Sanità Digitale contro la corruzione, prevenire è meglio che curare

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La sanità digitale può far molto per il contrasto alla corruzione. Con la trasparenza sulle competenze e sui risultati, con ambulatori digitali, ospedali digitali e trasparenti la corruzione sarebbe sicuramente ridotta ma, soprattutto, efficacia, efficienza ed appropriatezza del sistema sarebbero nettamente migliorate. Ecco alcuni esempi pratici

30 Aprile 2016

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Sergio Pillon, coordinatore della Commissione paritetica “Telemedicina - Linee di indirizzo nazionali”

Un recente rapporto dice che siamo, come medico di una struttura pubblica faccio parte del sistema, uno dei settori maggiormente “corrotti” della pubblica amministrazione. Da parte della dirigenza regionale e nazionale ho visto molte iniziative negli ultimi anni volte a contrastare il fenomeno, alcune in modo diretto, altre in modo indiretto, ma le più efficaci sono quelle che entrano nella sfera della “Digital Health”.

Gli strumenti digitali, come la ricetta elettronica, consentono un controllo accurato delle spese riducendo sprechi e tentazioni di connivenze, purtroppo accadute, tra i prescrittori ed i centri che erogano i servizi, con un eccesso di prescrizioni di esami, un eccesso di farmaci o talvolta un vero e proprio traffico di ricette. Questo fenomeno, per la mia esperienza, pur facendo molto rumore sui giornali, rappresenta probabilmente una minima parte della corruzione in sanità. Piuttosto il sistema elettronico può contribuire a ridurre quelle inefficienze, quelle indolenze, persino nel paziente che si rivolge al medico per un farmaco e si sente dire “non posso prescriverlo perché te ne ho prescritte due scatole quindici giorni fa” : la risposta disarmante del paziente spesso è “ok, allora chiedo meglio a mia moglie dove le ha messe”.

Per me corruzione in sanità significa spesso colpevole pigrizia, inefficienza accidiosa e la possiamo declinare su quattro grandi assi: competenze, risultati clinici, liste di attesa e prestazioni ambulatoriali.

Iniziamo da competenze e risultati clinici (spesso collegati alle competenze dei professionisti e della struttura): non riuscire a vedere online i curricula dei professionisti di una grande azienda ospedaliera è, a mio parere indecente. Dato per scontato che ormai tutte le aziende sanitarie hanno i propri portali Web, perché non può essere trasparente l’iter formativo e professionale del personale sanitario che ci lavora? Tutti i professionisti hanno pronto un CV in formato europeo, perché viene chiesto continuamente se si vanno a fare relazioni ai convegni, inoltre anche i top manager non possono certo essere sempre al corrente di quello che fa ogni collaboratore. Un CV online rende questo processo facile ed utile. In pochissimi casi questo accade, nella mia azienda siamo un numero talmente esiguo ad aver reso disponibile online il CV (pur se reso obbligatorio dal Ministro Brunetta) da rendere inutile lo spazio. Come non pensare, magari maliziosamente, che questo sia voluto, per coprire il fatto che spesso un professionista in un ruolo apicale non si meriti quel ruolo? O che un altro possa evidenziare la propria professionalità a discapito di un professionista più raccomandato ma meno competente? Questa è la base della corruzione, il do ut des, io ti nomino, pur se non lo meriti, ma poi quando io ti presento un amico… Un punto chiave della corruzione è la nomina di coloro che non lo meriterebbero. Inoltre, rendere trasparente un reparto ospedaliero, con i curriculum del personale, il numero e la tipologia di prestazioni eseguite, i risultati raggiunti (tutti parametri che l’azienda ospedaliera deve avere) in un formato standard, permetterebbe anche a terzi da fare una analisi di dati pubblici per indirizzare i pazienti. Invece, si preferisce usare google, facebook, dove molti medici ed infermieri hanno siti personali, dove vantano le proprie esperienze; alcuni di questi colleghi sono veramente eccellenti nel loro campo, altri sono solo molto furbi.

Passiamo alle liste di attesa di ricovero ed all’accesso alle prestazioni ambulatoriali, dove uno dei grandi problemi è la disponibilità dei posti letto, il ricovero nel reparto giusto. Il trasferimento non sarebbe più semplice da gestire se un sistema automatico, in real time, segnalasse il posto libero in una rete dove una lista di priorità assegnasse il letto (dopo supervisione dello specialista che conferma o modifica, motivando e registrando chi e quando) a chi ne ha più bisogno? Eppure questi sistemi sono eccezioni e non la norma. Un ospedale digitale ha i registri di camera operatoria integrati nel sistema e le liste di attesa potrebbero essere esposte online. Entro con username e password per sapere quante persone ho davanti a me e un tempo stimato prima che mi chiamino per l’intervento. Se poi accade qualcosa lo seguo in diretta avvisato dal sistema, invece di fare continue “telefonate della speranza” o, peggio ancora, visite private, nella speranza di accelerare i tempi.

Come può accadere che in alcuni centri si eseguano molti più esami nello stesso tempo? Perché in altri, se mi danno un appuntamento alle 8, non vengo visitato prima delle 10? Nella maggior parte degli ambulatori è sostanzialmente impossibile rilevare questi dati di attività e compararli. In questo, un grande esempio sono stati i sistemi di radiologia RIS PACS ed il modello potrebbe essere esteso a tutto l’universo ambulatoriale. Infatti, il sistema registra RIS PACS il paziente all’accettazione, poi registra accuratamente data ed ora dell’esecuzione dell’esame, la durata dello stesso, data ed ora della refertazione e persino del ritiro. Tutti in digitale, esame incluso, scaricabile per le aziende attrezzate. Questo ha reso più facile valutare i servizi, compararli ed ha ridotto le corruttele legate al “vieni domani che un amico…” . Non è impossibile, però è certamente più difficile. Infine la telemedicina ambulatoriale: tutto viene registrato, nei minimi dettagli, è disponibile a qualsiasi controllo, se ha fatto 10 pazienti o 100 si vede, se i tuoi pazienti non guariscono si vede, se non ritornano si vede, si contano, si analizzano. Forse anche per questo la telemedicina in Italia non decolla? Come si fa a raccontare al Direttore Generale quanto si è bravi, se poi quello va a vedere i risultati e questi non corrispondono al racconto? Meglio quelli fatti con penna e carta, relativi agli anni precedenti, tanto prima che si verifichino quelli dell’anno in corso il manager è cambiato.

Abbiamo parlato più di corruzione che di Sanità Digitale? Direi di no, con trasparenza sulle competenze e sui risultati, con ambulatori digitali, ospedali digitali e trasparenti la corruzione sarebbe sicuramente ridotta ma, soprattutto, efficacia, efficienza ed appropriatezza del sistema sarebbero nettamente migliorate, a tutto vantaggio nostro, di operatori sanitari orgogliosi del nostro lavoro, di utenti del sistema sanitario nazionale e di cittadini che pagano le tasse .

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