Un caffè con…i libri e i loro autori. Rivedi tutte le interviste
Quest’anno la rubrica di anteprima di FORUM PA “Un caffè con…” ha cambiato formula, ospitando gli autori di libri che parlano del cambiamento in corso nelle PA ed evidenziano aspetti necessari per creare un sistema di amministrazioni pubbliche (locali e centrali) che sappiano portare valore aggiunto al nostro Paese. Ma non c’è dubbio alcuno sul fatto che la condizione principale e necessaria del cambiamento sono le persone. Ecco cosa è emerso dalle 4 mattinate, che hanno visto come ospiti Paolo Coppola, Gianluca Sgueo, Michele Bertola, Alessandra Migliozzi, Paolo Testa, Simone D’antonio e Francesco Di Costanzo
1 Luglio 2022
Annalisa Gramigna
Esperta Fondazione IFEL
Uno sguardo su 6 libri per trattare 4 diversi temi: così si sono aperte le giornate dell’edizione 2022 di FORUM PA. Quest’anno l’ormai storica rubrica di anteprima “Un caffè con…” ha cambiato formula, ospitando gli autori di libri dedicati al mondo PA.
Digitale, persone, città e comunicazione sono stati i temi-guida, affrontati e discussi rispettivamente con Paolo Coppola, autore di +Digitale – Corruzione + Democrazia e Gianluca Sgueo, autore di Il divario; Michele Bertola, autore di Persone fuori dal comune e Alessandra Migliozzi, autrice di La scuola non si ferma; Paolo Testa e Simone D’antonio, coautori de Le città sono la soluzione; Francesco Di Costanzo, autore di Digitale. La nuova era della comunicazione e informazione pubblica. Storia e prospettive del modello italiano.
Sono stati quattro incontri ricchi di spunti che hanno portato tante riflessioni sui dispositivi che in questi anni abbiamo utilizzato per cambiare le amministrazioni e sul ruolo delle persone della PA. Per aiutare voi lettori ad orientarvi nella scelta delle interviste da (ri)ascoltare e nella scelta dei libri da leggere, di seguito alcuni flash sui libri e sui confronti con gli autori.
Paolo Coppola e Gianluca Sgueo hanno scritto due libri in qualche modo complementari: Coppola ci porta dentro i palazzi delle amministrazioni e ci racconta le difficoltà di chi, da protagonista, ha cercato negli ultimi 10 anni di rendere digitale la nostra PA. Gianluca Sgueo, invece, inserisce il tema della digitalizzazione della PA all’interno dei processi più ampi di cambiamento e di transizione che stanno investendo tutti i sistemi delle interazioni e delle relazioni sociali ed economiche, grazie alla diffusione delle tecnologie. Il messaggio-chiave del libro di Paolo Coppola è di fatto una richiesta ai lettori e a tutti i cittadini di non tollerare più l’enorme incompetenza che è stata sopportata in questi anni, considerando la questione del digitale sicuramente un tema politico ma anche una responsabilità della società civile. Gianluca Sgueo, invece, ha lanciato con questo libro una sorta di provocazione, invitando tutti a non schiacciare l’aspettativa che abbiamo verso i servizi digitali del pubblico sulle aspettative del “tutto e subito” a cui ci abitua l’assidua frequentazione del privato digitale. Sgueo invita le amministrazioni a raccontare ai cittadini della complessità insita nel sistema istituzionale in quanto valore comune e invita noi cittadini a considerare questa complessità nel suo lato positivo in quanto garanzia di inclusione, maggior tutela e più ampia accessibilità.
Tutti gli autori che ho incontrato in queste 4 mattinate hanno parlato del ruolo-chiave delle persone ma Michele Bertola e Alessandra Migliozzi hanno proprio dedicato i loro libri alle tante, tantissime persone che sono impegnate quotidianamente dentro le nostre amministrazioni e nelle nostre scuole. Michele Bertola l’ha fatto in un testo in cui ha inventato i personaggi e le loro storie prendendo ampio spunto da tutte le persone conosciute ed incontrate in questi anni di carriera. Alessandra Migliozzi, invece, ha raccontato alcune storie raccolte durante la pandemia, nel periodo più duro e difficile, per far vedere come hanno reagito alcune scuole attraverso progettualità creative ed efficaci e ha fatto poi parlare direttamente alcuni testimoni, sia insegnanti che ragazzi. I due messaggi-chiave sono simili: mettere al centro le persone affinché trovino (o ritrovino) il senso del loro lavoro che è lavorare per il bene comune. Michele Bertola lancia il messaggio forte e chiaro: i dipendenti pubblici servono solo se sono in grado di giocarsi tutte le loro energie per essere delle possibilità per tutto il Paese. Alessandra Migliozzi vorrebbe che la scuola fosse riconosciuta come il luogo in cui si costruisce il futuro del Paese.
Paolo Testa e Simone D’Antonio hanno scritto un libro che guarda a due facce di una stessa medaglia: da una parte il ruolo delle amministrazioni comunali affinché “le città siano la soluzione” e, dall’altra, il ruolo invece di attori importanti dell’ecosistema urbano che vengono definiti come change makers, cioè come coloro che hanno idee e capacità per apportare cambiamenti che migliorino le città e la vita di chi le abita e le frequenta. Le città sono la soluzione, dicono gli autori, quando sanno aprirsi e favorire forme di co-progettazione e condivisione tra istituzioni, con i cittadini e con gli altri attori dell’ecosistema urbano. Il messaggio-chiave del libro è che, sulla base delle esperienze osservate e raccontate, si possono praticare innovazioni urbane anche a regole date e a strutture organizzative date e questa è una possibilità che hanno tutte le città. Le innovazioni che servono non sono necessariamente grandi rivoluzioni e le scale dei cambiamenti possono essere diverse come per esempio progetti più piccoli, come gli orti urbani o una rete wifi per facilitare l’accesso a tutti i cittadini. Ciò che serve, quindi, sono i semi del cambiamento che poi possono dare frutti che vanno al di là della singola e specifica progettualità. Fare amministrazione condivisa è dunque possibile ed anzi è la soluzione che serve allo sviluppo delle città.
Ma quanto tempo era che non parlavo di comunicazione pubblica? E si vede: ho fatto un’introduzione all’ospite veramente lunga. Nonostante tutto, Francesco Di Costanzo è riuscito a presentare il suo libro nel quale ha raccontato tutta la storia di PA Social, che nasce come associazione e come rete professionale di quei comunicatori pubblici che, da qualche anno, si occupano degli strumenti digitali e dei social. Di Costanzo ci ha fatto capire che queste figure professionali non sono state ben accolte nelle nostre PA perché nei confronti del digitale e soprattutto verso i social media, c’è tanta diffidenza. Oggi i comunicatori pubblici non sono più solamente “gli urpisti”, i portavoce e i giornalisti dell’ufficio stampa: ci sono anche esperti in comunicazione digitale come i social media manager che sono figure molto richieste ma ancora poco riconosciute rispetto al loro valore professionale. I comunicatori pubblici, dopo 22 anni, stanno chiedendo di rinnovare la legge che riguarda i loro compiti e le loro funzioni. E anche PA Social sta lavorando per questa nuova legge, la cosiddetta 151, che dovrà andare oltre i limiti dell’ormai superata L. 150/00.
Tutti i libri parlano del cambiamento in corso nelle PA ed evidenziano aspetti che gli autori reputano necessari affinché questo cambiamento si diriga verso la creazione di un sistema di amministrazioni pubbliche (locali e centrali) che sappiano portare valore aggiunto al nostro Paese. Ma non c’è dubbio alcuno sul fatto che la condizione principale e necessaria del cambiamento sono le persone. Nelle discussioni fatte in queste 4 mattinate sono stati citati diversi dispositivi che possono favorire una diversa capacità di risposta del sistema delle PA:
- un set di competenze che per forza dovranno entrare attraverso nuove figure professionali (tutti gli autori ne hanno parlato);
- un set di competenze trasversali che tutti devono rafforzare e che molto ha a che fare con la capacità di trovare un senso al lavoro pubblico e avere un maggior orientamento al bene comune (ne hanno parlato in modo diverso tutti gli autori);
- una nuova narrazione delle PA rispetto alle loro specificità e al valore aggiunto che portano al sistema culturale, sociale ed economico del Paese (ne hanno parlato specificamente Migliozzi e Sgueo);
- la creazione di reti professionali (anche formali e anche internazionali) per supportare lo sviluppo delle competenze, lo scambio di pratiche, il senso della possibilità, le soluzioni concrete…(ne hanno parlato in particolare Migliozzi, Testa-D’antonio e Di Costanzo);
- il supporto ai processi sperimentali da parte di “piattaforme” come Anci o come alcuni progetti europei (ne hanno parlato in particolare Testa-D’antonio);
- leggi che siano contemporanee e affrontino le esigenze di un’organizzazione rinnovata (ne ha parlato in particolare Coppola e Di Costanzo).
Cambiare si può e la pandemia l’ha dimostrato. La buona notizia è che tutto andrà meglio se avremo le persone giuste al posto giusto. E questa è una scelta politica, nel senso più alto del termine: una scelta che consentirà al nostro Paese di affrontare la complessità del presente investendo le energie creative e di conoscenza nei processi di cambiamento che ci servono e non nei goffi tentativi di capire come “mettere a terra” l’ennesima “grande riforma a costa zero”.
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