Ricetta elettronica, per i medici le procedure “barocche” frenano l’innovazione

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Il medico non potrà più contare sul supporto dell’assistente di studio nella velocizzazione delle procedure di ricettazione. Tutta la procedura deve essere gestita solo dal medico poiché, sia se si accede con credenziali, sia se si accede con firma digitale, il processo telematico identifica il prescritto
all’inizio del processo e non alla fine ovvero alla
stampa del promemoria

5 Marzo 2016

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Giacomo Milillo, Segretario nazionale Federazione dei medici di famiglia (Fimmg)

Dal primo marzo è a regime la normativa sulla circolarità nazionale della ricetta dematerializzata.

Già da gennaio con la ricetta nazionale era possibile farsi dispensare un farmaco prescritto in una regione da una farmacia di un’altra regione. Con il 1° marzo c’è la possibilità di fruire di quel farmaco alle stesse condizioni alle quali sarebbe dispensato nella propria regione, grazie al fatto che la farmacia si collega con il sistema Sogei per conoscere i dati del cittadino e della ricetta potendo quindi calcolare ticket e regime di esenzione vigente nella Regione di provenienza del cittadino.

La copertura del servizio di ricetta elettronica ovviamente risente della diffusione del collegamento online sul territorio nazionale, pertanto le eventuali aree scoperte coincidono con quelle che hanno problemi rispetto alla diffusione della rete.

Per il momento, tuttavia, la ricetta elettronica non è ancora sinonimo di abolizione della carta. Il paziente riceverà infatti dal proprio dottore un promemoria da consegnare in farmacia e che permetterà di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di linea internet. Ma in prospettiva, e quando il sistema andrà a regime, anche questo foglietto sparirà.

In questa prima fase di avvio, e fino a fine 2017, sono però ancora esclusi dalla prescrizione online i medicinali dispensati attraverso vie non convenzionali: ossigeno, stupefacenti, medicine con erogazione diretta in continuità assistenziale, medicine prescritte con piano terapeutico specialistico Aifa.

Indiscutibili i vantaggi per i cittadini, soprattutto per chi viaggia spesso o lavora lontano da casa e soprattutto per i malati cronici che hanno difficoltà a raggiungere il loro medico per una prescrizione ripetibile di farmaci che hanno quindi necessità periodica di farmaci conosciuti già al proprio medico. In questo caso vanno però considerate delle modalità di trasmissione delle ricette attraverso l’invio digitale al paziente che prevedano il rispetto della privacy e la sicurezza sulla trasmissione.

Non mancano ovviamente le criticità e preoccupa soprattutto l’aggravio burocratico per il medico a danno del tempo dedicato alla clinica.

Il medico non potrà più contare sul supporto dell’assistente di studio nella velocizzazione delle procedure di ricettazione. La ricetta elettronica prevede, infatti, una attribuzione di un numero identificativo che si prevede sia precedente alla stampa del promemoria e che rappresenta anche per il medico il segnale che la ricettazione è andata a buon fine. Pertanto, la ripetizione delle ricette per i malati cronici, che poteva essere gestita dal collaboratore di studio, oggi non è più possibile. Prima, infatti, il collaboratore di studio poteva prestampare le ricette che il medico, dopo averle controllate, timbrava e firmava, mentre oggi tutta la procedura deve essere gestita solo dal medico, poiché sia se si accede con credenziali (nome utente e password) sia se si accede con firma digitale il processo telematico identifica il prescritto, che può essere solo il medico all’inizio del processo e non alla fine ovvero alla stampa del promemoria.

Altre complicazioni sono rilevabili anche nelle procedure di coinvolgimento del sostituto medico, che per il momento, salvo eccezioni (Campania e Lombardia), dovrà continuare ad utilizzare la ricetta rossa. In conseguenza di ciò il rischio è che tutti gli oneri ricadranno sul titolare, con un aggravio di lavoro che significa tempo tolto alle visite e attese più lunghe per gli assistiti.

Una semplificazione delle procedure è ancora possibile dunque, anzi auspicabile; e tra queste certamente una omogeneizzazione dei processi di autenticazione del medico nel sistema.

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