Competenze digitali per territori smart, partiamo dall’ABC
Per sviluppare città e territori più intelligenti, prima ancora delle competenze specialistiche, è necessaria una cultura diffusa, che trasformi l’impiegato che quotidianamente deve erogare un servizio nel primo sostenitore della trasformazione digitale. Il commento di Franco Patini di AICA.
13 Settembre 2018
Michela Stentella
Parlando di sviluppo intelligente di città e territori, il tema delle competenze digitali all’interno delle amministrazioni è certamente centrale. Ma non dobbiamo farci ingannare: chi lavora all’interno di una “smart city” non deve necessariamente possedere competenze ultra-specialistiche che lo mettano in grado di sviluppare e utilizzare le tecnologie più avanzate. Questo, anche se sembra strano, è il passaggio più semplice. La cosa più complessa, invece, è garantire a tutti la conoscenza dei fondamenti della cultura digitale e, soprattutto, sostenere il necessario cambio di mentalità. “Dobbiamo fertilizzare il terreno per poter poi innestare anche l’orchidea”, questa la metafora utilizzata da Franco Patini di AICA (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico), che il prossimo 18 ottobre parteciperà ad ICity Lab al convegno “La formazione orientata all’innovazione: le competenze digitali nella PA”.
“Le competenze tecniche specialistiche necessarie per la transizione al digitale tutto sommato ci sono abbastanza chiare, anche se sono molto innovative e dinamiche. Ma quello di cui le amministrazioni hanno bisogno è una cultura diffusa a tutti i livelli, che metta tutti i dipendenti pubblici nelle condizioni di capire, gestire e trasmettere al cittadino i servizi digitali – sottolinea Patini -. Serve prima di tutto una robusta conoscenza delle competenze digitali tipiche della pubblica amministrazione, sapere cos’è lo SPID, la firma digitale, come sono fatti i pagamenti elettronici, perché non accada più che si richieda oltre al form compilato on line anche la fotocopia cartacea”.
Nel giugno scorso, la quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali (realizzato da Confindustria, Confcommercio, AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia) sottolineava come nel settore pubblico (inteso sia come Enti che come Società IT in House di Regioni, Province Autonome ed Enti Locali) la criticità maggiore sia il blocco del turn-over e l’impossibilità, stanti gli attuali vincoli normativi, di offrire condizioni retributive ai giovani talenti digital che siano competitive con quelle di mercato. Il reperimento di competenze poggia quindi principalmente sulla riconversione al digitale degli addetti già attivi nelle strutture. “E le resistenze maggiori sono dovute a una cultura vecchia e all’età media alta” sottolinea Patini. Vincere la resistenza quotidiana dei dipendenti pubblici è quindi la vera sfida, portarli a un livello minimo di conoscenze dell’innovazione digitale, non solo perché la devono conoscere ma perché non devono esserne più spaventati, la devono condividere. E questo vale non solo per le amministrazioni locali che lavorano per città e territori più smart, ma per tutte le PA.
L’impiegato che quotidianamente deve erogare un servizio, deve essere il primo sostenitore dell’importanza del digitale. “Il confronto che mi viene in mente è con le opere pubbliche – commenta Patini – sia per queste che per i servizi digitali, infatti, progettare è fondamentale, ma altrettanto lo è manutenere, migliorare, consolidare, aggiustare il tiro tenendo conto del riscontro che arriva dagli utenti che usano quel servizio. Questo richiede una cultura e un cambio di paradigma mentale. Gli specialisti informatici sappiamo come formarli, è su chi deve gestire giorno per giorno l’innovazione che dobbiamo lavorare”.
Come? “Dobbiamo fare quello che in Italia non si fa mai e cioè definire dei contenuti formativi, di competenze digitali, secondo standard uniformi sul territorio, in modo da avere un Paese una volta tanto allineato – conclude Patini -. Particolarmente prezioso, in questo senso, lo sforzo che si sta facendo per i dipendenti del Dipartimento della funzione pubblica. Ecco quindi il percorso: individuare i contenuti delle competenze digitali per il pubblico funzionario, diffondere a livello nazionale questi contenuti che, dovendo rispondere a un Sillabo, a programmi standardizzati e definiti saranno fatti anche con forti economie di scala, infine consentire a ogni ente di sviluppare nello specifico le competenze strategiche di cui ritiene di aver bisogno”.