Cambiano le norme per le auto blu. Risparmi previsti per 900 milioni

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Con la registrazione da parte della Corte dei Conti, avvenuta lo scorso 2 settembre il DPCM proposto dal Governo all’inizio di agosto entra in vigore. Vengono così cancellate oltre la metà delle auto di rappresentanza di politici e alti dirigenti della pubblica amministrazione, introdotte sanzioni ed esclusa la possibilità di eventuali deroghe.

5 Settembre 2011

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Redazione FORUM PA

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Con la registrazione da parte della Corte dei Conti, avvenuta lo scorso 2 settembre il DPCM proposto dal Governo all’inizio di agosto entra in vigore. Vengono così cancellate oltre la metà delle auto di rappresentanza di politici e alti dirigenti della pubblica amministrazione, introdotte sanzioni ed esclusa la possibilità di eventuali deroghe.

Con il decreto siglato da Palazzo Chigi lo scorso 3 agosto e registrato il 2 settembre si dà attuazione a quanto previsto nella manovra di luglio, che prevede un drastica riduzione delle auto blu e ne limita fortemente l’utilizzo.

Gli ultimi monitoraggi, effettuati su base volontaria da parte delle singole amministrazioni, su richiesta del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, segnalavano un parco macchine di servizio di circa 72.000 autovetture così divise:

  • 2.000 auto "blu blu" destinate agli eletti (di rappresentanza politico-istituzionale a disposizione di autorità e alte cariche dello Stato e delle amministrazioni locali);
  • 10.000 auto "blu" (di servizio con autista a disposizione di dirigenti apicali);
  • 60.000 auto "grigie" (senza autista, a disposizione degli uffici per attività strettamente operative). Sono escluse da questa rilevazione sia le circa 50.000 autovetture usate per scopi di sicurezza e difesa personale e nazionale, sia le 16.000 autovetture usate per la polizia municipale e provinciale.

Il DPCM regolamenta l’assegnazione di queste autovetture, restringendone l’uso e rendendolo trasparente, colpendo gli abusi e puntando al contenimento dei costi e al miglioramento complessivo del servizio, anche attraverso l’adozione di modalità innovative di gestione.
In particolare la nuova norma

  • per le auto "blu blu" limita a poche autorità l’uso di auto di rappresentanza, eliminando deroghe e fissando sanzioni per le amministrazioni centrali che non le rispettino;
  • per le auto "blu" riduce da subito di oltre il 50% il numero di assegnatari che hanno diritto a un’auto di servizio nelle pubbliche amministrazioni centrali;
  • per tutte le auto ("blu-blu", "blu" e "grigie"), indica modalità di utilizzo che permettono una consistente riduzione dei costi e crea le condizioni affinché anche le pubbliche amministrazioni locali, nell’ambito della loro autonomia, riducano il parco auto e in generale i costi.

D’ora in poi nei Ministeri avranno diritto alle auto "blu blu" solamente i ministri, i viceministri e i sottosegretari. Le auto "blu" saranno invece assegnate solo ai i titolari di uffici di gabinetto, di dipartimento e del segretariato generale. Non ne avranno quindi più diritto i direttori generali, i capi degli uffici legislativi e i capi delle segreterie e degli uffici stampa. Grazie a queste misure si prevede pertanto una riduzione di circa il 70% degli attuali beneficiari. Inoltre, nel caso di Enti pubblici non economici avranno diritto all’auto solo i presidenti, mentre saranno esclusi da questo benefit i direttori generali, i componenti dei Consigli di amministrazione e i revisori.

Si stima che in questo modo nel triennio 2012/2014 si potrà ottenere un risparmio complessivo di circa 900 milioni di euro (240 nella PA centrale e 660 nelle PA locali), mentre le stime parlano di circa 500 milioni di euro risparmiati dal 2015 in poi.

Viene inoltre resa obbligatoria per legge la comunicazione da parte delle amministrazioni centrali e locali su proprietà, noleggio o uso a qualunque titolo delle vetture. “Con questo provvedimento – si legge in una nota sul sito del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione – il Governo avvia il più grande censimento in materia, collocando l’Italia al primo posto in materia di trasparenza.” 

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