Amministrazione condivisa: la strada per uno sviluppo partecipato e inclusivo
Per realizzare compiutamente il principio costituzionale della sussidiarietà è necessario adottare un modello di sviluppo partecipato e inclusivo e costruire le competenze necessarie a farlo. A pochi giorni da FORUM PA 2024, torniamo a pubblicare una riflessione su co-programmazione e co-progettazione, e lo facciamo ospitando un articolo del direttore del Forum del Terzo Settore. Ente con il quale abbiamo organizzato un’Academy dedicato nell’ambito della Manifestazione. Un modo importante per parlare di PA Aperta e PA Competente, due dei sette aggettivi intorno a cui si snoda il programma
8 Maggio 2024
Maurizio Mumolo
Direttore del Forum nazionale del Terzo Settore
Dopo un avvio pieno di interrogativi, le esperienze di amministrazione condivisa tra Pubbliche amministrazioni e Terzo settore, previste dal Codice del Terzo Settore, hanno iniziato ad avere una importante diffusione. Dal 2021 abbiamo assistito a una consistente crescita del numero di avvisi di co-programmazione e co-progettazione (oltre mille), pari a + 220% nel 2021 e + 338% nel 2022 rispetto alla media del triennio 2018-2020. Sono senza dubbio dati molto significativi, che dimostrano che siamo di fronte all’inizio di un importante e positivo cambiamento delle modalità con cui, finora, sono state ideate e attuate le politiche pubbliche con il coinvolgimento di soggetti di Terzo settore, ovvero quasi esclusivamente attraverso lo strumento dei bandi regolati dal Codice degli appalti. Diversamente da questi ultimi, che si fondano sul principio della competizione, l’amministrazione condivisa si fonda sul principio della collaborazione, con l’obiettivo di offrire una risposta qualitativamente migliore, anche perché partecipata da più soggetti, ai bisogni delle comunità. È la stessa Corte costituzionale, con la sentenza 131 del 2020, a definire il nuovo modello di relazione tra PP.AA. e Terzo settore, introdotto dal Codice del Terzo Settore, un modello che si basa sulla “convergenza di obiettivi e sull’aggregazione di risorse pubbliche e private per la programmazione e la progettazione, in comune, di servizi e interventi diretti a elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, secondo una sfera relazionale che si colloca al di là del mero scambio utilitaristico”. Gli istituti di co-programmazione e di co-progettazione non possono dunque essere considerati dei meri tecnicismi, ma strumenti chiave per realizzare il principio costituzionale della sussidiarietà, oltre che un modello di sviluppo partecipato e inclusivo.
Se però sono tanti i passi avanti compiuti sinora sul piano dell’amministrazione condivisa, altrettanti sono quelli che ancora ci separano non solo da una sua applicazione diffusa e corretta, ma anche da un cruciale traguardo di natura culturale: il pieno riconoscimento del valore del Terzo settore e del contributo che è in grado di dare sia nella lettura delle problematiche e dei bisogni delle comunità, anche attraverso soluzioni innovative, sia nella realizzazione di attività di interesse generale e di produzione di politiche che valorizzino i territori.
Uno dei principali nodi critici che si incontrano è quello della netta prevalenza dei processi di co-progettazione su quelli di co-programmazione: in sostanza, il Terzo settore è ancora visto principalmente come un soggetto attuatore di politiche pubbliche definite esclusivamente dalle PP.AA., mentre non viene ancora coinvolto nel processo di indirizzo strategico rappresentato dalla fase di co-programmazione, precedente alla co-progettazione. Inoltre si ricorre quasi sempre alla co-progettazione su attività che, nonostante possano anche essere innovative, risultano secondarie rispetto a un insieme di servizi più strutturati e stabilmente finanziati. Ancora: sono nodi problematici la gerarchia del processo, che vede da parte delle Pubbliche amministrazioni un’ampia pre-definizione degli oggetti e dei contenuti delle co-progettazioni stesse, e la pressione da parte delle PP.AA. a richiedere ai soggetti partecipanti alle co-progettazioni una compartecipazione ai costi assai onerosa (frequentemente fino al 20%) o addirittura senza copertura dei costi.
Ci sono poi altri aspetti dell’amministrazione condivisa che devono ancora essere chiariti, come i requisiti di partecipazione, la giusta procedimentalizzazione, le nuove competenze e figure professionali necessarie, la rendicontazione delle attività e degli aspetti economici, le forme di coinvolgimento dei cittadini, delle imprese, dei portatori di interesse.
Soprattutto in una fase di crescenti disuguaglianze, povertà ed emarginazione sociale come quella che sta attraversando il nostro Paese, il coinvolgimento attivo e consapevole del Terzo settore nell’elaborazione e nella realizzazione di soluzioni a sostegno soprattutto dei soggetti più svantaggiati può fare davvero la differenza per la tenuta del tessuto sociale ed economico. Pensiamo ad esempio all’opportunità del Pnrr: finora il coinvolgimento del Terzo settore è stato molto ridotto, ma il suo contributo sarebbe determinante per far sì che il Piano centri realmente i suoi obiettivi di sviluppo dei territori, non limitandosi ad essere un meccanismo di distribuzione di risorse, il cui impatto si esaurisce nel giro di pochi anni.
La strada da seguire è dunque quella di una sempre maggiore e più corretta implementazione degli strumenti di amministrazione condivisa, continuando a sperimentare e affinare le esperienze e diffondendo le buone prassi. Da questo punto di vista potrà essere sicuramente di grande aiuto la prossima attivazione dell’Osservatorio dell’amministrazione condivisa presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che avrà il compito, tra gli altri, di predisporre toolkit e documentazione di riferimento per le PP.AA. e svolgere attività di aggiornamento sulle norme e sulle prassi in atto.
Sono inoltre cruciali appuntamenti come quello organizzato per il 22 maggio a Forum PA 2024 in collaborazione con il Forum Terzo Settore, che contribuisce a diffondere la cultura della co-programmazione della co-progettazione e le competenze necessarie a implementarle.
ndr. A FORUM PA 2024, il racconto di due esperienze di coprogrammazione durante l’Academy “Coprogrammare e coprogettare: come farlo al meglio?“, a cura di Luciano Gallo, Membro del gruppo tecnico sul codice dei contratti pubblici di ANCI, e Gianfranco Marocchi, Vicedirettore di Welforum.it e co-direttore della rivista Impresa Sociale.