In un contesto drammatico come quello generato dalla diffusione del Covid-19, che significato assume la riflessione sulle smart city? Ne ha parlato Gianni Dominici con Giacomo Angeloni, Assessore che nel Comune di Bergamo (uno dei più colpiti dall’emergenza sanitaria) ha la delega all’innovazione e ai servizi cimiteriali
6 Maggio 2020
Bergamo è una delle città maggiormente colpite dall’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. Sono davanti agli occhi di tutti le immagini delle lunghe file di camion militari, che trasportano le bare con i corpi delle vittime ai forni crematori di altre province. Un momento davvero drammatico, da cui la città vuole con forza uscire e in cui ha ancora senso (anzi, forse ne ha ancora di più) parlare di innovazione, di cambiamento (digitale, ma non solo) e di futuro. È quello che ha fatto Gianni Dominici in questa intervista a Giacomo Angeloni, Assessore di Bergamo che ha la delega all’innovazione, ma anche quella ai servizi cimiteriali. E che, quindi, ha dovuto affrontare in prima persona sia l’emergenza legata all’imponente numero di vittime (ci sono stati decessi 8 volte superiori alla norma sia in città che in provincia), sia l’immediata riorganizzazione dei servizi comunali appena ci si è resi conto di quanto stava accadendo.
Un’intervista che si colloca nel percorso #road2forumpa2020, verso FORUM PA 2020, la manifestazione che quest’anno vede in programma due tappe principali, di cui la prima tutta digitale dal 6 all’11 luglio, e la seconda dal 4 al 6 novembre.
A Bergamo sono stati raggiunti in pochissimo tempo degli obiettivi che, in un periodo normale, avrebbero richiesto anni, come la realizzazione delle sedute on line della Giunta, la digitalizzazione dei processi che portano alle delibere, con utilizzo della firma digitale, l’estensione dello smart working a circa la metà dei dipendenti comunali. Il tutto in un quadro di rapporti istituzionali improntati alla collaborazione e al fare rete e in un quadro sociale che ha visto l’attivazione di reti di volontariato (a Bergamo in soli tre giorni sono stati raccolti mille volontari per portare la spesa a casa ai cittadini anziani) e la valorizzazione delle reti di quartiere e di comunità.
“Ora la grande scommessa della ripresa deve passare prima di tutto da una rielaborazione collettiva della drammaticità dell’accaduto. Ma non si deve dimenticare il ruolo dell’innovazione e il valore della collaborazione e del fare rete – sottolinea Angeloni –. La parola d’ordine in questi mesi è stata rilanciare l’innovazione, ma quello che siamo riusciti a fare è nato, sì in emergenza, ma grazie a un lavoro che era già in itinere”. Un esempio è lo smart working: come ricorda Angeloni “all’inizio dell’epidemia avevamo una cinquantina di dipendenti comunali in lavoro agile e ci eravamo dati come obiettivo di arrivare al 10 per cento. Oggi siamo arrivati al 48 per cento, abbiamo 430 lavoratori in smart working, e questo è stato possibile perché esisteva già un regolamento e una convenzione con Inail. Siamo così riusciti, già dal 9 marzo, ad attivarci anche da un punto di vista tecnico e organizzativo, mantenendo in tal modo operative le funzionalità dell’ente”.
Ora la parola d’ordine è non dismettere quello che è stato fatto.
“Abbiamo imparato ad usare l’innovazione per risolvere i problemi e non dobbiamo tornare indietro – sottolinea Angeloni –. La Fase 2 per i Comuni dovrebbe significare non ripetere gli errori del passato e realizzare finalmente una PA che va dai cittadini e non viceversa”.
In questo contesto, quindi, che significato assume la riflessione sulle smart city? Un senso molto ampio, anzi, secondo Angeloni nella fase post emergenziale la ripresa passa anche attraverso la ripresa del concetto di smart nation. Per farlo si deve lavorare su alcuni temi centrali: il digital divide (culturale e infrastrutturale), l’accesso ai servizi online, gli open data per una conoscenza che guidi le decisioni.
Ma, per chiudere, un pensiero particolare al ruolo e al valore delle persone. “Dobbiamo far percepire alla cittadinanza che la smart city è quella città che risolve i problemi in modo nuovo. È evidente che, per uscire da questa crisi, serviranno molte risorse per sostenere le persone che si stanno trovando davvero in difficoltà e non riescono più neanche a fare la spesa. Coniugare fatica sociale e innovazione sarà quindi la sfida del futuro”.