Sanità regionale, le priorità e le barriere
Il tavolo del Cantiere Sanità si è aperto con una modalità di lavoro di gruppo, rispetto ai 4 ambiti di intervento servizi al cittadino, servizi infrastrutturali e amministrativi, servizi a supporto dei processi civici-sanitari e assistenziali, governance e monitoraggio. Ecco alcuni riscontri
25 Maggio 2016
Nello Iacono
In sanità la disponibilità di spesa è del 70% in carico alle aziende e 30% alle Regioni, con un gap di competenze che rischia di alimentare una logica di burocrazia difensiva. Il Ministero in questo quadro ha un ruolo di orchestratore, catalizzatore per superare la frammentazione tenendo conto delle specificità senza pensare una stretta omogeneizzazione su priorità e obiettivi, favorendo la capacità di programmazione.
Il tavolo del Cantiere Sanità si è aperto nell’ambito di FORUM PA con una modalità di lavoro di gruppo. Rispetto ai 4 ambiti di intervento servizi al cittadino, servizi infrastrutturali e amministrativi, servizi a supporto dei processi civici-sanitari e assistenziali, governance e monitoraggio i gruppi di lavoro del Cantiere Sanità digitale si sono focalizzati sulla valutazione di tre punti chiave:
- le priorità di intervento e investimento;
- i driver di costo e beneficio;
- le barriere da rimuovere.
Ecco i primi, sintetici, riscontri.
Servizi infrastrutturali e amministrativi
Innanzitutto, si intende come infrastruttura non solo quella fisica ma anche quella immateriale e di base per la sanità. Qui le necessità che emergono, nel quadro del modello strategico IT della PA, al livello della “infrastruttura tecnologica”, sono il potenziamento della rete, la razionalizzazione dei data center, i sistemi di business continuity, al livello della “infrastruttura applicativa di base”, l’interoperabilità intesa non sono come presenza di linee guida, che già ci sono, ma anche come semantica, la firma digitale, governo della privacy, verso un controllo a priori dei requisiti e l’”infrastruttura specifica sanitaria”, che include l’anagrafe sanitaria e anche l’anagrafe degli operatori.
Il fattore abilitante è la visione strategica, che diventa barriera, se manca, e porta ad un rischio di investimenti scorretti. Altri problemi sono legati alla spesa, sia per i vincoli sul bilancio IT, sia per i piani di rientro, sia l’inadeguatezza dei vendor applicativi, che tendono a conservare la posizione e non spingono all’evoluzione anche attraverso la riprogettazione dei sistemi.
Servizi a supporto dei processi civici-sanitari e assistenziali
Sono da superare i problemi di numerosità delle parti in causa e quindi difficoltà di interoperabilità strategica degli obiettivi. Allo stesso tempo è necessario procedere con l’assessment dei processi di cura, verso un sistema di governance partecipato, con una regia basata anche su standardizzazioni, con la definizione dei settori prioritari all’interno di un piano sanitario. Con mediatori tecnici che raccordano sugli indirizzi e rispetto ad una governance basata sulla misurazione. Tra le priorità principali il consolidamento infrastrutturale e la modellazione della PA (ruoli, responsabilità, flussi informativi).
Servizi al cittadino
Il cittadino è soggetto del servizio. La priorità è innanzitutto dare attuazione a ciò che già è stato definito (es. FSE). Problema di coordinamento e della frammentazione. Come individuare le priorità? Partire dai bisogni dei cittadini e non delle organizzazioni, ci sono già studi in questo ambito, es. accessibilità alle prestazioni, semplificando gli iter amministrativi e di accesso (es. prenotazione, accesso ai presidi). Bisogni diversificati tra le regioni. Come costruire un servizio? Con la co-progettazione con i cittadini. Tra le barriere principali, i costi che gravano sui cittadini. Al livello regionale si richiede, insomma, di essere in grado di mappare i bisogni, le esigenze della popolazione e riuscire così a programmare gli sviluppi.