota leggermente più ampia, il 26%, considera l’intelligenza artificiale una tecnologia paragonabile ad altre, prevedendo che avrà un impatto limitato sul funzionamento della PA italiana. Il 20% ritiene che l’intelligenza artificiale non sia “per nulla” rilevante nella PA, attribuendo questa percezione alla mancanza di preparazione della pubblica amministrazione nell’accogliere e gestire le significative trasformazioni che l’IA porterà. Infine, poco meno di un terzo dei cittadini (il 30%) non ha espresso un’opinione, evidenziando incertezza o scarsa conoscenza del tema.

Passando poi ad analizzare i settori potenzialmente impattati dall’intelligenza artificiale, abbiamo chiesto a quel 24% che ritiene l’IA molto importante per rafforzare la PA su quali aspetti questa potrebbe produrre maggiori benefici. La scelta più diffusa è stata la semplificazione e l’inclusività del linguaggio tecnico-normativo (37%), seguita dal miglioramento e accelerazione del processo decisionale (34%) e dall’ottimizzazione dell’efficienza organizzativa e potenziamento della produttività personale (33%), mentre solo il 12% ritiene che l’IA rappresenti un valido mezzo per selezionare con maggiore efficacia le figure professionali e le competenze necessarie all’interno delle nostre pubbliche amministrazioni.

Emerge quindi come, nonostante si parli molto dell’impatto dell’intelligenza artificiale in tutti gli ambiti della nostra vita, l’utilizzo nel mondo pubblico non sia ancora visto come centrale da parte dei cittadini e in moltissimi casi non ci sia proprio consapevolezza di cosa questo potrebbe comportare, se riprendiamo il dato non trascurabile per cui poco meno di un terzo degli intervistati ha preferito non esprimere un’opinione sul tema.

Il ddl sull’intelligenza artificiale: ambiti e settori di intervento

Tutto questo in un momento di grande fermento in cui vediamo da un lato sperimentazioni in atto in diverse realtà centrali e locali, dall’altro interventi normativi che puntano a regolamentare lo sviluppo, l’adozione e le applicazioni di sistemi e modelli di intelligenza artificiale nei diversi settori, pubblici e privati. Dopo l’AI act approvato lo scorso 13 marzo dal Parlamento Europeo e di prossima emanazione, è arrivata nei giorni scorsi l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge per l’introduzione di disposizioni e la delega al Governo in materia di intelligenza artificiale, che passa ora alle Camere.

Nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri si legge che “il disegno di legge individua criteri regolatori capaci di riequilibrare il rapporto tra le opportunità che offrono le nuove tecnologie e i rischi legati al loro uso improprio, al loro sottoutilizzo o al loro impiego dannoso”. Vengono introdotte norme di principio e disposizioni di settore “che, da un lato, promuovano l’utilizzo delle nuove tecnologie per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e della coesione sociale e, dall’altro, forniscano soluzioni per la gestione del rischio fondate su una visione antropocentrica”.

Sono cinque gli ambiti di intervento del ddl:

  1. Strategia nazionale per l’intelligenza artificiale, il documento che garantisce la collaborazione tra pubblico e privato, coordinando le azioni della pubblica amministrazione in materia e le misure e gli incentivi economici rivolti allo sviluppo imprenditoriale ed industriale.
  2. Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale, che sono individuate nell’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN).
  3. Azioni di promozione.
  4. Tutela del diritto di autore.
  5. Sanzioni penali.

Si prevede una delega al governo per adeguare l’ordinamento nazionale al Regolamento UE in materie come l’alfabetizzazione dei cittadini in materia di IA (sia nei percorsi scolastici che in quelli universitari) e la formazione da parte degli ordini professionali per professionisti e operatori. La delega riguarda anche il riordino in materia penale per adeguare reati e sanzioni all’uso illecito dei sistemi di IA come la diffusione illecita di contenuti generati o manipolati con l’intelligenza artificiale.

Andando poi alle disposizioni di settore troviamo la Pubblica Amministrazione – accanto a Sanità e disabilità, Lavoro, Attività giudiziaria, Cybersicurezza nazionale – per la quale, riportando il breve paragrafo del comunicato stampa, “si regola l’utilizzo dell’IA nel settore dell’attività della pubblica amministrazione per garantire il buon andamento e l’efficienza dell’attività amministrativa dando centralità al principio dell’autodeterminazione e della responsabilità umana”.

La centralità dell’uomo e il lavoro ai tempi dell’IA

È proprio la centralità dell’uomo nei processi decisionali l’elemento che ritorna e sembra essere filo rosso per i diversi settori: come nessun sistema di IA si potrà sostituire a un magistrato nell’interpretare le legge, valutare fatti e prove e firmare le sentenze (anche se l’IA potrà essere utilizzata per semplificare il lavoro degli uffici e per fare ricerche giurisprudenziali, ad esempio rispetto ai precedenti su casi analoghi); come in ambito sanitario l’utilizzo dei sistemi di IA non deve pregiudicare la decisione che spetta ai medici; come nelle professioni intellettuali l’IA potrà essere utilizzata per attività strumentali e di supporto, mantenendo però la prevalenza del pensiero critico umano (e il professionista dovrà informare il cliente sui modi di utilizzo della IA in chiaro, semplice ed esaustivo); così nelle pubbliche amministrazioni l’uomo resta unico responsabile dei provvedimenti finali e dei procedimenti in cui pur sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale.

La scorsa settimana in un editoriale di Gianni Dominici abbiamo affrontato il tema del lavoro ai tempi dell’IA e al prossimo FORUM PA (21-23 maggio 2024) presenteremo la nostra Annuale ricerca sul lavoro pubblico che vedrà in questa edizione un focus proprio sull’esposizione dei dipendenti pubblici all’intelligenza artificiale.

Continueremo quindi ad approfondire questo tema che si prospetta come uno dei più attuali da qui ai prossimi anni, e lo faremo seguendo le evoluzioni normative, ma anche la percezione dei cittadini e degli stessi dipendenti pubblici, chiedendo l’opinione di esperti e rappresentanti del mondo pubblico e privato, e raccontando le applicazioni pratiche che le nostre pubbliche amministrazioni porteranno nelle loro realtà.


[1] Barometro PA è l’indagine bimestrale promossa da FPA, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, finalizzata a rilevare periodicamente la percezione che i cittadini italiani hanno dei processi di innovazione in atto nella pubblica amministrazione. L’indagine coinvolge un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana, ingaggiato con cadenza indicativamente bimestrale per rilevare il sentiment rispetto alla PA, in termini di soddisfazione degli enti pubblici e dei servizi da questi erogati, ai principali trend di innovazione che stanno investendo la macchina pubblica e al ruolo svolto dalla PA rispetto alle grandi trasformazioni che caratterizzano questa turbolenta fase storica

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