Citizen first?
Citizen first, così recitava un programma della Commissione europea di riforma della pubblica amministrazione qualche anno fa; "il cittadino al centro" è come l’avevamo tradotto da noi. Ma forse è il caso di ricominciare a parlarne.
16 Gennaio 2008
Carlo Mochi Sismondi
Citizen first, così recitava un programma della Commissione europea di riforma della pubblica amministrazione qualche anno fa; "il cittadino al centro" è come l’avevamo tradotto da noi. Ma forse è il caso di ricominciare a parlarne. Due fatti in questa settimana mi inducono a riprendere questo tema, il primo è il risultato della ricerca che CapGemini ha fatto per il settimo anno consecutivo sui servizi di e-Government di cui potrete leggere nella rubrica Parliamo di. All’apparente soddisfazione di vedere raggiunto il 100% in una serie importante di servizi si accompagna la sensazione precisa che la ricerca non abbia misurato l’essenziale, ossia quanto, come e perché questi servizi sono usati dai cittadini. Insomma altro che citizen first, la PA (il committente della ricerca era la Commissione Europea) continua a guardare alla PA dicendosi da sola quanto è brava… Purtroppo i pur sommari dati che abbiamo dell’utilizzo dei servizi sono molto meno confortanti: l’Italia in particolare vede una generale carenza di fiducia da parte dei potenziali utenti che non usano i servizi online come usano poco l’home banking perché banalmente "non si fidano".
Il secondo è strettamente legato al primo: se i cittadini non si fidano della PA ci sarà una ragione e ci sarà un modo per ricostruire quelle che noi spesso abbiamo chiamato le "condizioni minime della fiducia". A costo di essere noioso e ripetitivo come i vecchietti (saranno i miei cinquantacinque anni che cominciano a farsi sentire?) ribadisco che io non avrei mai fiducia di qualcuno che amministra i miei soldi e non me ne rende conto in forma chiara, a me comprensibile e da me confrontabile. Voi sì? Voi affidereste un euro a un promotore finanziario senza un adeguato resoconto di come sarà investito e un approfondito benchmarking degli impieghi alternativi?
Allora la misurazione, la valutazione, l’accountability non sono un vezzo e né un accessorio, ma sono alla base della ricostruzione della fiducia ("building trust" si è intitolato l’ultimo global forum on reinventing government).
Nel nostro piccolo noi qualcosa stiamo facendo: lunedì prossimo 21 gennaio a Belluno presentiamo assieme alla Provincia di Belluno, al Comune di Modena, al Comune di Bolzano e a Legautonomie un documento semplice, ma molto ambizioso: una carta della accountability che chiameremo "Carta di Belluno" per impegnare il maggior numero di amministrazioni possibili a garantire ai cittadini il diritto ad essere informati sull’impiego dei loro soldi. Vi pare poco? Se solo un 10% degli Enti locali la sottoscrivesse e vi si attenesse nei fatti avremmo fatto un passo in avanti enorme. Sottoscrivere la carta infatti impegna le amministrazioni a garantire i seguenti diritti:
- informazione: il diritto dei cittadini ad essere informati con completezza e regolare periodicità sull’andamento dell’amministrazione sia dal punto di vista dei risultati che dell’impiego delle risorse;
- diffusione: il diritto dei cittadini alla chiara e leggibile esposizione dei documenti di rendicontazione e alla loro divulgazione in molteplici canali fisici e virtuali in modo da raggiungere con facilità la più ampia popolazione possibile;
- identificazione: il diritto dei cittadini a poter identificare nei documenti di rendicontazione le risorse impiegate per le singole categorie di portatori di interesse (ad es. giovani, anziani, donne, fasce deboli, imprese, commercio, ecc.);
- confronto: il diritto dei cittadini a poter confrontare i documenti di rendicontazione sia in forma diacronica, garantendo quindi una sostanziale uniformità nel tempo che permetta di leggere e confrontare l’andamento dei capitoli nei vari esercizi; sia in forma sincronica ossia mediante confronti tra amministrazioni omogenee;
- valutazione di coerenza: il diritto dei cittadini a poter leggere facilmente gli elementi di coerenza tra le linee di mandato, la relazione revisionale e programmatica, eventuali documenti di pianificazione volontaria (es. Piano Strategico) e gli strumenti di rendicontazione. Ogni punto esplicitato nei documenti sopraccitati dovrà trovare uno specifico riscontro nei documenti di rendicontazione, anche a fronte di azioni non attivate o sviluppate solo parzialmente;
- partecipazione: il diritto dei cittadini a conoscere per tempo e in forma completa, chiara e leggibile i documenti di programmazione e i bilanci preventivi dell’ente e di poter contare su un canale interattivo per far sentire la propria voce nelle scelte relative.
Fatemi sapere che ne pensate di questa Carta e, se vi piace, diffondetela.
Carlo Mochi Sismondi