De Vincenti: “Il governo sta lavorando con le comunità locali per l’utilizzo dei fondi strutturali”
Non esiste un pianificatore onnisciente, ragion per cui non è più possibile mettersi a tavolino per studiare una strategia applicativa a priori
17 Gennaio 2017
Redazione FPA
“La politica per la coesione territoriale rappresenta una componente importante nel complesso della spesa pubblica italiana per gli investimenti”. Queste le parole con cui Claudio De Vincenti, Ministro della Coesione Territoriale e del Mezzogiorno, ha chiuso i lavori del convegno “La politica di coesione costruisce il futuro”, che si è svolto il 24 maggio a FORUM PA 2016.
De Vincenti ha sottolineato come l’Italia sia uno dei Paesi leader dell’Unione Europea, nonché contributore netto nell’ambito dei fondi strutturali. Questo ruolo fa sì che il Paese debba prendersi le sue responsabilità, soprattutto per quel che riguarda l’attuazione di una strategia comunitaria efficiente e efficace in tema di coesione. “Negli ultimi due anni”, ha tenuto a evidenziare il Ministro, “il Governo italiano ha raccolto questa sfida, attraverso la costituzione del Dipartimento per le Politiche di coesione e l’Agenzia per la coesione territoriale”. Questi due organismi permettono un rapporto continuo con la Commissione Europea e con Regioni, Comuni e Città metropolitane.
Oltre il recupero della spesa dei fondi strutturali 2007-2013 – e la nuova programmazione 2014-2020 – il Governo si è mosso anche per l’implementazione del sistema di banda ultra larga, il cui comitato (il Cobul) è stato istituito appositamente dalla Presidenza del Consiglio per l’attuazione della strategia. Nell’ambito del progetto sono stati aperti cantieri in oltre settecento comuni d’Italia e altri ne sono stati avviati per raggiungere più municipalità.
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Quello di cui si deve tener conto, fa notare De Vincenti, è che “non esiste un pianificatore onnisciente”, ragion per cui non è più possibile mettersi a tavolino per studiare una strategia applicativa a priori. In tal senso il Governo ha deciso di aprire dei tavoli in cui potersi confrontare direttamente con i responsabili rappresentanti delle comunità locali, al fine di raccogliere le esigenze e le necessità di tutti i territori.
Chiaramente l’agire anziché il pianificare porta con sé una problematica non banale, ossia quella della possibilità di commettere errori. Muoversi nonostante tutto e tutti significa quindi accettare queste imperfezioni, realizzare l’intervento, correggerlo, far quadrare nuovamente i conti economici e le coerenze programmatorie. Questo è però l’iter da seguire per non rimanere impantanati nei paludosi terreni della pianificazione. E qui sta anche il compito della politica, come rileva il Ministro, dal momento che la volontà di quest’ultima sta proprio nel far ritrovare a tutti “il gusto del fare”, senza paura di prendersi le proprie responsabilità. L’Unione Europea, d’altra parte, non valuterà l’operato del Governo sulla base delle intenzioni, ma su ciò che è stato fatto.
Affinché tutto ciò venga reso possibile non basta solo la volontà. “Quando parliamo di infrastrutture, di trasporti e di energia, noi abbiamo bisogno non solo della voglia di fare, ma della voglia di ritrovare la razionalità dell’azione umana”. Per razionalità s’intende non uno schieramento aprioristico su questa o quella posizione, ma un’analisi ragionata in base alla quale ci si posiziona all’interno del dibattito. Appare dunque chiaro che la possibilità di incappare in problematicità varie sia molto concreta, ma questo non deve fermare né tanto meno rallentare il “Governo del fare”; ne va delle sorti del Paese.