Articolo 21-bis: Internet in Costituzione? Si apre il dibattito

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Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.

30 Novembre 2010

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Chiara Buongiovanni

Articolo FPA

Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.

Questa è la proposta avanzata ieri da Stefano Rodotà, intervenuto all’evento di apertura della terza edizione italiana dell’ Internet Governance Forum, a Roma.
La proposta, che è aperta a sottoscrizioni sul sito www.internetcostituzione.it, prevede una modifica del testo Costituzionale, proprio per garantire al diritto ad internet lo status di diritto fondamentale dell’individuo.

 Nella pagina di raccolta firme i promotori dell’iniziativa spiegano: “Noi auspichiamo che la proposta dell’art. 21-bis apra una discussione vera sul senso profondo della Rete e che, con i miglioramenti che il dibattito porterà, entri presto nella Costituzione italiana. Che è sì, una delle più belle del mondo ma è nata in un’epoca in cui Internet non esisteva. Secondo noi ora è arrivato il momento di cambiare e di scrivere che l’accesso alla Rete, il più grande mezzo di comunicazione della storia, è un diritto costituzionale. Se anche voi la pensate così, metteteci la firma”.

Già in rete circolano opinioni contrarie, dI chi, pur riconoscendo l’altissimo valore di Internet, ne sottolinea la natura strumentale. In particolare in uno scambio di opinioni su Facebook, tra appassionati della materia, Massimo Melica, avvocato specializzato in diritto applicato ad internet e nuove tecnologie, scrive: “Internet non può essere inserito nella Costituzione italiana in quanto non rappresenta un diritto ma un "mero strumento" di comunicazione al pari di altri strumenti/elementi come la bicicletta che permette di muoversi o l’acqua che permette di vivere o l’aria che permette di respirare”. E c’è chi osserva che “nell’art. 21, Internet, come ogni altro mezzo di manifestazione della libertà di pensiero, c’è già”. E ancora chi propone: “ forse il punto da cui muove la campagna è proprio questo: internet avrebbe un impatto tale da meritare una tutela speciale. Si potrebbe evitare di toccare la Costituzione, utilizzando al limite  lo strumento legislativo”.

 

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