Bilanci di genere e terminologia della parità
Il bilancio di genere è un tipo di documento per la comunicazione pubblica che informa gli esperti di contabilità, ma anche i comuni cittadini, sulle analisi delle spese e delle entrate di un bilancio pubblico, attraverso gli strumenti di valutazione ex ante e di monitoraggio ex post, facendo riferimento ai diversi impatti che hanno i processi decisionali di un’organizzazione per le donne e per gli uomini. Quanto sono diffuse le pratiche di accountability delle politiche di parità e pari opportunità nelle nostre PA? Quante e quali PA hanno redatto nell’ultimo anno il bilancio di genere? Questi bilanci stanno attestando una terminologia condivisa?
30 Aprile 2013
Daniela Vellutino
Quanto sono diffuse le pratiche di accountability delle politiche di parità e pari opportunità nelle nostre PA? Quante e quali PA hanno redatto nell’ultimo anno il bilancio di genere? Questi bilanci stanno attestando una terminologia condivisa? Da queste domande stiamo partendo per riprendere, dopo tre anni, uno studio sul lessico della parità nei testi dei bilanci di genere, pubblicato nel saggio dal titolo La comunicazione pubblica per la promozione delle pari opportunità nel volume Studi di Diritto della Comunicazione a cura di D’Antonio e Vigliar.
Il bilancio di genere è un tipo di documento per la comunicazione pubblica che informa gli esperti di contabilità, ma anche i comuni cittadini, sulle analisi delle spese e delle entrate di un bilancio pubblico, attraverso gli strumenti di valutazione ex ante e di monitoraggio ex post, facendo riferimento ai diversi impatti che hanno i processi decisionali di un’organizzazione per le donne e per gli uomini.
In Italia, già dal 1999, il Dipartimento per le Pari Opportunità, sotto la guida della prima Ministra italiana per le Pari Opportunità Anna Finocchiaro, aveva elaborato le Linee guida VISPO (Valutazione Impatto Strategico Pari Opportunità) per valutare l’impatto equativo di genere nella programmazione operativa dei fondi strutturali 2000-2006. Nel 2003 Fiorella Ghilardotti presenta per la Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità del Parlamento Europeo la Relazione sul gender budgeting in cui è descritta la costruzione dei bilanci pubblici secondo la prospettiva di genere/gender mainstreaming. Nel 2007, Anno europeo delle pari opportunità per tutti, il governo italiano recepisce l’indirizzo comunitario con la direttiva Pollastrini–Nicolais “Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle Amministrazioni Pubbliche” in cui si afferma l’importanza di “promuovere analisi di bilancio che mettano in evidenza quanta parte e quali voci del bilancio di un’amministrazione siano (in modo diretto o indiretto) indirizzate alle donne, quanta parte agli uomini e quanta parte ad entrambi. Questo anche al fine di poter allocare le risorse sui servizi in funzione delle diverse esigenze delle donne e degli uomini nel territorio di riferimento”. Per le pubbliche amministrazioni il bilancio di genere è, dunque, non solo un documento economico per la trasparenza amministrativa, ma uno strumento per l’accountability di genere, finalizzato a rendere conto e nota la responsabilità sociale delle decisioni strategiche nell’ottica di genere.
Per chi fa studi lessicografici e terminologici questo tipo di testo è una fonte documentale di grande importanza perché in esso sono attestati i termini del gender mainstreaming/ottica/prospettiva di genere nel loro reale contesto d’uso e, dunque, la loro diffusione come veicolo di conoscenza e di affermazione della cultura della parità e delle pari opportunità.
I risultati dello studio svolto nel 2009 su un corpus di 22 testi di bilanci di genere pubblicati da Comuni, Province e Regioni (circa 2.000.000 di occorrenze tokenizzate) misero in evidenza che il lessico del glossario istituzionale prodotto nel lontano 1998 dalla Commissione Europea “Le 100 parole della parità” era scarsamente utilizzato nei testi analizzati. Erano presenti, invece, nuove fraseologie e nuove parole sia semplici che polirematiche utili per definire e denominare concetti del dominio di conoscenza della parità e delle pari opportunità come, ad esempio, lo stesso termine bilancio di genere o il termine lavoro di cura, ampiamente attestato nei vari tipi di testo dell’italiano istituzionale delle pubbliche amministrazioni.
Il corpus di testi indagato è in gran parte costituito dai bilanci di genere prodotti da una rete interistituzionale Gender Budget promossa dalle Province di Genova, Siena e Modena ed estesa con un protocollo d’intesa ad altre pubbliche amministrazioni locali ed ad organismi e istituzioni nazionali quali l’Ufficio della consigliera nazionale di parità, Ministero del Lavoro, Camera di Commercio di Roma, INPS, Consulta per le pari opportunità dell’UPI.
Non è stato possibile far diventare questo corpus un monitor corpus, vale a dire una collezione di testi che si aggiorna con nuovi testi selezionati secondo gli stessi criteri usati per determinare la collezione iniziale, perché non tutte le pubbliche amministrazioni osservate hanno istituzionalizzato la pratica di elaborazione e redazione annuale del bilancio di genere. Eppure sono operativi gruppi di ricerca che hanno messo a punto strumenti e metodologie d’indagine come il gruppo GenderCAPP dell’Università di Modena Reggio Emilia che ha dato supporto alla stessa rete interistituzionale Gender Budget.
Dunque, nel 2013 non mi resta che ricostruire il corpus dei testi ripartendo dai bilanci di genere registrati nel 2012 da Giovanna Galizzi nel volume "Il bilancio di genere negli enti pubblici territoriali. Origini, strumenti e implicazioni aziendali", edito nel 2012 da FrancoAngeli, con la speranza che queste PA continuino annualmente a pubblicarli. Perché questi testi non servono solo ai lessicografi e ai terminologi.