Con l’adozione dell’Accordo di partenariato finalmente al via la Politica di Coesione 2021-2027
Sembra quasi un paradosso: proprio mentre l’Italia entrava nell’attuale crisi di governo, è stato finalmente firmato un documento atteso da tempo, l’Accordo di Partenariato per la gestione dei fondi strutturali 2021-2027. Una notizia arrivata, quindi, in un momento particolare e che, in ogni caso, ha destato minore attenzione rispetto al dibattito sul PNRR. Rappresenta invece una notizia di grande rilevanza perché dà il via agli investimenti delle Politiche di Coesione nel nostro Paese, che rafforzano quelle strategie di sviluppo dell’Europa e dell’Italia su cui il PNRR stesso si fonda e che, rispetto a questo, si estendono più in là nel tempo con un orizzonte di spesa che tocca il 2029. Ecco cosa prevede l’Accordo
28 Luglio 2022
Massimiliano Roma
Responsabile Area Enti Pubblici, FPA
Il 19 luglio scorso, con decisione della Commissione Europea, è stato approvato l’Accordo di Partenariato per la gestione dei fondi strutturali 2021-2027. L’adozione del documento, firmato alla presenza della Ministra per il Sud e la Coesione Mara Carfagna e della Commissaria europea per la Coesione e le Riforme Elisa Ferreira – seppur abbia destato minor attenzione rispetto al dibattito sul PNRR e seppur passata forse un po’ in sordina dato che la concomitante crisi di governo ha naturalmente sovvertito tutte le agende politiche e mediatiche – rappresenta una notizia di grande rilevanza perché dà il via agli investimenti delle Politiche di Coesione nel nostro Paese, che rafforzano quelle strategie di sviluppo dell’Europa e dell’Italia su cui il PNRR stesso si fonda e che rispetto a questo si estendono più in là nel tempo con un orizzonte di spesa che tocca il 2029. Vediamo quindi meglio cosa prevede l’Accordo di Partenariato 2021-2027.
Accordo di Partenariato 2021-2027: risorse e ripartizione
L’Accordo mette a disposizione dell’Italia 75,3 miliardi di euro tra risorse europee – 43,1 miliardi dai Fondi FESR, FSE+, FEAMPA e Just Transition Fund – e cofinanziamento nazionale. Si tratta dell’importo più consistente mai stanziato nell’ambito dei Fondi SIE e finanzierà interventi per trasformare l’economia e renderla climaticamente neutra (Green Deal) e per una società più giusta e inclusiva (Social Pillar), in coerenza con l’adesione all’Agenda ONU 2030 e con la Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile. Tali principi orienteranno gli investimenti verso l’accessibilità fisica e digitale dei territori, i contesti più fragili dal punto di vista socioeconomico e geografico, le categorie e le persone più vulnerabili, la valorizzazione dei giovani e delle donne, il contrasto delle discriminazioni, la creazione di opportunità di lavoro di qualità. Gli sforzi della Politica di Coesione rientrano quindi in un quadro più ampio e sono fortemente complementari rispetto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e agli investimenti del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione.
Dal punto di vista della ripartizione delle risorse, alle Regioni andranno quasi 48 miliardi di euro, mentre il resto andrà ai Programmi nazionali (PON), ridotti rispetto alla precedente programmazione. Una diversa rimodulazione delle risorse tra centro e territori rispetto al 2014-2020, che risponde alla richiesta dei territori di poter gestire direttamente una quota maggiore della nuova programmazione riducendo sia il numero dei Programmi Nazionali che la percentuale di programmazione nazionale sul totale delle risorse.
Il nuovo ciclo vedrà alcune modifiche nella classificazione delle singole regioni. Infatti, sono considerate “in transizione” non solo l’Abruzzo, che si conferma in questa categoria, ma anche Umbria e Marche che nel periodo 2014-2020 erano inserite tra quelle “più sviluppate”. Le regioni “meno sviluppate” sono quelle rimanenti del Mezzogiorno (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), mentre le “più sviluppate” comprendono le altre regioni del Centro-Nord. Le risorse europee e nazionali dei Fondi strutturali si distribuiscono come segue tra le tre aree: 23,8 miliardi di euro alle regioni più sviluppate, 3,6 miliardi alle regioni in transizione, 46,6 miliardi alle regioni meno sviluppate.
Accordo di Partenariato 2021-2027: i cinque Obiettivi strategici di policy
L’Accordo si concentra sui cinque Obiettivi strategici di policy già individuati per il nostro Paese dal regolamento UE sulle disposizioni comuni ai Fondi per le politiche di coesione:
- Un’Europa più competitiva e intelligente al quale saranno dedicati 9,5 miliardi di euro. La strategia e le risorse mobilitate nell’ambito dell’Obiettivo strategico di policy 1 (OP1) incideranno sui maggiori fattori di competitività dei sistemi produttivi italiani – la propensione alla ricerca industriale, la digitalizzazione, le competenze – e, per effetto di questi fattori, su produttività e capacità di innovare delle imprese.
- Un’Europa resiliente, più verde e a basse emissioni di carbonio con 9,26 miliardi. L’Obiettivo strategico di policy 2 (OP2) interviene sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici, la tenuta del territorio, la disponibilità e qualità delle risorse idriche, la qualità dell’aria, la salvaguardia della biodiversità, la difesa del paesaggio e la gestione dei rifiuti. Tra gli obiettivi da perseguire assume particolare rilievo l’efficienza energetica secondo il principio “energy efficiency first” cui concorreranno tutti i programmi regionali e alcune linee nazionali a rafforzamento dell’intensità di intervento nelle regioni meno sviluppate.
- Un’Europa più connessa attraverso il rafforzamento della mobilità con 1,58 miliardi. L’Obiettivo strategico di policy 3 punta sul potenziamento della capacità di trasporto di persone e merci su percorsi di medio e lungo raggio lungo i corridoi TEN-T e sui bacini e di accesso ai nodi logistici, portuali e urbani per colmare i divari che separano le dotazioni infrastrutturali dell’Italia nel suo insieme rispetto ai principali partner dell’UE e nell’interno del Paese. Rispetto alla precedente programmazione questo obiettivo non avrà un Programma Nazionale dedicato ma sarà inserito nei Programmi Regionali in una chiave di forte complementarietà rispetto agli investimenti del PNRR e del Fondo Sviluppo e Coesione per il rafforzamento della infrastrutturazione ferroviaria.
- Un’Europa più sociale e inclusiva con 17 miliardi. I Programmi nazionali e regionali che attuano l’OP4 intervengono per rafforzare e innovare la filiera dei servizi e perseguire livelli omogenei delle prestazioni tra le diverse aree del Paese per quanto riguarda i servizi sociali, dell’istruzione della salute e delle politiche attive per il lavoro e della formazione. La novità riguarda la definizione di un Programma Nazionale che interverrà sui servizi sanitari e per il long term care con l’obiettivo di rafforzare la rete territoriale e per ridurre le diseguaglianze nell’accesso ai servizi per la salute.
- Un’Europa più vicina ai cittadini con 2,2 miliardi. L’Obiettivo strategico di policy 5 sostiene soluzioni di sviluppo strettamente legate ai bisogni degli attori e dei partenariati ed espressi nelle Strategie territoriali locali. I contenuti sono quindi articolati in base alla dimensione territoriale di riferimento. Per le aree metropolitane e le città medie si interviene sull’ampliamento e la modernizzazione di servizi, la creazione di nuove attività economiche e culturali, con particolare attenzione alle ricadute nelle periferie, la riduzione degli impatti ambientali della vita urbana e l’innovazione delle politiche per l’abitare. Nelle aree interne, oltre ad assicurare da parte delle politiche nazionali una piena connettività digitale, si confermano come essenziali i servizi per l’istruzione, la salute, la mobilità, e azioni per la localizzazione produttiva e la creazione di lavoro. Nelle aree costiere finanziate dal FEAMPA, si punterà su azioni in linea con la Strategia per il bacino del Mediterraneo e tenendo conto delle strategie di specializzazione intelligente incentrate sui settori strategici dell’economia blu.
Programmi Regionali e Programmi Nazionali: gli strumenti di attuazione
L’Accordo 2021-2027, un documento di circa ottanta pagine molto più snello del precedente relativo al 14-20 il quale era strutturato addirittura in 4 sezioni e cinque allegati tecnici, collega soltanto in maniera sintetica gli Obiettivi strategici di policy agli strumenti di attuazione che saranno i Programmi Regionali (PR) ed i seguenti Programmi Nazionali:
- PN Innovazione, ricerca e competitività per la transizione verde e digitale;
- PN Cultura;
- PN METRO plus e città medie Sud; (qui la presentazione in anteprima FORUM PA 2022);
- PN Sicurezza per la legalità;
- PN FEAMPA;
- PN Scuola e competenze;
- PN Inclusione e lotta alla povertà;
- PN Giovani, donne e lavoro;
- PN Equità nella Salute;
- Just Transition Fund.
Per quanto riguarda la capacità amministrativa, lo strumento previsto è il PN Capacità per la Coesione (qui la presentazione in anteprima a FORUM PA 2022), il quale “sostituisce” e su molti aspetti si pone in continuità con il PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020. Se su questo fronte gli interventi previsti nell’ambito del PNRR si caratterizzano soprattutto per il loro aspetto di riforma, semplificazione e pieno utilizzo della digitalizzazione nella PA, gli interventi previsti nell’ambito delle politiche di coesione saranno concentrati, invece, sulla crescita di capacità delle strutture responsabili di tali politiche, sia nella fase programmatoria che realizzativa, e si concentreranno sul rafforzamento permanente delle funzioni più direttamente collegate alla realizzazione delle iniziative finanziate. Gli interventi punteranno su specifiche assunzioni di personale dedicato, rafforzamento di alcune funzioni sistemiche e settoriali, supporto tecnico e organizzativo delle realtà locali più deboli.
La firma dell’Accordo, attesa da mesi, pur essendo il passo fondamentale non permette ancora di partire effettivamente con l’impiego dei fondi. La partita si gioca ora sull’approvazione da parte della Commissione dei singoli Programmi Regionali e Nazionali e, ad oggi, l’unico Programma approvato è quello dell’Emilia-Romagna. Tutti gli altri Programmi dovranno essere approvati necessariamente entro novembre per non perdere le allocazioni previste per il 2022. I 75 miliardi dei Fondi Strutturali non sono un tassello minore per la ripresa del Paese. In questa fase di transizione politica, l’attenzione di tutti gli attori verso la Politica Coesione non deve essere inferiore rispetto agli altri delicati temi che caratterizzeranno il prossimo autunno.