SPICCA … il sistema di interoperabilità della Regione Campania

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Ne parliamo con Nicola Mazzocca del Comitato Tecnico Scientifico Società dell’Informazione della Regione Campania

 

Parliamo di SPICCA. Da dove parte l’idea di un sistema di interoberabilità e qual è la sua mission?

20 Settembre 2004

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

Ne parliamo con Nicola Mazzocca del Comitato Tecnico Scientifico Società dell’Informazione della Regione Campania

 

Parliamo di SPICCA. Da dove parte l’idea di un sistema di interoberabilità e qual è la sua mission?

La Regione Campania nel 2001 ha sviluppato un piano della società dell’informazione che in qualche modo doveva servire al governo di tutto ciò di informatico si sarebbe fatto in Regione, quindi era un piano strutturale con cui la regione partiva. Ma prima del 2001 non c’era tantissimo in regione.

Si è fatto dunque questo piano strutturale per tentare di creare una rete tra tutto ciò che era stato realizzato non solo dalla regione come ente ma su tutto il territorio. Questo ha permesso di creare un’infrastruttura per consentire ai vari enti di dialogare predisponendo un iniziale potenziamento della rete, ma fatto questo è stato necessario creare un’infrastruttura per far si che i vari servizi potessero tra loro interagire. Da un lato quindi, un’azione sistematica della Regione nel potenziamento della rete e nello sviluppo di architetture che consentissero l’interoperabilità tra gli enti. Dall’altro, un’azione di governo del territorio in cui si chiedeva alle p.a. che volessero offrire dei servizi, di cominciare ad avere un concetto di consorzio di servizio, di interoberabilità.

Questo ha spinto da un lato il modello organizzativo e dall’altro il modello infrastrutturale della Regione a dare le prime risposte concrete. Ovviamente nel 2004 anche gli standard di interoperabilità, come quelli informatici hanno avuto un loro assestamento ed è stato possibile elaborare un piano strategico che definisse un’architettura, cosa diversa da un’implementazione. Infatti, bisogna ben distinguere l’architettura dall’implementazione: per implementazione si intende la realizzazione completa, mentre un’architettura è una infrastruttura che è poi realizzabile con diverse metodologie. Per spiegarmi meglio con un esempio, se pensiamo ad un palazzo, io posso decidere di fare l’architettura del palazzo e poi decidere di farla con diversi materiali, ma gli assi portanti li ho già disegnati e restano quelli.
Il primo passo dunque, è stato realizzare un modello di sistema informativo dell’ente regione, poi abbiamo lavorato sul come questo potesse servire allo sviluppo territoriale della stessa, quindi siamo arrivati a definire l’interoperabilità come necessità di una risposta di un sistema informativo e non informatico della regione, edi seguito abbiamo definito l’architettura di un sistema informatico che fosse in grado di reggere quella di un sistema informativo einfine abbiamo trovato gli standard adeguati all’implementazione per poterli poi diffondere come deve essere per l’indirizzo programmativo della regione.

È importante sottolineare che la Regione Campania si pone come ente che guida lo sviluppo ma rispetto agli altri, non dediene la custodia di alcun dato se non quelli di propria competenza. Ad esempio, le anagrafiche le gestisce il comune.

Quanti Enti hanno aderito fino ad oggi e secondo quali modalità?

Ad oggi, la Regione Campania ha una sua rete regionale e ha cominciato a lavorare secondo servizi di e-governement per determine e delibere, due eventi fondamentali perché è proprio attraverso questi che si avviano i procedimenti amministrativi con firma digitale. Quindi la Regione dal suo lato ha creato un portale per potenziare la rete e ha fatto si che alcuni processi cominciassero a essere seguiti in modo automatico, con l’uso di firma digitale. Fatto questo la ha creato un tavolo di lavoro per dare i primi servizi di interoperabilità in sperimentazione come quelli previsti per il Centro Unico di Prenotazione (CUP) dei servizi sanitari. Attarevrso SPICCA tutte le Asl, tutte le aziende ospedaliere hanno definito tra loro un modello di connessione per offrire i propri servizi in modo integrato. Per cui, e a oggi il progetto è in corso, il cittadino potrà prenotare qualsiasi servizio sanitario allo stesso modo su tutte le risorse campane. Progetto che è ben distinto però, dal 118 che invece, gestisce le emergenze e non la routine come un intervento di appendicite.
Ci sono prospettive di ulteriore allargamento ad altri contesti?

Nella fase iniziale di definizione del suo modello, la Regione Campania ha coordinato dei tavoli di lavoro con altri enti operanti sul territorio sia soggetti pubblici che soggetti privati (sindacati, associazioni industriali, ecc.) e, dalle discussioni fatte, il modello ha avuto un ritorno positivo.

Ora, poiché il modello è standard ed è anche uguale a quello che stiamo portando avanti con il CNIPA sul Sistema Pubblico di Connettività, in realtà il vantaggio sta nel fatto che in Campania stiamo già sperimentando queste iniziative in modo tale che chi deve fare questi investimenti come i comuni o le province, siano in grado di capire quali sono le linee guida attraverso cui potranno essere offerti i propri servizi in modo integrato. Essendo SPICCA un modello, come tale non riporta dei vincoli implementativi ma solo vincoli di presentazione dei servizi. Ad esempio, le Asl gestiscono autonomamente attraverso i loro sistemi le prenotazione: attraverso SPICCA non è stato chiesto di cambiare il sistema informativo delle Asl ma abbiamo solo chiesto che il servizio di prenotazione venisse presentato di modo che si potesse parlare con questo canale comune. Come se SPICCA fosse un convertitore di energia: ogni Asl ha il proprio apparecchio elettrico e SPICCAè la spina italiana.

Quale struttura è stata incaricata di studiare/monitorare le realtà territoriali?

Ci sono 2 strutture incaricate.
L a Regione Campania ha il Comitato della Società dell’Informazione che ha elaborato il piano strategico per la Regione Campania e la sua evoluzione. Quindi l’Assessorato si avvale di un comitato scientifico a cui partecipano principalmente docenti universitari.

Oltre a questa struttura, esiste poi il Centro di Competenza Regionale di informatica e telecomunicazioni composto da esperti/professori di area tecnica informatica e telecomunicazioni per discorsi di trasferimenti di innovazione tecnologica.

Quindi, mentre il Comitato della Società dell’Informazione include anche professori di comunicazione, statistica e organizzazione; Centro di Competenza Regionale di informatica e telecomunicazioni è un centro di eccellenza della regione Campania che lavora su aspetti legati alle tecnologie informatiche.

Quali sono le criticità che avete ad oggi riscontrato e, se ci sono state, in che modo prevedete di affrontarle?

Siamo in una fase di partenza perché stiamo creando l’infrastruttura dei servizi e stiamo mettendo tutti i servizi in rete. In particolare le fasi previste sono 3:

  • PUBBLICAZIONE: il servizio viene implementato in regime per renderlo leggibile;
  • MESSA IN SICUREZZA: metto in sicurezza il servizio;
  • ACCESSIBILITA’: rendo il servizio accessibile.

Il concetto fondamentale è che ad oggi, il sistema è stato creato e stiamo mettendo a regime i servizi con particolare attenzione anche agli aspetti giuridici-organizzativi tipici di un processo informatico. Ad esempio, tutto il problema della firma digitale ad uso interno ha costretto la Regione a redigere un manuale per la gestione della firma e della sicurezza a uso interno per far si che se si consegna la firma ad un dipendente, devono essere necessariamente previste delle sanzioni se l’uso che ne fa è improprio.

Le criticità stanno appunto nei processi informatici che danno si efficienza ma devono anche assicurare efficacia giuridica. Inoltre essendo dei processi nuovi c’è anche un problema di formazione.

Ci può spiegare con quali modalità la Regione ha affrontato il problema formazione?

Esiste un problema di cultura di su questi sistemi. Prima devono appropriarsene sia l’ente Regione ma anche gli altri enti che partecipano al modello. L’opera di divulgazione da fare sarà tanta e proprio realtà come lo stesso Forum PA possono esser i canali adatti a diffondere queste problematiche perché permettendo un confronto tra i vari enti su tutto il territorio soprattutto si risparmia tempo nel recepire i modelli che poi devono fare propri.

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