Investimenti pubblici: un’opportunità per la crescita dei territori
Il ricorso alla spesa pubblica in investimenti e infrastrutture rappresenta uno stimolo all’attività economica nel breve periodo, in grado di produrre un impatto positivo sul potenziale di crescita dell’economia nel più lungo termine
17 Febbraio 2025
Dario Scannapieco
Amministratore Delegato e Direttore Generale Cassa Depositi e Prestiti

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Questo articolo è tratto dal capitolo “PNRR e Coesione” dell’Annual Report 2024 di FPA (la pubblicazione è disponibile online gratuitamente, previa registrazione)
Perché sostenere gli investimenti con la spesa pubblica?
Due crisi epocali hanno investito l’economia mondiale in poco più di dieci anni: quella finanziaria del 2007-2009 e quella del 2019-2020 innescata dalla pandemia Covid-19, su cui si sono innestati i conflitti in Ucraina prima e in Medio Oriente poi.
La reazione europea alla crisi del 2007 era consistita in un inasprimento delle regole fiscali, austerità e tagli alla spesa pubblica. Alla crisi della pandemia, l’Unione Europea ha risposto, invece, con un ingente programma di investimenti pubblici finanziati con debito europeo, il Programma Next Generation EU da 750 miliardi di euro e, al suo interno, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, da 672 miliardi), integrato con il piano REPowerEU per rispondere alla crisi energetica determinata dall’invasione della Russia in Ucraina. Questi Programmi dovranno finanziare, entro il 2026, gli investimenti e le riforme necessari ad affrontare le principali sfide del prossimo decennio: transizione ecologica, digitalizzazione, coesione sociale e territoriale.
Il ricorso alla spesa pubblica in investimenti e infrastrutture rappresenta uno stimolo all’attività economica nel breve periodo in grado di produrre un impatto positivo sul potenziale di crescita dell’economia nel più lungo termine. L’investimento pubblico, infatti, fa da volano all’investimento privato, amplificando l’effetto sulla crescita economica. Banca d’Italia e le principali istituzioni (ad esempio FMI, BCE, OCSE) indicano che ogni aumento di spesa destinato a finanziare investimenti pubblici in deficit è in grado di produrre un effetto leva nel medio periodo che può arrivare al doppio della cifra stanziata. Questo è vero in particolare per gli investimenti verdi[1] e per la spesa sociale[2]
L’effetto moltiplicatore della spesa pubblica per investimenti, tuttavia, si verifica a condizione che le risorse siano utilizzate in maniera efficiente. Il ritardo del nostro Paese, più che alla mancanza di fondi, sembrerebbe legato soprattutto a limiti di natura normativa e amministrativa. In Italia, i tempi di progettazione ed esecuzione delle opere pubbliche sono particolarmente lunghi; un dato che sembra riflettere sia un quadro di regole non adeguato, sia la necessità di una maggiore capacità delle Amministrazioni Pubbliche nello stabilire priorità, selezionare i progetti, redigere i contratti, monitorare la realizzazione degli interventi. Benefici importanti potrebbero, invece, derivare da più accurate analisi costi-benefici e da una migliore qualità della progettazione. Appare in tal senso cruciale rafforzare ulteriormente l’azione di professionalizzazione dell’Amministrazione Pubblica (PA).
Le sfide del Paese
L’Italia presenta da diversi anni un ritardo in termini di sviluppo infrastrutturale. Ad esempio, le infrastrutture sociali, quali scuole, ospedali e carceri, necessitano di significativi interventi di ammodernamento ed efficientamento energetico: solo il 12% degli edifici scolastici italiani appartiene alle classi energetiche più efficienti[3]. Le infrastrutture di trasporto e quelle logistiche risultano ancora poco competitive: il porto di Trieste è il primo in Italia per traffico di merci movimentate ma solo ottavo a livello europeo[4]; tra i principali porti italiani, solo due su cinque sono collegati direttamente alla rete ferroviaria[5]; le linee ferroviarie “fondamentali” e “di nodo” al Sud rappresentano il 21,4% del totale nazionale[6]. Vi sono, infine, possibili spazi di miglioramento anche con riferimento alle infrastrutture digitali.
I ritardi nella dotazione delle infrastrutture e nella qualità dei servizi pubblici sono riconducibili, oltre che alla situazione finanziaria degli enti pubblici, spesso in condizioni di bilancio che ne limitano la capacità di spesa e di indebitamento, anche alla qualità dell’intervento pubblico, fondamentale per stimolare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale e per accrescere l’innovazione e la competitività del Paese. In proposito, un aiuto potrebbe venire dal ricorso a schemi di collaborazione sul modello del Partenariato Pubblico Privato.
Le risorse a disposizione e il ruolo delle istituzioni finanziarie pubbliche
In un contesto di risorse nazionali limitate, che non potranno offrire una risposta completa ai fabbisogni del Paese, è importante il ricorso alle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea.
Il programma Recovery and Resilience Facility (RRF) della Commissione europea, all’interno del quale si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Italia, rappresenta un’opportunità storica. Con una dotazione di circa 195 miliardi di euro[7], il PNRR è un piano di investimenti, ma soprattutto un programma di riforme, che mira a correggere alcune debolezze strutturali del Paese, promuovendo interventi in settori cruciali per uno sviluppo economico sostenibile e per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Anche i fondi della politica di coesione 2021-2027 rappresentano strumenti utili al rilancio dei territori. Ad esempio, il Fondo Sviluppo e Coesione prevede a livello nazionale una dotazione complessiva di circa 25 miliardi di euro in favore di Regioni e Province autonome, di cui circa l’80% nelle aree del Mezzogiorno, per interventi che puntano a favorire la coesione economica, sociale e territoriale[8]. Sempre per il periodo 2021-2027, è previsto per Regioni e Province autonome uno stanziamento di circa 33 miliardi di euro a valere sul Fondo europeo per lo Sviluppo Regionale, per favorire la crescita economica e occupazionale del Paese[9].
Non va dimenticato il programma InvestEU della Commissione europea, che ambisce ad attivare investimenti sostenibili e strategici nel territorio dell’Unione fino a 372 miliardi di euro[10]. L’obiettivo è sostenere la transizione ecologica e digitale, la competitività delle imprese, la creazione di posti di lavoro e la coesione sociale e territoriale. Il programma include anche l’InvestEU Advisory Hub, progettato per fornire supporto tecnico e consulenza agli Stati membri e agli enti locali nella preparazione e realizzazione di progetti di investimento. La sfida è, quindi, evitare che tali risorse rimangano inutilizzate o disperse in progetti inefficaci. In questo senso, è indispensabile la collaborazione tra soggetti privati, istituzioni e soggetti finanziatori.
Questo è l’approccio con cui intervengono soggetti come la Banca europea per gli investimenti a livello europeo, o Cassa Depositi e Prestiti (CDP) nel nostro Paese, che adottano un orientamento di lungo termine e seguono obiettivi di policy, assumendo maggior rischio e operando in modo complementare e addizionale al mercato.
CDP, ad esempio, in coerenza con lo storico ruolo di istituzione al servizio del Paese, sostiene le imprese e la Pubblica Amministrazione mediante un’offerta integrata di prodotti e servizi che contribuiscono a stimolare gli investimenti: finanziamenti a medio-lungo termine, consulenza tecnico-amministrativa agli enti pubblici, anche nell’ambito di programmi quali il PNRR, fondi strutturali europei e InvestEU, nonché supporto ai ministeri nella gestione di fondi statali ed europei.
Le istituzioni, insieme al settore privato, hanno iniziato a collaborare anche per favorire l’adozione di modelli di produzione e consumo sostenibili, indirizzando gli interventi verso progetti di qualità in grado di generare significativi benefici per le comunità. In tal senso, CDP ha modificato il paradigma del proprio modello di intervento per introdurre nella valutazione delle proprie operazioni – oltre ai criteri legati a rischio e rendimento – la dimensione dell’impatto, al fine di orientare la propria azione verso interventi ad elevato beneficio non solo economico, ma anche sociale e ambientale. L’obiettivo è quello di guidare il Paese verso una crescita sostenibile, garantendo la tutela del territorio e favorendo l’inclusione e l’uso razionale delle risorse.
Conclusioni
Gli investimenti pubblici rappresentano una leva fondamentale per affrontare le sfide del Paese. L’utilizzo delle risorse europee, insieme all’azione di attori come Cassa Depositi e Prestiti, offrono l’opportunità di generare un impatto significativo per i territori. Investire nel futuro delle comunità non è solo una necessità economica, ma un imperativo che richiede l’impegno congiunto di istituzioni, imprese e società civile. Con una visione chiara e strategie mirate, l’Italia ha l’opportunità di giocare un ruolo di primo piano nel contesto europeo, promuovendo efficienza e competitività per uno sviluppo sostenibile e duraturo e in grado di trasformare le sfide attuali in occasioni di sviluppo e benessere per tutti i cittadini.
[1] Floriana Cerniglia and Francesco Saraceno (eds), Greening Europe: 2022 European Public Investment Outlook. Cambridge, UK: Open book Publishers, 2022
[2] The Multiplier Effects of Government Expenditures on Social Protection: A Multi-Country Analysis. Department of economics, FEA-USP Working paper n. 2023-11
[3] Fonte: Ecosistema scuola – Legambiente 2023
[4] Fonte: Eurostat, Key figures on European transport 2023
[5] Fonte: CDP, Deglobalizzazione e Mar Mediterraneo: quale ruolo per l’Italia?
[6] Linee in esercizio gestite da Rfi. Fonte: Svimez, 2024
[7] Importo complessivo del PNRR italiano a seguito dell’integrazione nel Piano del nuovo capitolo dedicato a REPowerEU (approvato in data 8 dicembre 2023 dal Consiglio dell’Unione Europea). Fonte: Commissione Europea, RRF Scoreboard
[8] Elaborazione CDP su dati IGRUE, confrontati con piattaforma OpenCoesione (luglio 2024)
[9] Elaborazione CDP su dati OpenCoesione (luglio 2024)
[10] Fonte: Commissione Europea