Presidenza olandese chiama City Makers: Agenda Urbana Europea alla prova della collaborazione

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Un semestre intenso per l’economia collaborativa nelle città europee. Un percorso che ha preso il via nel 2014 con il Forum Cities of Tomorrow e che, sotto l’egida della Presidenza olandese del Consiglio dell’UE, culminerà a giugno con l’incontro dei City Makers europei, ovvero coloro che “attivano soluzioni di piccola scala e adattabili ai bisogni della loro comunità, affrontando le sfide sociali”.

9 Marzo 2016

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Annalisa Gramigna e Massimo Allulli*

L’attenzione crescente per l’agenda urbana


È negli anni della cosiddetta “dinamica Delors” che le città e le autonomie locali hanno assunto rilievo nell’architettura istituzionale e nel policy making dell’Unione Europea. L’Europa produce politiche, regolamenti, programmi che implicitamente o esplicitamente esercitano un impatto sulle città, in un’area in cui ormai il 70% dei cittadini vive in spazi urbani che producono l’85% del valore aggiunto. Ciò nonostante, le città non sono oggetto di una politica urbana dotata di una propria autonoma agenda e di risorse e strumenti certi.È a partire da questo vuoto di policy che ormai da oltre un lustro il tema dell’agenda urbana è entrato nel dibattito istituzionale dell’arena europea, anche sulla base delle pressioni esercitate dall’intergruppo urbano del Parlamento Europeo . Un tema che ha trovato un protagonismo inedito in una serie di eventi che hanno messo al centro dell’attenzione il tema delle città quali attori chiave delle politiche nazionali e comunitarie. In particolare nel 2014 il forum europeo Cities of Tomorrow ha per la prima volta riunito i principali attori della politica e dell’innovazione urbana in un confronto sul “rafforzamento della dimensione urbana nel policy making dell’Unione Europea”. In quell’occasione è stata per la prima volta esplicitata l’esigenza di un’agenda urbana che sia “un quadro per l’azione che metta a coerenza diverse iniziative e politiche, uno strumento per coinvolgere le città e i loro leader nella formulazione e implementazione delle politiche europee, uno strumento per sviluppare una metodologia per integrare gli obiettivi delle città con quelli di Europa 2020”. In quell’occasione è emerso l’impegno della Commissione in carica per l’attivazione di una policy per le città a livello comunitario, che ha visto un passaggio simbolico nel cambiamento del nome della Direzione Generale per le Politiche Regionali, significativamente trasformato in Directorate-General for Regional and Urban Policy. Nello stesso periodo è stata attivata la consultazione pubblica aperta ai principali stakeholder (città, reti di città, associazioni di cittadini, attori dell’economia locale) per la definizione delle priorità in materia urbana. I risultati della consultazione sono stati resi pubblici nel corso del secondo Cities Forum, che ha avuto luogo a Bruxelles nel giugno 2015, dal quale sono emerse indicazioni circa la focalizzazione delle politiche urbane su priorità specifiche e misurabili, la messa a coerenza dei diversi programmi europei con esplicito impatto sulle città, l’adozione di sistemi di monitoraggio e benchmarking.

La rilevanza acquisita dall’agenda urbana si riscontra anche nella produzione da parte del Comitato delle Regioni del parere “ Verso un’Agenda Urbana Integrata per l’UE”.

Il paradigma della collaborazione e l’Agenda Urbana

Il dibattito attivatosi attorno all’Agenda urbana prevede la realizzazione di cambiamenti importanti che si concretizzano, spesso, all’interno delle città: l’occupazione, la crescita economica, le politiche energetiche, i temi della mobilità, l’inclusione sociale, la povertà, … sono tutte questioni che le città devono affrontare nella loro quotidianità. In questo senso i cittadini hanno un ruolo-chiave nel tradurre le politiche nazionali e europee in azioni concrete.

In effetti da qualche anno i cittadini hanno assunto un ruolo più attivo all’interno delle comunità locali non solo partecipando alle decisioni ma anche attraverso percorsi di co-design e momenti di co-gestione dei servizi oppure occupandosi direttamente di luoghi e beni comuni. La maggiore attitudine alla ‘condivisione’ è ormai una tendenza diffusa e riconosciuta dallo stesso Comitato delle Regioni che nel parere sull’Agenda Urbana scrive: “Nel quadro di una società sempre più partecipativa, le autorità locali cedono il passo, nelle loro decisioni, a iniziative condivise o coprodotte dalle comunità locali portate avanti a livello di città o di quartiere da cittadini, imprese e organizzazioni della società civile. All’organizzazione della città concorrono così anche altre parti oltre all’amministrazione comunale. In questa nuova società, la sfida è quella di far partecipare tutti i cittadini, soprattutto i giovani e gli immigrati, evitando che si crei un sistema diviso in due. Svolgere il ruolo di promozione dell’integrazione sociale e offrire ai propri abitanti gli strumenti per l’emancipazione sono due delle principali funzioni della città moderna (…).”. Per questo il Comitato delle Regioni suggerisce: “(…) le politiche e le regolamentazioni europee devono tener conto dei nuovi rapporti a livello locale e della diversità di approcci alle sfide sociali che ne derivano (…)”. Sono proprio le sfide sociali che hanno portato a un nuovo paradigma della partecipazione che si articola in nuove forme di collaborazione che possano generare modelli, soluzioni, idee, relazioni differenti da quelli che sono stati utilizzati tradizionalmente e che hanno funzionato fino a qui. La riduzione delle risorse pubbliche e la contrazione dei fondi privati, dovuta alla crisi economica che ha coinvolto i Paesi europei a partire dal 2008, hanno contribuito a rafforzare la necessità di introdurre questo nuovo paradigma è che stato definito ‘innovazione sociale’ ed è diventato un tema centrale all’interno delle strategie comunitarie.

Nel documento “ Empowering People, Driving Change. Social Innovation in the European Union” il Bureau of European Policy Advisers (BEPA) definisce le innovazioni come sociali come nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che rispondono ai bisogni sociali in modo più efficace delle alternative esistenti e che, allo stesso tempo, creano nuove relazioni sociali e collaborazioni. Inoltre nella Strategie “Europa 2020” la Commissione europea viene invitata ad operare per elaborare e attuare programmi volti a promuovere l’innovazione sociale per le categorie più vulnerabili, offrendo soluzioni innovative nel campo dell’istruzione, della formazione e dell’occupazione alle comunità svantaggiate.

Il fattore collaborazione diventa, quindi, determinante ed è importante che le città ne sappiano fare buon uso: “(…) i cittadini si assumono sempre di più la loro responsabilità sociale. (…). Le amministrazioni comunali tendono a intensificare sempre di più la cooperazione a diversi livelli nel quadro della quadrupla elica (sviluppata a partire dal modello a tripla elica, coinvolgendo, oltre a poteri pubblici, imprese e centri di conoscenza, anche la società civile organizzata) per far fronte alle sfide della società. In questo contesto, gli enti locali svolgono spesso un ruolo di coordinamento e offrono, in quanto primi utilizzatori o coordinatori, una piattaforma che consente ad altri partner di apportare soluzioni. Le città fungono così da luogo (laboratorio vivente) in cui si realizzano, insieme a dei partner, i progetti più adatti alle condizioni locali. (…)”.

Il rilancio dell’agenda urbana in chiave collaborativa

Una forte accelerazione nella definizione dell’agenda urbana, e della sua formulazione in chiave collaborativa, è quella impressa dal governo dei Paesi Bassi nel corso del semestre attualmente in corso di Presidenza dell’Unione. A questo scopo il governo olandese ha individuato un delegato politico per l’Agenda Urbana, un serrato calendario di iniziative e un atto conclusivo del percorso di formulazione.

Il delegato individuato è Nicolaas Beets, che per conto del Ministero dell’Interno segue anche il processo di formulazione dell’agenda urbana nazionale in Olanda (che procede parallelamente con l’agenda europea). Tra gli appuntamenti previsti c’è l’incontro dei sindaci delle Capitali europee del 21 aprile, e il meeting europeo dei Direttori Generali delle pubbliche amministrazioni con deleghe alle politiche urbane del 12 maggio. Il processo culminerà con la sottoscrizione del Patto di Amsterdam, documento chiave dell’Agenda Urbana, che sarà sottoscritto nel Meeting dei ministri previsto per il 30 maggio.

Il patto prevede la formazione di partnership tematiche della durata di tre anni su dodici temi urbani, e alle quali sono chiamati a partecipare Commissione, Stati, Città e, quel che qui interessa maggiormente, cittadini. Le partnership condurranno azioni volte al miglioramento dei regolamenti, degli strumenti finanziari, dello scambio di conoscenze nella dimensione urbana delle politiche pubbliche. I temi attengono a quattro macro-aree che racchiudono le principali sfide urbane contemporanee: qualità dell’aria, housing, povertà, inclusione di rifugiati e migranti. La dimensione collaborativa introdotta nell’agenda urbana dalla presidenza olandese trova un esempio significativo nel progetto New Europe – Cities in Transition . Finanziato tramite il programma Europe for Citizen e promosso dal think thank Pakhuis de Zwijger, il progetto ha negli ultimi due anni prodotto una mappatura degli attori dell’innovazione urbana in Olanda (tramite il progetto fratello Niew Nederland) e in Europa tramite viaggi di scambio e meeting europei. Nel corso del progetto sono stati individuati i cosiddetti City Makers, le figure che secondo i promotori sono coloro che “attivano soluzioni di piccola scala e adattabili ai bisogni della loro comunità, e affrontano le sfide sociali. Riqualificano spazi abbandonati, si impegnano nell’agricoltura urbana, costruiscono progetti di co-housing, attivano imprese comunitarie per migliorano il welfare locale e facilitano l’impiego”. Tramite Cities in Transition in questi mesi i City Makers europei si stanno incontrando ad Amsterdam e stanno contribuendo alla costruzione dell’Agenda Urbana. Gli incontri organizzati da Cities in Transition fanno parte a pieno titolo degli eventi previsti dalla presidenza olandese nel percorso di formulazione dell’Agenda Urbana. L’incontro conclusivo dei City Makers europei avrà luogo non a caso dal 27 al 30 maggio, in contemporanea con la sottoscrizione del Patto di Amsterdam.

*Annalisa Gramigna e Massimo Allulli lavorano per ANCI Ricerche

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