EDITORIALE

Ricomincio da tre…

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Partiamo da tre documenti importanti sull’innovazione, pubblicati in questo agosto, utili per progettare insieme un rilancio del Paese che sia sorretto da una PA protagonista della ripresa. FPA accetta la sfida e orienta le sue attività verso una “resilienza trasformativa”, che permetta un nuovo paradigma di sviluppo, una “governance collaborativa” che metta a sistema le energie migliori e una nuova centralità delle comunità locali ed urbane e dei soggetti e delle reti che in esse sviluppano innovazione e promuovono sostenibilità ed inclusione

26 Agosto 2020

Carlo Mochi Sismondi

Presidente FPA

Photo by Andy Beales on Unsplash - https://unsplash.com/photos/BjcGdM-mjL0

Come nel famoso film di Troisi, quando ci si accinge a riprendere da capo una situazione dobbiamo guardarci intorno e cercare qualche gancio a cui appendere la nostra voglia di nuovo. Troisi si rifiutava di ricominciare da zero e rivendicava il suo diritto di ricominciare da tre! Così proviamo a fare noi. 

Certamente il lento e faticosissimo processo di trasformazione digitale della nostra amministrazione pubblica, e quindi dei nostri servizi e della capacità dei cittadini di usufruirne, è uno di quei campi in cui appare sempre più necessaria una svolta radicale che passi dagli annunci e dalle norme ai comportamenti delle singole organizzazioni e degli individui. Ed è per questa impresa che ho cercato degli appoggi negli avvenimenti di questo strano agosto. 

Nel periodo estivo che va concludendosi, di solito avaro di novità, ci vengono infatti in aiuto per questo percorso tre documenti importanti (ricomincio da tre appunto) che, visti nel loro insieme, fanno intravedere un possibile cambio di passo, specie se li consideriamo nell’ottica delle importanti risorse economiche che saranno disponibili attraverso i diversi e compositi strumenti di finanziamento europeo. Si tratta, in ordine cronologico, della “Strategia per le competenze digitali” adottata con un decreto dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione e annunciata il 31 di luglio; del “Referto al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano per l’Informatica nella PA 2017-2019 negli enti territoriali” emesso dalla  Corte dei Conti e divulgato il 6 di agosto; infine del nuovo “Piano triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022” che è ancora in fase di registrazione alla Corte dei Conti, ma che è stato divulgato dall’Agenzia per l’Italia Digitale lo scorso 12 agosto. Un’estate movimentata quindi, ma vediamo i documenti in estrema sintesi. 

Non farò una descrizione approfondita della “Strategia per le competenze digitali” perché la potete trovare nel completo articolo uscito su agendadigitale.eu, qui mi interessa metterne in luce i principi guida. L’orientamento generale è dato dalla Strategia Italia 2025 che viene esplicitamente richiamata: lavorare per un’innovazione etica, inclusiva, trasparente e sostenibile, che aumenti il benessere della società. Gli obiettivi generali sono frutto di tre principi base che vale la pena di ricordare: 

  • cultura informatica e competenze digitali sono requisiti essenziali della cittadinanza e fattori determinanti per la crescita, la competitività, la creazione di valore pubblico e il benessere del Paese; 
  • la tecnologia digitale favorisce una nuova forma di cittadinanza basata su informazione di qualità, partecipazione alle deliberazioni, interazione civica e su un rapporto più efficace tra cittadini e Pubblica Amministrazione; 
  • il digitale può diventare uno spazio di eguaglianza e di sviluppo delle comunità e degli individui. 

Senza entrare nel dettaglio della Strategia basta già questo incipit per legare strettamente questo documento al necessario sforzo del Paese per quel cambio di direzione dello sviluppo che deriva dalla constatazione di esserci indirizzati sino ad ora su un cammino non sostenibile né dal punto di vista ambientale, né da quello sociale ed economico, con una spaventosa crescita delle disuguaglianze e una sempre crescente ingiustizia sociale (è illuminante in questo campo il libro del FORUM DISEGUAGLIANZE DIVERSITA’ a cura di Fabrizio Barca e Patrizia Luongo “Un futuro più giusto”, Il Mulino, 2020).

Il secondo documento ci riporta dai principi alla dura realtà: si tratta come dicevamo del “Referto che la Corte dei Conti ha presentato al Parlamento sullo stato di attuazione della digitalizzazione della PA e che riporta i dati relativi alle risposte al Questionario che la Corte ha inviato a Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni. L’autorevolezza della Corte, ed anche il timore che essa induce nei dirigenti pubblici, ha fatto sì che il questionario avesse un tasso di risposta assolutamente eccezionale per le amministrazioni italiane: hanno risposto il 90,5% degli enti. 

Da un primo esame di questa eccezionale fotografia dell’esistente nei nostri territori (fotografia che meriterà una ben più approfondita analisi e che riporta i dati di fine ottobre 2019) ne esce un quadro abbastanza desolante. Qualche dato basterà a dimostrarlo. Cominciamo dagli RTD: dal Questionario risulta che sono stati nominati solo dal 36,7% delle amministrazioni territoriali, ma quel che è peggio nel 67,9% delle nomine effettuate il RTD è “privo di competenze specifiche nel campo IT”. Passando poi ai servizi online e all’uso di SPID leggiamo dal referto che oltre il 70% delle Province e delle Città metropolitane e oltre l’80% dei Comuni non consente ancora l’accesso al proprio portale e servizi online attraverso SPID. Potrei continuare citando che solo il 51% delle amministrazioni rispondenti ha un qualche uso del cloud o che, alla faccia della standardizzazione, le amministrazioni dichiarano di usare 118.962 software diversi (!) di cui solo il 16% è dato in uso ad altre PA. Non continuo, mi pare che sia sufficiente. Il documento della Corte indica anche due importanti punti deboli che, in parte, sono causa di una performance così insoddisfacente: la mancanza di una governance più coesa e definita che superi le frammentazioni e le duplicazioni e la carenza di competenze in grado di governare effettivamente la transizione al digitale.  

Il terzo documento, ossia il “Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2020-2022” si pone come un ponte concreto e realistico tra i principi esposti dalla “Strategia competenze” e il quadro un po’ scoraggiante descritto dalla Corte dei Conti, assumendo un approccio molto pragmatico, a volte anche un po’ meno ambizioso di quello che avrei sperato, ma probabilmente proprio per questo effettivamente attuabile. Due i punti di forza del piano che mi interessa qui mettere in luce: il primo è indicato già nell’introduzione, che evidenzia l’importanza delle amministrazioni territoriali (Regioni, ed Enti locali) e la necessità di una stretta integrazione tra tutti i livelli dell’amministrazione pubblica. Insomma, un piano non si progetta, non si definisce e non si attua a Palazzo Chigi, ma lì dove i cittadini e le imprese incontrano la Repubblica, ossia nelle comunità locali ed urbane. Il secondo punto, altrettanto importante, è dato dall’esplicitazione chiara, area per area, della suddivisione dei compiti che vedono da una parte la responsabilità delle istituzioni che devono guidare questa politica, in primis l’AgID e il Dipartimento per la Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio, che appaiono finalmente lavorare con una buona sinergia; dall’altra la responsabilità di tutte le amministrazioni a cui sono indicati obiettivi stringenti e ben definiti. Anche il precedente piano aveva messo in evidenza per ogni azione gli attori, ma in questo la suddivisione tra i responsabili delle politiche e i soggetti attuatori, a cui si dà così maggiore importanza, ma anche maggiore responsabilità, mi sembra più efficace.

Tre documenti, quindi, utili per orientare il rilancio della trasformazione digitale della PA. Tre documenti che sono assolutamente coerenti con la strategia di accompagnamento dell’innovazione che FPA ha definito per questo complesso, ma decisivo 2020. Una strategia che ha come strumento principale l’ascolto dei soggetti e delle reti che stanno meglio interpretando, facendo sistema, l’innovazione secondo i principi di inclusione, di sostenibilità, di partecipazione. 

Questo orientamento è stato alla base del nostro viaggio per l’Italia attraverso le interviste di #road2forumpa2020 che riprenderanno da settembre, della grande manifestazione tutta online di luglio “FORUM PA 2020 INNOVAZIONE PER LA RESILIENZA” (qui un breve resoconto) e del prossimo appuntamento “FORUM PA 2020 RESTART ITALIA”, che parte dalla convinzione che il rilancio del Paese passa prima di tutto dalla condivisione di un progetto comune di ripartenza, incentrato su innovazione e sostenibilità. 

A nostro parere è necessario per questo rilancio, che deve essere una vera e propria ricostruzione, ripartire anche questa volta da tre (continua la suggestione di Troisi!). Dopo lo sforzo per mettere l’innovazione a servizio di una resilienza necessaria per non soccombere, abbiamo ora bisogno di una “resilienza trasformativa1 che, come nella suggestione della “antifragilità” di Taleb, ci faccia trarre vantaggio dalla crisi attraverso un coraggioso change mindset.  

Abbiamo bisogno che questa trasformazione avvenga in forma condivisa perché da sempre noi di FPA coltiviamo la convinzione che innovazione e sviluppo non siano determinati esclusivamente da grandi piani nazionali o riforme legislative, ma dall’insieme di soggetti pubblici, privati e del terzo settore operanti nella società e dal loro coinvolgimento nelle decisioni strategiche, nel quadro della cosiddetta “governance collaborativa”. 

Abbiamo infine bisogno di confermare la centralità dell’amministrazione pubblica come garante dei diritti e, a tal fine, riorientare il processo d’innovazione partendo dalla centralità dei territori e delle comunità che in essi vivono per recuperare quelle condizioni che abilitano la fiducia, senza cui alcun progresso e alcuna sostenibilità è possibile. 


1. Prendo l’espressione dall’amico Enrico Giovannini, portavoce ed animatore di ASviS, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile” con cui da anni abbiamo sviluppato un’utile collaborazione sulla base della condivisione degli stessi principi.  

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