Regioni, partono le grandi manovre per cloud e ICT: piani e stato dell’arte (esclusivo Forumpa.it)
In anteprima per Forumpa.it, i risultati di un sondaggio compiuto dalle Regioni. Si prevede un incremento di circa il 20% di Enti che forniranno servizi IaaS, di circa il 40% di Enti attivi nell’erogazione di servizi in modalità SaaS, e di un incremento di circa il 50% di Enti che forniranno servizi di tipo PaaS. Oltre il 40% degli Enti sembra prevedere investimenti in ammodernamenti delle infrastrutture IT per oltre 3 milioni di euro al 2018
7 Aprile 2016
Vito Merola, responsabile coordinamento azioni regionali sui temi delle infrastrutture digitali
La razionalizzazione del patrimonio ICT della PA (che si accompagna al processo di consolidamento dei data center pubblici e al conseguente sviluppo di servizi in cloud computing) rappresenta una delle azioni infrastrutturali trasversali definite nella Strategia della Crescita digitale 2014-2020 promossa dal Governo nel marzo 2015.
Il processo è sicuramente complesso sotto diversi aspetti, in primis organizzativi e tecnici. Non è da trascurare, inoltre, la criticità legata alla numerosità dei data center pubblici; nel 2014 AgID ha reso noto gli esiti del censimento dei centri di elaborazione dati delle PA (ad esclusione dei comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti) presenti sull’intero territorio nazionale: risultavano esserci 985 CED e si può supporre che in tale numero siano incluse tutte le strutture e/o ambienti, idonei o meno, utilizzati dalla diverse PA per ospitare i propri server.
Razionalizzazione del patrimonio ICT della PA vuol dire, in estrema sintesi, standardizzare le applicazioni, garantendone l’interoperabilità (e, visto che ci siamo, producendo dati in formato aperto) e tutto ciò deve essere accompagnato dalla centralizzazione delle infrastrutture dedicate ad ospitare i servizi pubblici che, stante lo sviluppo delle reti a banda ultra larga (con collegamenti diretti in fibra ottica, FTTH, in tutte le PA nei comuni oggetto dell’intervento pubblico), dovrebbe eliminare eventuali problemi legati alla insufficienza di banda: in questo modo il modello di erogazione dei servizi pubblici può evolvere da un’architettura estremamente distribuita (se non addirittura polverizzata) ad una logica cloud computing. Il cloud computing consente di accelerare il processo di razionalizzazione delle infrastrutture tecnologiche della Pubblica Amministrazione introducendo un ampio ventaglio di facilities (quali la razionalizzazione degli spazi grazie alla potenza delle tecnologie di virtualizzazione che consentono di ridurre al minimo l’ingombro dell’hardware), il controllo dei CapEx e degli OpEx (grazie alla flessibilità di gestione del modello pay-per-use), la riduzione dei consumi energetici che deriva da un utilizzo ottimizzato dei sistemi di raffreddamento.
Per convincere anche i più riottosi che questa evoluzione nel modello di erogazione dei servizi pubblici sia necessaria, basta cercare su Internet il numero di data center (in questo caso possiamo parlare, a pieno titolo, di veri e propri “data center”) a servizio di colossi IT come Amazon o Google, per riuscire quanto meno ad intuire che in Italia siamo in ” leggera” controtendenza. E, infine, chi potrebbe negare che passare da migliaia a poche da poche decine di data center non porti significative economie di scala? Il recente progetto di unificazione dei cinque data center del Ministero dell’Economia e delle Finanze in un nuovo centro (con sede presso Sogei) produrrà risparmi per 4 milioni di euro all’anno.
Questa evoluzione (ma forse, per la PA italiana, si può anche azzardare il termine rivoluzione) va opportunamente governata e le Regioni sono in prima fila per guidare le PA locali in questo percorso non solo tecnologico, ma anche culturale e organizzativo. I segnali, in tal senso, sono abbastanza evidenti: l’intermediazione tecnologica offerta dalle Regioni ai Comuni e agli altri Enti locali per agevolare l’adozione e l’utilizzo dei servizi di fatturazione e pagamenti elettronici ed identità digitale (solo per citare gli ultimi “arrivati”) manifesta una chiara volontà a ricoprire questo ruolo strategico. Tutto ciò porta con sè delle notevoli ricadute anche sul fenomeno del Digital Divide, reinterpretato in chiave P.A., dal momento che gli Enti di dimensioni ridotte (si pensi ai piccoli comuni o alle comunità montane) avranno la possibilità di disporre di un proprio spazio virtualizzato ospitato in infrastrutture pubbliche idonee (tecnologicamente ed organizzativamente) attraverso il quale erogare servizi alla comunità.
Pur riconoscendo ad AgID il ruolo che le spetta sul tema del censimento delle infrastrutture IT pubbliche di tutte le Pubbliche Amministrazioni e limitandosi, quindi, ad un ambito più ristretto (le Regioni e le Province autonome), nelle scorse settimane è stata avviata la rilevazione dello stato dell’arte e delle strategie dei modelli di sviluppo dei servizi pubblici e nel seguito riporteremo alcuni dei risultati emersi: pur consapevoli di non poter essere completi (al questionario ha risposto, ad oggi, il 76% delle Regioni e Province autonome coinvolte) ed esaustivi (verranno presentati solo alcuni degli elementi rilevati), i dati, presentati in forma aggregata, potranno, comunque, illustrare gli orientamenti sui temi in esame.
L’obiettivo è stato, quindi, quello di analizzare da un lato lo stato delle infrastrutture attualmente presenti presso Regioni e Province autonome in grado già di fornire servizi in ottica Cloud ( AS IS), e dall’altro individuare un trend tecnologico sulla base di alcuni indicatori di interesse ( TO BE). Partendo dalla considerazione che il modello Cloud (dal punto di vista tecnologico) è strettamente legato allo sviluppo dei sistemi di virtualizzazione, la Figura 1 (Livello attuale di virtualizzazione) riporta un’indicazione sulla percentuale di Data Center regionali dotati di un’infrastruttura già virtualizzata.
Figura 1 – Livello attuale di virtualizzazione
In particolare, dall’analisi di Figura 1 emerge che: la maggioranza delle Regioni si attesta su percentuali di virtualizzazione dei servizi ospitati nei propri Data Center che superano il 50%. Tale analisi sottolinea che non solo il processo di virtualizzazione nella maggior parte dei casi è già stato avviato, superando in tal modo la delicata fase transitoria iniziale (che costituisce tipicamente la parte più critica del processo di rinnovo tecnologico di un sistema IT), ma ha raggiunto anche una significativa maturazione tecnologica.
Fermo restando che la percentuale di Data Center regionali che ha sposato il modello Cloud è di circa il 50%, in Figura 2 – Tipologia di servizi cloud in erogazione viene riportata un’indicazione sulla tipologia di servizi cloud che le amministrazioni regionali stanno erogando, con riferimento alle tre declinazioni del paradigma: Infrastructure as a Service ( IaaS), Platform as a Service ( PaaS) e Software as a Service (SaaS).
Figura 2 – Tipologia di servizi cloud in erogazione
L’analisi effettuata evidenzia che la declinazione infrastrutturale del paradigma Cloud ( IaaS) rappresenta sicuramente un trend dominante; d’altronde, tale implementazione si configura come una fase di transizione naturale dal Data Center tradizionale al Data Center Cloud in cui le risorse computazionali, la capacità di rete ed i servizi di storage possono essere forniti attraverso macchine virtuali dal taglio flessibile e modulare.
Vale la pena notare anche come una consistente aliquota di Data Center regionali (oltre il 60%) stia già erogando servizi cloud ad oltre 50 Pubbliche Amministrazioni, come è possibile evincere dalla Figura 3 – Erogazione di servizi alle PP.AA.
Figura 3 . Erogazione di servizi alle PP.AA.
Tale dato si rivela interessante sia per evidenziare che il ruolo di guida nei confronti delle PA locali è già, in parte, ricoperto, sia per mostrare che, avvalendosi di servizi Cloud regionali (per la stragrande maggioranza di tipo IaaS o SaaS), in diverse PA locali si sta già avviando il processo di razionalizzazione della spesa IT (sia in risorse hardware che software), anche in funzione dei tagli significativi applicati alla spesa IT dall’ultima legge di stabilità.
Come auspicabile, il trend che gli Enti regionali sembrano aver delineato, va nella direzione dell’incremento della erogazione di servizi in modalità Cloud. La Figura 4 – Previsione di incremento di sistemi virtualizzati infatti presenta una proiezione sull’incremento dei sistemi virtualizzati entro il 2018.
Figura 4 – Previsione di incremento di sistemi virtualizzati
Oltre il 37% dei Data Center regionali infatti, prospetta un incremento dei sistemi virtualizzati entro il 2018 che si spinga oltre il 70%. Questo trend è perfettamente in linea con la problematica dell’utilizzo efficiente delle risorse IT, della riduzione dei costi legati alle infrastrutture e del contenimento dei consumi energetici.
In Figura 5 – Previsione di erogazione di servizi Cloud suddivisi per tipologia è riportata, poi, la previsione di erogazione di servizi Cloud suddivisi per tipologia. In particolare si prevede che il 75% deg li Enti erogherà servizi cloud in modalità IaaS, il 69% seguirà invece il modello PaaS, mentre il 62% sarà orientato alla declinazione di tipo SaaS dove ovviamente ci sono Enti che prevedono di implementare contemporaneamente più modalità.
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Dall’analisi congiunta dei dati riportati in Figura 5, (che rappresenta l’evoluzione futura dei Data Center regionali) e Figura2 (che rappresenta la fotografia attuale dei servizi erogati dai Data Center regionali) emerge una prospettiva di incremento di erogazione di servizi in Cloud indipendentemente dalle specifiche modalità. In particolare, si prevede un incremento di circa il 20% di Enti che forniranno servizi IaaS, di circa il 40% di Enti attivi nell’erogazione di servizi in modalità SaaS, e di un incremento di circa il 50% di Enti che forniranno servizi di tipo PaaS. Quest’ultimo dato sottende un nuovo trend in via di sviluppo, legato alla possibilità di considerare i Data Center regionali quali parti attive nell’erogazione di servizi Cloud, tramite la messa a disposizione di piattaforme ready-per-use utilizzabili per lo sviluppo di applicazioni.
L’informazione sulla tipologia di modello Cloud che si prevede di realizzare invece è riportata in Figura 6 – Tipologia di modello Cloud che si intende attuare , dove emerge la prevalenza del modello pubblico/privato allo scopo di usufruire dei vantaggi di entrambe le tipologie. Il modello privato infatti consente di confinare all’interno della propria infrastruttura tutte le risorse e gli investimenti importanti preservandone caratteristiche critiche quali la sicurezza, la privacy dei dati e la governance; inoltre l’adozione di un tale modello consente alla PA di prevedere architetture scalabili (dove le risorse aggiuntive possono essere acquisite dal soggetto privato) e l’attuazione abbastanza flessibile di scenari di disaster recovery. D’altro canto, la compresenza di un modello pubblico, consente di implementare una logica flessibile di tipo pay-per-use basata su un’efficienza di utilizzo di risorse in cloud strettamente legata ai costi.
Figura 6 – Tipologia di modello Cloud che si intende attuareL’analisi si conclude con un Interessante dato sulla previsione degli investimenti in infrastrutture IT nel triennio 2016-2018 riportato in Figura 7 – Previsione sugli investimenti di ammodernamento delle infrastrutture dove si evince che oltre il 40% degli Enti sembra prevedere investimenti in ammodernamenti delle infrastrutture IT per oltre 3 milioni di euro. Tale dato risulta in perfetta armonia con la strategia di crescita digitale europea che si concretizza attraverso le misure del piano Horizon 2020.
Figura 7 – Previsione sugli investimenti di ammodernamento delle infrastrutture