Una Corporate Social Responsibility per gli Enti Pubblici: ecco come, in quattro punti

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11 Novembre 2015

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Dino Maurizio, presidente Informatici Senza Frontiere

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Se noi chiediamo alle aziende se conoscono la Corporate Social Responsibility (CSR) tutte diranno di sapere di cosa si tratta e di condividerne i principi.

Se andiamo a vedere quali progetti di CSR tali aziende stanno attuando, non troveremo una grande rispondenza e, soprattutto nella piccola e media industria, troveremo che le difficoltà di investimento limitano qualsiasi iniziativa, anche di entità modesta. E non ci sono soltanto ragioni economiche alla base di tali difficoltà, bensì anche confusione sugli obiettivi ed una scarsa convinzione da parte delle imprese.

Le direttive stesse, sviluppate negli anni dai vari comitati internazionali, raccomandano una varietà di indirizzi, dallo sviluppo sostenibile, al bilancio sociale, dal rispetto dei diritti umani, al valore condiviso, rendendo difficile per le aziende selezionare quali iniziative perseguire nel portare avanti una loro direzione strategica.

Se poi chiediamo agli enti pubblici, i comuni in primis, se hanno mai pensato ad iniziative di CSR relative al loro ente, probabilmente ci prendono per fuori di testa o quanto meno per degli sprovveduti: “non sapete che la CSR è rivolta alle aziende, non agli enti pubblici? Gli enti pubblici per definizione si occupano dei servizi ai cittadini e non sono degli enti profit”.

A prima vista l’obiezione non fa una piega, ma proviamo a vedere un po’ meglio quali sono gli obiettivi a cui la CSR mira e proviamo a chiederci se qualcuno di essi non abbia senso anche per un ente pubblico. Il rispetto dei diritti umani, il bilancio sociale, la tutela dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile, giusto per citarne alcuni, vanno bene per un’azienda profit ma altrettanto per un ente pubblico. Senza contare che le aspettative dei cittadini stanno diventando sempre più alte e gli stessi esigono da un lato servizi efficienti ma dall’altro si aspettano anche un contributo reale ed incisivo alla risoluzione di problemi ambientali e sociali.

Oggi tutte le iniziative che portano il digitale all’interno delle strutture pubbliche offrono un’occasione unica per ripensare in modo strategico il funzionamento dell’ente pubblico.

Il digitale può portare integrazione ed automazione dei processi, fornire la possibilità di analizzare ed interpretare l’enorme mole di dati disponibili per capire che popolazione si sta amministrando e le relative esigenze, può aprire dei canali self-service con il pubblico, così come dei canali di dialogo, e può sviluppare soluzioni innovative per risolvere le esigenze dei cittadini.

D’altro canto e’ anche ragionevole pensare che, se la trasformazione digitale della PA vorrà indirizzare, almeno alcuni, degli obiettivi della CSR, trattandosi prima di tutto di un cambiamento culturale, difficilmente ciò potrà accadere per iniziativa di qualche individuo, anche se illuminato; bisognerà, invece, fare leva sul coinvolgimento di quell’eco-sistema fatto di persone e comunità che si dimostrano più sensibili alle esigenze ambientali e sociali, quali NGO, associazioni di volontariato, movimenti di opinione, e altri stakeholder già attivi nel territorio.

Questi attori potranno divenire dei contributori concreti ed efficaci del disegno e della realizzazione delle iniziative di CSR, ma potranno al tempo stesso divenire dei potentissimi strumenti di aiuto nel far conoscere e pubblicizzare le iniziative, cosi’ come nell’individuare nuove potenziali caratteristiche di sviluppo, data la varietà dei casi che affrontano.

In questo percorso, le associazioni di volontariato, in particolare, possono rappresentare dei partner di valore significativo e possono dare contributi validi in molteplici aspetti. Ad esempio, possono aiutare a capire e a prevedere i valori ed i bisogni sociali, fornire in tempo reale competenze specifiche e diversificate, essere delegati ad elaborare iniziative intere; essendo un potente elemento di rete possono rappresentare un punto d’accesso a nuove opportunità, possono diventare un fattore innovativo, possono dare infine risposte concrete all’esigenza di motivazione e partecipazione del personale dell’ente stesso.

Per provare a stare sul concreto vediamo quali iniziative potrebbero essere di aiuto per innescare questo ciclo virtuoso.

  1. Il bilancio sociale, per capire quanto incide l’azione dell’ente sul contesto territoriale;
  2. Il bilancio di genere, per capire per quali fasce della popolazione vanno spese le finanze;
  3. l’apertura di un canale di collaborazione e confronto con le associazioni del territorio per ottenere una miglior comprensione delle esigenze del territorio;
  4. il supporto alle aziende del territorio per realizzare iniziative di CSR rivolte alla comunità locale atte ad indirizzare proficuamente investimenti e interventi privati.

Questa della CSR è una sfida difficile per le aziende e lo è, forse ancora di più, per gli enti pubblici; l’esigenza è però sentita e le indicazioni per la sua realizzazione cominciano ad essere precise, ma, se vogliamo provare a costruire un mondo migliore questa è una sfida che va colta adesso.

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