Come si lavora nella PA? Merito, incentivi e valutazione i punti dolenti
Il dato emerge da un’indagine sul benessere organizzativo nelle amministrazioni condotta da FORUM PA attraverso un questionario on line e presentata oggi. Il problema più grave nel lavoro pubblico è, secondo gli intervistati, quello del merito e dell’equità. Solo il 6% dei rispondenti pensa che nella propria organizzazione il merito sia il principale criterio per gli avanzamenti di carriera, contro un 63% secondo cui questo non avviene mai e un 31% che lo definirebbe episodico.
16 Maggio 2012
Redazione FORUM PA
Il dato emerge da un’indagine sul benessere organizzativo nelle amministrazioni condotta da FORUM PA attraverso un questionario on line e presentata oggi. Il problema più grave nel lavoro pubblico è, secondo gli intervistati, quello del merito e dell’equità. Solo il 6% dei rispondenti pensa che nella propria organizzazione il merito sia il principale criterio per gli avanzamenti di carriera, contro un 63% secondo cui questo non avviene mai e un 31% che lo definirebbe episodico.
Come si lavora nella PA? Come vivono la propria condizione lavorativa, in termini di benessere organizzativo, i dipendenti pubblici? Lo ha chiesto FORUM PA agli iscritti alla propria community, ricevendo in soli tre giorni quasi 2.220 risposte, soprattutto da funzionari e impiegati (il 55%), seguiti dalle posizioni organizzative (circa il 20%) e dalla dirigenza di prima e seconda fascia che rappresenta il 18% circa del panel. Residuali i “precari” della PA.
Obiettivo della ricerca era capire se – al di là delle enunciazioni normative di riforma che si sono succedute negli anni – il lavoro pubblico sta cambiando o meno verso modelli più dinamici e tesi a valorizzare il contributo delle persone. I risultati sono stati presentati oggi a FORUM PA 2012, nel corso del convegno: "Pari opportunità e contrasto alle discriminazioni come fattori di benessere nelle PA".
Quella che emerge è una foto in chiaroscuro dell’ambiente di lavoro pubblico.
Positivi infatti, almeno in prevalenza, i giudizi sulle relazioni interpersonali e sulla comunicazione: il 33,5% dei rispondenti dichiara che gli obiettivi dell’amministrazione sono sempre o spesso chiari e ben definiti contro solo l’11% che dichiara che non sono mai espressi con chiarezza; il 24% dichiara di essere coinvolto sempre o spesso dai dirigenti sui temi inerenti il proprio lavoro, mentre il 20% dichiara di non essere mai ascoltato. Solo il 10% poi non può contare mai sulle informazioni di lavoro fornite da dai colleghi del proprio gruppo, contro un 28% che le ha spesso o sempre e un 62% che le ha in forma episodica. Maggiori dubbi sulla comunicazione interna sia tra colleghi, sia con la dirigenza: solo il 22% la definirebbe ricca e frequente contro un 28% che si lamenta di non avere mai comunicazione e un restante 50% che la sperimenta solo saltuariamente.
I problemi più gravi emergono invece quando ci avviciniamo ai temi del cambiamento e dell’innovazione. Se tutto sommato c’è un 33% dei rispondenti che dice che la propria organizzazione è attenta spesso ad acquisire nuove tecnologie per migliorare i processi di lavoro (mentre solo il 15% dice che questo non succede mai e un 53% che lo constata in forma episodica), quando passiamo allo sviluppo delle competenze innovative nei dipendenti la situazione peggiora. Abbiamo infatti solo un 14% che lavora in amministrazioni impegnate spesso o sempre a far crescere le proprie risorse umane, contro un 38% che non lo sperimenta mai e un 48% solo in forma episodica.
Va ancora peggio per l’introduzione di nuove professionalità che viene sperimentata solo per il 12% dei rispondenti contro un 41% che non la vede mai e un 47% che ne ha tracce episodiche. A questa situazione che possiamo definire statica, in cui l’unica cosa che si muove sono un po’ di acquisti di tecnologie, fa riscontro ovviamente una scarsissima propensione a sperimentare nuove forme di organizzazione del lavoro che entrano spesso o sempre nelle PA solo per un 12%, in forma episodica per un 45% dei rispondenti e mai per un sonoro 43%.
Ma il problema che il nostro panel percepisce come il più grave nel lavoro pubblico è quello del merito e dell’equità. E questo è ancora più grave perché siamo nella fase di applicazione faticosa di una riforma, come quella di Brunetta del 2009, che ha fatto del merito, della premialità e della trasparenza i propri pilastri.
Partiamo proprio dal merito: solo il 6% dei rispondenti dice che nella propria organizzazione il merito è il principale criterio per gli avanzamenti di carriera contro un 63% che dice che questo non avviene mai e un 31% che lo definirebbe episodico. Anche per gli incentivi economici la situazione non è molto diversa: per il 59% non sono mai distribuiti sulla base dell’efficacia delle prestazioni, per il 31% questo avviene ogni tanto e solo per il 10% si tratta di una prassi (spesso o sempre). Passando al delicato processo di valutazione, il nostro panel trova che essa è equa e trasparente solo per il 15%, mentre un 48% dice che non lo è mai e il 37% che lo è solo qualche volta.
In queste condizioni è difficile emergere e infatti solo il 16% del panel ci dice che il lavoro nella propria organizzazione fa emergere spesso le qualità personali e professionali di ciascuno, mentre per il 30% questo non accade mai e per il restante 54% accade solo in saltuari casi.