Spid, i bonus scuola non bastano: ecosistema maturo pubblico-privato cercasi

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Quella di SPID potrebbe essere definita una rivoluzione diesel. Il Sistema Pubblico di Identità Digitale è partito con una certa lentezza ma, anche se meno rapidamente del previsto, raggiungerà l’obiettivo di semplificare e diffondere l’accesso dei cittadini ai servizi della Pubblica amministrazione, e non solo

24 Novembre 2016

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Alessandra Talarico*

“Spid is speed? No, spid is slow”: con la sintesi tipica di Twitter, l’utente @swannieprof riassume in maniera decisamente calzante il sentiment dei tanti docenti di ruolo che, dopo i diciottenni, si sono trovati alle prese con il Sistema Pubblico di Identità Digitale. L’ottenimento dell’Identità digitale è infatti necessario affinché i circa 740 mila docenti di ruolo italiani possano accedere al bonus di 500 euro da spendere in attività o acquisti inerenti l’aggiornamento professionale.

Il Sistema Pubblico di Identità Digitale, lanciato a marzo di quest’anno, è stato presentato dal Governo come uno degli strumenti cardine per tentare di sovvertire la purtroppo ben radicata reticenza degli italiani verso i servizi digitali, in primis quelli offerti dalla Pubblica Amministrazione. Non a caso, il premier Matteo Renzi ha definito quella introdotta da SPID “una rivoluzione concettuale”. Una rivoluzione diesel, la potremmo definire, partita con una certa lentezza ma che – secondo gli osservatori – raggiungerà l’obiettivo di semplificare e diffondere l’accesso dei cittadini ai servizi della Pubblica amministrazione, e non solo.

L’obiettivo prefissato era di raggiungere 3 milioni di italiani entro la fine dell’anno e 10 milioni – un italiano su sei – entro la fine del 2017. La realtà è però lontana da questi numeri: a oggi sono poco più di 199 mila le identità erogate; circa 3.700 le amministrazioni attive e 4.200 i servizi online accessibili con SPID, mentre le aziende private – anche gli Identity Provider (Infocert, Poste, Sielte e TI) – non hanno dimostrato finora una buona propensione a rendere i loro servizi accessibili con SPID.

La macchina è partita, insomma, ma avanza con lentezza e se da agosto il numero di identità erogate è quasi raddoppiato, lo si deve principalmente alla decisione di subordinare l’accesso al cosiddetto ‘Bonus Cultura’ – un buono da 500 euro destinato ai diciottenni da spendere a scopi culturali – all’ottenimento delle credenziali SPID. Un’operazione che il Governo ha deciso di ripetere in questi giorni con l’erogazione del ‘Bonus docenti’. L’identità SPID sarà infatti necessaria per utilizzare la nuova applicazione web battezzata ‘Carta del Docente 2017’ disponibile sul sito del Miur entro il 30 novembre.

Come per ogni novità (lo scorso anno la fruizione del Bonus era automatica per i docenti) si sono registrate alcune lamentele: molti insegnanti si sono trovati un po’ spiazzati, vuoi per la mancanza di competenze digitali dovuta all’età media del corpo docenti, vuoi per gli ostacoli di una procedura ritenuta non proprio snella e lineare . Ma, lasciando da parte queste resistenze fisiologiche al cambiamento, bisognerebbe chiedersi se la strategia fin qui adottata dal Governo possa ritenersi valida o se, al contrario, non possa rivelarsi controproducente in quanto al messaggio che lascia passare.

Da un lato è innegabile che l’associazione di SPID al bonus cultura per i diciottenni e al bonus docenti abbia portato l’argomento fuori dagli ambienti per addetti ai lavori, facendone parlare e discutere i ragazzi e i loro insegnanti, con la possibilità di innescare il circolo virtuoso dell’apprendimento rovesciato, con i più giovani – sicuramente più avvezzi all’utilizzo dei più nuovi strumenti digitali – a insegnare agli adulti come si fa ad ottenere l’identità digitale.

Dall’altro viene da chiedersi se sia giusto o meno che per spingere l’adozione dell’identità digitale, l’unico strumento fin qui valido sia stato quello di abbinarla all’erogazione di un ‘Bonus’ economico.

Vista anche l’importanza attribuita a SPID dal Governo sarebbe stato forse più opportuno, a monte, far leva su una comunicazione più efficace e ‘a tappeto’ sui vantaggi dell’identità digitale, chiarendo innanzitutto il punto che forse sta più di ogni altro frenando l’adozione del sistema: l’incertezza sulla futura gratuità, una volta passati due anni dall’erogazione. Non per forza, infatti, un servizio che necessita degli adeguati standard di sicurezza (SPID offre tre livelli di sicurezza, ognuno dei quali corrisponde a un diverso livello di identità) deve essere offerto gratuitamente, ma perché non spiegarlo da subito, così da permettere a tutti di farsi un’idea anche dell’importanza di garantire la sicurezza e l’impermeabilità a incursioni esterne dei propri dati personali anche sensibili – si pensi al fascicolo elettronico?

Guardando al futuro, appare chiaro che per il successo di SPID è necessario che tutti – dalle pubbliche amministrazioni ai comuni cittadini, dalle imprese ai professionisti – comincino a guardare oltre, a concentrarsi sugli innegabili vantaggi che il sistema porterà con sé una volta a regime : addio alla miriade di password per i diversi servizi pubblici e privati; la comodità di effettuare da casa molte incombenze – dall’iscrizione a scuola alla richiesta di certificati e prestazioni varie – che necessitavano di tempi spesso lunghi (anche in termini di traffico e file agli sportelli); la possibilità, per i professionisti, di dedicare il tempo così risparmiato da loro stessi in prima persona e dai loro collaboratori a una maggiore cura dei clienti.

Occorre, insomma accelerare, innanzitutto sul fronte dei servizi – il Comune di Firenze, ad esempio, guarda già allo sviluppo della versione mobile di SPID; mentre ancora non si vede all’orizzonte il primo service provider privato. Ma bisogna anche recuperare terreno sul fronte della comunicazione, prima che passi l’idea che se non si tratta di riscuotere un ‘bonus’ non valga la pena dotarsi di SPID.

* L’autrice è la nuova coordinatrice Cittadinanza Digitale di questo sito

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