Tomasini: “Ecco la portata innovativa delle nuove linee guida sul procurement”
20 Dicembre 2016
Stefano Tomasini
A che punto siamo nel procurement pubblico di ICT?
Se si pensa all’ultimo anno, il procurement ICT ha visto in primo luogo due interventi normativi di notevole portata: la Legge di Stabilità per il 2016 e il Nuovo Codice degli Appalti Pubblici. Con la legge di Stabilità del 2016 è stato avviato un percorso di razionalizzazione e ottimizzazione del settore ICT pubblico prevedendo da un lato il ruolo di Agid, come motore di convergenza e indirizzo della innovazione e della spesa IT e dall’altro il ricorso alla Consip per l’acquisizione centralizzata di beni e servizi in materia informatica e di connettività. Interventi di indubbio valore che già Inail aveva intravisto quando, già nel 2012 – in attuazione dell’articolo 29 del decreto-legge 6 dicembre 2011 – aveva previsto di avvalersi di Consip, in qualità di centrale di committenza, al fine di realizzare il percorso di innovazione tecnologica previsto dall’Istituto, rispettando gli obiettivi di progressivo risparmio economico ed efficienza degli acquisti.
Per quanto riguarda il Nuovo Codice, considerato che il mondo IT vive un’accelerazione e un processo di trasformazione non rinvenibile negli altri ambiti di fornitura, sarebbe auspicabile individuare nuove forme di approvvigionamento tali da ridurre fortemente (se non azzerare) il time to market degli acquisti al fine consentire alle PA di cogliere i benefici attesi dalle forniture IT. Procedure snelle e semplificate consentirebbero alla PA non solo di ottenere il meglio da un mercato che cambia velocemente le regole e che introduce nuovi prodotti e servizi, ma anche di avvalersi del potenziale innovativo proposto da piccole realtà, mi viene da pensare alle startup, che rapidamente e a basso costo si propongono al mercato.
Non va poi sottovalutata la portata fortemente innovativa dell’azione dell’ANAC sul procurement pubblico di ICT, attraverso l’emanazione di linee guida per l’attuazione del Nuovo Codice; a titolo esemplificativo e non esaustivo cito tre esempi: la valutazione delle offerte economicamente più vantaggiose, l’introduzione di criteri reputazionali legati alle cosiddette past performance per la valutazione delle imprese, la rottura del lock in attraverso consultazioni aperte al mercato per le forniture e i servizi infungibili.
Cosa si può fare ora nel campo dell’innovazione digitale ora che è caduto il Governo e che non ha bisogno della politica, ma solo dell’azione fattiva dell’amministrazione?
L’innovazione digitale, come è evidente a tutti, riveste un ruolo strategico nei processi di sviluppo del Paese e non può e non deve risentire di discontinuità legate alle normali dinamiche della politica e in ultima analisi della democrazia del nostro Paese. Penso, che diverse Amministrazioni abbiano dimostrato negli ultimi anni una significativa capacità innovativa e siano mature per avviare un nuovo processo di collaborazione che solleciti il mercato a proporre soluzioni che rispondano con maggior qualità alle esigenze della PA. Siamo forse, come non avveniva da molti anni, nella condizione in cui alcune grandi PA, operando in sinergia con il coordinamento dell’AgID, possono essere realmente in grado di influenzare il mercato IT richiedendo soluzioni innovative che rispondano al principale obiettivo di massimizzare la qualità dei servizi che le pubbliche amministrazioni devono fornire alla collettività, ma occorre avere la capacità di fare sistema.